Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

domenica 20 maggio 2018

PER ESSERE VERAMENTE LIBERI


Accade spesso che i soldati e altre persone che stanno sotto l'autorità di qualcun altro, se vengono sorpresi a fare qualcosa di illegale, si difendano dicendo che stavano "eseguendo gli ordini". Allo stesso tempo, i superiori affermano che ciò che è accaduto era un'attività non autorizzata e illegale portata avanti da "poche mele marce". Non è la prima volta che ci troviamo di fronte alla prospettiva di una malvagità per la quale nessun essere umano è disposto ad accettare la responsabilità. Da quando Adamo ha incolpato Eva ed Eva ha accusato il serpente, ed entrambi hanno accusato Dio, gli esseri umani si sono trovati a fare di tutto per scaricare la responsabilità su qualcun altro.
Dall'antica Grecia, al di là del clamore di Troia e delle altre grandi battaglie, s'innalza una nitida voce umana che esprime un'altra possibilità per l'umanità: la possibilità di accettare coraggiosamente la responsabilità di ciò che facciamo. È la voce di Antigone il cui fratello era stato ucciso in battaglia. Creonte, re di Tebe, ordina che il suo corpo non sia sepolto. È un modo classico di umiliare e intimidire un nemico: non permettergli di seppellire i propri morti, ma esporne i cadaveri in decomposizione perché tutti li vedano.
Antigone disobbedisce all'ordine del re e seppellisce il corpo di suo fratello. Quando viene chiamato a renderne conto, non si scoraggia né fa di tutto per incolpare qualcun altro. Al contrario, si appella ad una legge più profonda e più antica di quella decretata dal re. C'è una giustizia, dice, che dimora con gli dei ed è eterna. Le leggi e i decreti umani sono buoni e giusti solo nella misura in cui sono conformi a questa legge più alta e più antica. Gli ordini devono essere morali. Anche le leggi devono essere giuste.
La Pentecoste è la festa del dono della legge. È celebrata dagli ebrei in ricordo del dono della legge sul Monte Sinai. Con questa legge si forma la comunità di Israele e si definiscono le sue modalità di relazione con Dio e con gli altri. I cristiani festeggiano la Pentecoste in ricordo del dono dello Spirito. Con questo dono si forma la comunità della Chiesa e i suoi modi di relazionarsi con Dio e con gli altri.
Gli Apostoli avrebbero detto di lì a breve che "stiamo solo eseguendo gli ordini" e questo è vero. Andarono e fecero quello che Cristo aveva detto loro di fare. Predicarono la buona novella fino alle estremità della terra e battezzarono tutti coloro che credevano nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. "Come il Padre mi ha mandato", dice Gesù, "così io mando voi".
Ma poi fece una cosa strana. Soffiò su di loro. Dio aveva soffiato il respiro della vita nelle narici di Adamo ed egli era diventato un essere vivente (Genesi 2). Gesù soffia il respiro dello Spirito nelle narici dei suoi apostoli ed essi sono divenuti una nuova creazione. Diventano persone la cui vita è guidata da una nuova legge, scritta non sulla pietra ma sul cuore umano. Geremia predisse questa nuova legge, scritta dentro le persone, sui cuori umani (Geremia 31). Questa nuova legge obbliga dall'interno. Opera attraverso il potere dell'amore e l'attrazione di ciò che è buono. Altri tipi di legge obbligano dall'esterno. Operano attraverso il potere della paura e la minaccia della punizione.
Ma chi vive dello Spirito è comandato dall'amore di Cristo, dice Paolo (2 Corinzi 5,14), è letteralmente "spinto" dall'amore di Cristo. Non significa semplicemente che portiamo il ricordo delle cose che Gesù ci ha detto di fare e cerchiamo di imitarlo esternamente. Significa che lo Spirito di Gesù è venuto a dimorare in noi, muovendoci dall'interno. L'amore di Cristo è stato riversato nei nostri cuori (Romani 5,5) e quindi viviamo non come persone sottoposte a una legge, ma come persone guidate dallo Spirito (Galati 5,18).
A Pentecoste celebriamo la trasformazione dell'umanità dal di dentro. Quanto lavoro è necessario per tentare di trasformare l'umanità dal di dentro! Ma non c'è alcun cambiamento reale, nessun progresso verso un regno di giustizia, di amore e di verità, a meno che le persone non siano cambiate dal di dentro. Possiamo facilmente conformarci a ciò che le autorità esterne vogliono ed evitare problemi. Possiamo persino biasimare gli altri, o le circostanze, per il male che facciamo. Ma colui che vive dello Spirito è capace di qualcosa di più. Rafforzato dallo Spirito, uomo o donna che sia, può parlare a favore di ciò che è giusto, può lottare per ciò che è giusto, può fare ciò che l'amore richiede, anche a prezzo del sacrificio. Vivere dello Spirito è essere maturi, conoscere il bene e il male (in primo luogo in noi stessi), chiamare il bene e il male con il loro nome e accettare le cose di cui siamo responsabili. Siamo servi nel nuovo regime dello Spirito (Romani 7,6) e quindi siamo veramente liberi.

domenica 13 maggio 2018

IL SIGNORE ASCENDE TRA GRIDA DI GIOIA

ASCENSIONE DEL SIGNORE - ANNO B

Celebrare l'Ascensione può sembrare strano. Dopo tutto, si tratta di una fine. Dire addio può essere arduo, a volte è difficile, e spesso è triste. L'ascensione di Gesù significa la sua scomparsa. Fino ad allora egli era visibilmente presente con i suoi discepoli e ora è, a quanto pare, assente. Perché essere gioiosi? Perché pensare a questo come a qualcosa da festeggiare?

A metà del suo vangelo Luca scrive:
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, Gesù si diresse decisamente verso Gerusalemme (Lc 9,51).
Il suo "essere tolto dal mondo" si riferisce alla sua crocifissione, al momento in cui "fu innalzato da terra per attirare tutti a sé" (Gv 12,32). Si può anche riferire alla sua risurrezione dai morti. Ed è completo nella sua esaltazione alla destra del Padre. Egli è stato portato al luogo della gloria che è eternamente suo.

Nel tempio di Gerusalemme il sommo sacerdote una volta all'anno, nel giorno dell'Espiazione, saliva al Santo dei Santi portando il sangue degli animali sacrificati. Attraverso di lui, Israele chiedeva perdono al Signore e il rinnovo dell'alleanza. L'unica altra persona che poteva entrare nel Santo dei Santi era un nuovo Re, il giorno in cui veniva intronizzato. I salmi e gli altri testi delle Scritture parlano del re che sale in un luogo d'onore alla presenza del Signore, il Dio d'Israele.
Questo è un contesto importante per comprendere l'Ascensione di Gesù. Egli è il nostro sommo sacerdote che entra nel Santo dei Santi, non quello terreno a Gerusalemme, ma quello grande e perfetto nei cieli. Il sangue che porta non è quello degli animali, ma il suo, che viene offerto una volta per tutte per ottenere "una redenzione eterna" (Ebrei 9,12). Seduto alla destra del Padre, intronizzato come giudice di tutti, Gesù è il nostro re e il nostro sommo sacerdote.

Il giorno dell'Ascensione è, quindi, la vera festa di Cristo Re. A causa del suo amore e della sua obbedienza, il Padre lo ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome (Filippesi 2,9). Celebriamo la sua vittoria e il suo significato per noi, il fatto che egli è diventato "per tutti quelli che gli ubbidiscono, autore di salvezza eterna" (Ebrei 5,9). Come recitano le preghiere della Messa di oggi, egli è stato "portato in cielo per ottenere per noi una partecipazione alla sua vita divina" e "là dove è andato, noi speriamo di seguirlo".

I versi conclusivi del vangelo di Luca vengono letti quest'anno in questo giorno dell'Ascensione. Anche se Gesù "si ritirò da loro e fu portato in cielo", i discepoli tornarono a Gerusalemme "con grande gioia, e stavano sempre nel tempio lodando Dio" (Lc 24,53). Capirono, a quanto pare, il significato della sua esaltazione. Attendono il dono dello Spirito, la forza dall'alto che Gesù manderà.
Gesù aveva detto ai suoi discepoli: "Se non me ne vado, egli (l'Avvocato, lo Spirito Santo) non può venire da voi" (Gv 16,7). Esaltato alla destra del Padre, manda lo Spirito Santo come aveva promesso. Per questo ci rallegriamo della sua partenza, perché il suo ritorno al Padre stabilisce un nuovo legame tra cielo e terra. Inviando lo Spirito, Gesù mantiene la sua promessa di rimanere sempre con noi. Noi diventiamo la sua presenza fisica nel mondo, il suo corpo vivo con il suo amore. Se è con noi nello Spirito, dove possiamo essere se non con lui nello stesso Spirito?

La nostra vita è stata configurata con questo grande mistero pasquale di Gesù, per la sua morte,
risurrezione, esaltazione e l'invio dello Spirito. Attraverso il battesimo entriamo sacramentalmente nel sepolcro con Gesù per risorgere con lui anche come membra del suo corpo. Con la confermazione entriamo sacramentalmente nella sua "promozione" alla destra del Padre per diventare tempio del suo Spirito e testimoni della sua grazia fino ai confini della terra.