Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

giovedì 5 marzo 2020

IL CORAGGIO DELLA PREGHIERA



I SETTIMANA DI QUARESIMA - GIOVEDI


Ester è nota per la sua bellezza e per il suo coraggio. Quando sentiamo di lei per la prima volta, ci viene detto che a differenza di tutte le giovani donne nel regno, ella attira lo sguardo del re. Ha 'trovato grazia ai suoi occhi': in altre parole, fu lei la sola che egli notò di tutte le candidate che avrebbero voluto essere le sue consorti. Doveva essere una donna di eccezionale bellezza.

La lettura della sua storia ci suggerisce che fu anche una donna di eccezionale coraggio. Sappiamo che l'amore perfetto scaccia il timore, ma sappiamo anche che il nostro amore non è mai perfetto. Quindi, qualche paura rimane. E ci può essere anche una paura accentuata nella relazione con coloro che amiamo, di deluderli, di offenderli, di ferirli. Un grande amore è compatibile quindi con una grande paura, non con il timore servile ed egocentrico di punizione che viene scacciato dall’amore, ma con il tipo di paura che sperimentiamo alla presenza di grande bellezza, di vera santità, di bontà innegabile. Una paura che è una sorta di timore reverenziale.

Il coraggio non è una virtù che rimuove la paura, ma una virtù che ci permette di fare ciò che è giusto, nonostante la paura. Rimaniamo nella paura anche nel momento in cui ci comportiamo con coraggio. E vediamo questo nella potenza della preghiera di Ester, una parte della quale viene letta come prima lettura di oggi. Lei non ha tanta paura di Dio, come ne ha di suo marito: ha bisogno di prendere in mano la propria vita, di rischiare la sua ira, se intercede per il popolo.

Ma lo fa, le sono date le parole con cui pregare. 'Liberaci dalla mano dei nostri nemici', dice, 'volgi il nostro lutto in gioia e le nostre sofferenze in salvezza'. Liberaci dal male.

Gesù ci incoraggia ad avere lo stesso atteggiamento di fiducia e di confidare nel Padre. Dovremmo rivolgerci a lui nella preghiera, anche quando abbiamo paura e apprensione, quando ciò può sembrarci terribile e minaccioso. Chiedi, cerca, bussa. Se non è possibile trovare le parole usa le parole di Ester, o le parole di Giobbe, o le parole dei Salmi, soprattutto le parole che Gesù ci ha insegnato. Parlano tutti già delle cose per le quali vogliamo pregare.

Dovremmo praticare la preghiera e questo è l'unico modo per imparare. Siamo già più di una settimana in Quaresima ed è uno degli scopi principali di questo tempo il tornare alla preghiera, il farlo più regolarmente, il dare più tempo ed energia a questo. Possiamo aver bisogno di coraggio in un primo momento, se ci sentiamo oppressi dai nostri peccati, delusi per lo stato della nostra anima. Possiamo aver bisogno di andare a confessarci per sollevarci da questa schiavitù e bandire questa delusione. Allora, potremo pregare di nuovo con coraggio.

E bisogna ricordare il nostro prossimo nelle nostre preghiere. Gesù non permetterà che ci rifugiamo in una vita spirituale egocentrica, in un’egocentrica ricerca di 'santità'. ' Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro’, dice il Vangelo di oggi. 'Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori', dice il Padre nostro. Il suo amore per il suo popolo dà ad Ester il coraggio di parlare, in primo luogo a Dio, e poi al re. Quando anche noi saremo toccati dal grande bisogno degli altri troveremo facile pregare, le parole verranno. Troveremo anche il coraggio non solo di parlare con Dio, ma di affrontare qualunque bisogno umano da cui ci sentiremo interpellati.
 

martedì 3 marzo 2020

LA PAROLA NON RITORNA SENZA EFFETTO


I SETTIMANA DI QUARESIMA - MARTEDI

Letture: Isaia 55,10-11; Salmo 33; Matteo 6,7-15 

Il passaggio di Isaia è uno dei più brevi, ma anche uno dei più belli utilizzati nella liturgia della Chiesa. La parola che esce dalla bocca di Dio non ritorna a Lui vuota. Perciò, la parola è destinata a ritornare alla sua fonte. La parola è, quindi, in missione. È detta non solo al fine di riecheggiare attraverso i cieli in circoli sempre più ampi. Viene effusa, come la pioggia e la neve, per entrare in contatto con il creato, per irrigare la terra e renderla feconda, fornendo sementi e cibo.

La parola che viene detta, come tornerà, con quale frutto, e dopo aver generato che tipo di vita? Sembra che tornerà con altre parole, con gli echi che ha generato, con i cambiamenti che ha provocato, con le relazioni che ha stabilito. Le parole fanno tutte queste cose, echeggiano, suscitano in risposta altre parole, cambiano le cose, stabiliscono e confermano i rapporti.

Leggere questo brano, come facciamo oggi, insieme con il passo di Matteo in cui Gesù insegna ai suoi discepoli il Padre nostro, ci introduce in una più profonda meditazione sulla parola, le parole e la Parola. Perché nel Padre nostro ci sono consegnate le migliori parole umane con le quali echeggiare il dialogo del Padre con noi. Ogni parola che proferiamo che sia in qualsiasi modo vera o buona, è un’eco della parola di verità e di bontà che stabilisce la creazione e ci parla attraverso di essa. Ma ora Egli ha parlato a noi attraverso la Sua Parola, e questa Parola, il Signore incarnato, ci dà le parole umane che ci permettono non solo di echeggiare la verità e la bontà di Dio, ma anche di partecipare alla Sua conversazione con il Padre.

"Il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno prima che glielo chiediate". La preghiera è una delle opere di Quaresima, non perché è destinata ad essere penitenziale e noiosa, ma perché è il cuore di ciò per cui siamo credenti cristiani. La preghiera è il modo in cui partecipare allo scambio, alla conversazione che si svolge tra il Padre e il Figlio. Il Padre parla e la Parola è pronunciata. Il Padre è la sorgente di ogni essere, vita e comprensione ed è adeguatamente accolto e compreso solo dal Figlio eterno, è adeguatamente apprezzato e amato solo dal Figlio nello Spirito.

Il Padre Nostro è la traduzione della Parola in parole. Ecco la pioggia e la neve che daranno da bere alla terra, addolcendo i nostri cuori, concentrando le nostre menti, generando la vita e l'amore in noi. Siamo invitati a entrare nel grande circolo che è la missione del Verbo, pronunciato da tutta l'eternità nella creazione, inviato nel tempo per redimere la creazione, ritornato al Padre dopo aver compiuto ciò che è stato inviato a fare. Noi ci 'tuffiamo’ in questo grande movimento dicendo il Padre Nostro, facendo nostre quelle parole. Quando esse diventeranno l'espressione veritiera delle nostre menti e volontà, allora avremo trovato il nostro posto come figli adottivi del Padre. In Gesù Cristo, ascoltiamo la Parola del Padre. Nel ripetere le parole che ci ha insegnato, diventiamo amorosi servitori della Parola di Dio. Entriamo nella mente e nella volontà di Cristo, ci uniamo al coro di lode e di intercessione di cui Egli è il leader, ci convertiamo e ritorniamo a sentirci a casa nel Padre e, in Lui, ci sentiamo di nuovo a casa anche in noi stessi.