Venerdì Santo
Letture: Isaia 52:13-53:12; Salmo 30; Ebrei 4:14-16; 5:7-9; Giovanni 18:1-19:42
Di
fronte alla morte diventiamo tutti muti. Non abbiamo parole adeguate
per questa realtà che va al di là della nostra esperienza personale. Il Venerdì
Santo più che mai ci troviamo in questa difficoltà: di fronte alla
morte del Figlio di Dio, che c’è da dire? Come mai possiamo parlare
quando il Verbo stesso è morto?
Ma
abbiamo le sue parole, dalla croce: il Vangelo di Giovanni ne ricorda tre, e da queste parole possiamo imparare qualche cosa sul
significato di questa morte, avere un'idea di come Gesù stesso abbia sperimentato e vissuto la sua morte.
‘Donna, ecco tuo figlio.’
‘Donna’ è il titolo che Gesù ha dato a sua madre nel secondo capitolo
del Vangelo di Giovanni, alle nozze di Cana. E ci sono tanti legami fra
quel miracolo dell’acqua diventata vino e questo momento della morte di
Gesù sulla croce. Quello era il primo segno dato da Gesù e la sua morte
sulla croce è il suo ultimo segno. Alle nozze di Cana manifestò la sua
gloria ai discepoli e sulla croce manifesta la sua gloria al mondo
intero. A Cana diceva che non era ancora giunta la sua ora: sappiamo che
l’ora della quale parlava è l’ora della sua passione e della sua morte,
l’ora di passare da questo mondo al Padre.
‘Ho sete.’
È la seconda parola di Gesù dalla croce. Il miracolo di Cana già ci
invita a pensare alla sete più profonda, non soltanto quella dell’acqua
o del vino, ma la sete della verità, dell’amore, della giustizia,
magari la nostra sete anche di Dio. Gesù parlava spesso di un’acqua
che è venuto a darci: ‘Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai
più sete’, diceva alla Samaritana. Una volta insegnando nel tempio
diceva: ‘Chi ha sete venga a me e beva … chi crede in me … fiumi di
acqua viva sgorgheranno dal suo seno.’ Questo egli disse, Giovanni ci
spiega, riferendosi allo Spirito. Adesso, dalla croce, Gesù stesso dice ‘ho sete’. È la sete di un uomo che sta morendo, certo, ma anche la sete del
Verbo Incarnato, la sete del Figlio Eterno, il suo desiderio dell’amore
del Padre, e che quelli che egli ama possano partecipare di quell'amore, nella comunione dell'amore divino. Quando il soldato colpì il suo fianco, subito ne uscì
sangue e acqua. Nel momento in cui Gesù dà tutta la sua vita, tutto
il suo potere, tutto il suo amore, la sua sete crea una sorgente di vita
spirituale e soprannaturale che è la vita della Chiesa.
‘È compiuto.’
Questa è l’ultima parola di Gesù secondo il vangelo di Giovanni. Tutto è
fatto. L’ora è compiuta. L'opera è finita. È rimasto fedele alla
volontà del Padre, mostrando al mondo intero la gloria del Figlio unico
del Padre, pieno di grazia e di verità. ‘Chinato il capo, consegnò lo
spirito.’ È il momento della sua morte, è entrato nelle tenebre della
morte. Il mondo è ancora una volta informe e deserto, le tenebre
ricoprono l’abisso, ma lo spirito consegnato da Gesù aleggia sulle
acque.