Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

domenica 23 aprile 2017

LA FEDE: UN CONTATTO MISTERIOSO CON DIO

II Settimana di Pasqua - Domenica di Pasqua o della Divina Misericordia (Anno A)

Letture: Atti 2,42-47; Salmo 118; 1 Pietro 1,3-9; Giovanni 20,19-31 

Ogni religione, possiamo pensare, opera una distinzione tra ciò che San Paolo chiama la carne e lo spirito. La religione si occupa di cose spirituali e attualmente è spesso chiamata semplicemente "spiritualità". Paolo ci incoraggia ad essere spirituali piuttosto che non spirituali.
Gesù è spesso impegnato nel tentativo di condurre i suoi ascoltatori da ciò che potremmo chiamare una comprensione "carnale" dei desideri umani a una "spirituale". Alla donna di Samaria viene insegnato che negli esseri umani oltre alla sete fisica c'è una sete spirituale di acqua viva (Giovanni 4). I discepoli interpretano un riferimento al cibo come un'affermazione sulla fame fisica e Gesù li corregge, sottolineando che c'è anche un altro tipo di cibo da considerare (Giovanni 6).
L'uomo nato cieco è in grado di vedere colui che lo ha curato, ma Gesù lo porta ad un altro tipo di vista per cui egli percepisce Gesù come Figlio dell'uomo (Giovanni 9). I farisei pensano di vedere ciò che è significativo spiritualmente ma sono veramente ciechi finché non riconoscono Gesù (Giovanni 9).
Il capitolo 11 del vangelo di San Giovanni racconta la resurrezione di Lazzaro dai morti. Ancora una volta, c'è un contrasto tra vita e vita spirituale, malattia e malattia spirituale, morte e morte spirituale. I discepoli intendono il riferimento di Gesù a Lazzaro che riposa come un'indicazione che presto starà meglio e Gesù è costretto a sottolineare il fatto che Lazzaro è veramente morto. Marta e Maria ascoltano le parole di conforto e di amore di Gesù, ma ancora sentono che se fosse venuto prima la vita di Lazzaro si sarebbe potuta salvare.
I desideri di cibo, bevanda, compagnia, vista, vita - sono tutte cose naturali e sane nell'animale umano. Ma l'essere umano è fatto per qualcosa di più di queste cose (ciò non significa che l'essere umano dovrebbe cercare di vivere senza di esse). Sembra che sia relativamente facile pensare ad una specie di "secondo ordine" di desiderio in noi, un livello più alto o profondo, in cui il parlare di cibo spirituale, acqua, comunione, vista e intimità con Dio sembra avere un senso . A volte la gente dice persino di avere "esperienze spirituali", parla di qualche conoscenza diretta di questo livello di desiderio e di pienezza.
Ma così come dobbiamo sollevare seri interrogativi su tutti i nostri concetti e immagini di Dio, sottoponendoli alla riflessione e alla critica, dobbiamo sollevare seri interrogativi anche su ogni esperienza che pretenda di essere un'esperienza di Dio, sottoponendola anche alla riflessione e alla critica.
Un mio buon amico nell'Ordine è morto qualche anno fa. Era un uomo piccolo, timido, tranquillo, parlava molto, molto piano, tanto che era proprio difficile sentirlo. Accanto a una specie di semplicità, aveva un'anima grande. Gli ho chiesto una volta se possiamo sapere che crediamo. Rispose immediatamente. "No", disse, "non possiamo sapere che crediamo. Crediamo che crediamo". Poiché la fede è un contatto unico e misterioso con Dio e non è solo un'esperienza nostra, la stessa fede deve ricorrere alla fede. Non è un'esperienza nel senso ordinario della parola. Questo significa che il cristianesimo non è solo una "spiritualità", nel senso in cui tale termine viene popolarmente inteso, riferendosi alla "parte più profonda" o "più alta" degli esseri umani.
Nei testi meravigliosi di Giovanni 4, Giovanni 9 e Giovanni 11, non c'è solo una semplice domanda di bevande e bevande spirituali, di vista e di vista spirituale, della vita e della vita spirituale. Lo spirituale potrebbe ancora riferirsi solo a qualcosa in noi mentre per San Paolo lo spirituale si riferisce innanzitutto allo Spirito Santo che ci unisce con il Padre attraverso il dono della fede in Cristo. In questi passi evangelici, infine, il punto centrale è Gesù stesso e la fede in lui come la porta della vita sulla quale egli sta ammaestrando. Dice alla donna di Samaria "Io che ti parlo, io sono il Messia". E all'uomo cieco "Stai vedendo il Figlio dell'uomo; egli ti sta parlando". E a Marta: "Io sono la risurrezione. Chi vive e crede in me non morirà mai".
La fede è quindi l'"esperienza" centrale cristiana (manca una parola migliore). Poiché la fede ci unisce a Dio come verità, è la garanzia che le nostre aspirazioni spirituali non sono solo la creazione dei desideri dei nostri cuori. Attraverso la fede, sappiamo che ciò che desideriamo è vero e non è solo una bella storia. Ma sappiamo di questo credere solo attraverso il credere. Entriamo nella vita cristiana giungendo a credere in Gesù come Cristo. Non succede che vediamo e poi crediamo. Né crediamo e poi vediamo. Qui, nel viaggio di questa vita, credere è vedere.

sabato 1 aprile 2017

L'AMORE SEGUE LA MORTE

V SETTIMANA QUARESIMA - DOMENICA ANNO A

Nella chiesa di San Francesco ad Arezzo c’è il meraviglioso ciclo di affreschi di Piero della Francesca che illustra la leggenda della Vera Croce. Una parte di questa leggenda è che la croce di Gesù è stata eretta nello stesso luogo in cui Adamo, il primo uomo, era stato sepolto. Una delle scene rappresentate negli affreschi è la morte di Adamo, un quadro fortemente toccante. In piedi attorno al morente sono i membri della sua famiglia, tra cui Eva, sua partner fin dall'inizio. Continuano a vegliare, come tutte le famiglie fanno, prima o poi, vegliando su chi sta morendo e dando piena attenzione a ciò che sta attraversando e a ciò che potrebbe dire prima di lasciarli.
La differenza qui è che questa è la prima morte naturale di un essere umano. Abele era stato ucciso da Caino, ma lì c’era qualcosa di diverso. Nel guardare la morte di Adamo la sua famiglia è testimone, per la prima volta, di tutte le conseguenze del peccato, della fine della vita umana così come noi la conosciamo. Di fronte alla morte, che è sia naturale per un animale della nostra specie che innaturale per un essere con le capacità che noi abbiamo, la famiglia di Adamo è la prima ad essere costernata, perplessa e rassegnata di fronte al più inevitabile degli eventi. Essi spianano la strada a tutti gli esseri umani che sono seguiti dopo di loro e che hanno affrontato le stesse domande: la morte è così definitiva e così innegabile, ma che cos'è?
Sappiamo che la morte significa la fine della vita, di esperienze, di possibilità, di comunicazione, di presenza. A volte la sofferenza che l’ha preceduta è stata così profonda e intensa che la venuta della morte è una 'felice liberazione'. In tali circostanze, siamo più consapevoli della fine della sofferenza che di qualsiasi altro aspetto. Spesso, però, la morte ha un carattere tragico. Arriva troppo presto, arriva troppo dolorosamente, non è rispettosa delle persone, dà un taglio a tutti gli impegni, le relazioni e gli obblighi, fa sparire le persone bruscamente senza lasciare il tempo per addii, devasta le famiglie e gli amanti, genitori e figli, amici e ammiratori. Lascia il cuore dolorante, il posto vuoto, un senso di perdita senza speranza di riempimento, un silenzio senza pietà.
Riuniti presso la tomba di Lazzaro, stanno un'altra famiglia e un altro gruppo di amici. Le principali persone in lutto sono Marta e Maria, le sorelle del morto. Arrivano degli amici, tra cui Gesù di Nazareth, ma arriva troppo tardi. 'Se tu fossi stato qui', Marta gli dice, Lazzaro non sarebbe morto. Gesù avrebbe potuto guarirlo e preservarlo dalla morte. Invece, un segno più grande sta per essere dato, non la guarigione di un uomo dalla malattia, ma la rimessa in vigore di un uomo per la vita.
Paolo descrive Gesù come il Secondo Adamo o l'ultimo Adamo, e qui egli mostra un segno che manifesta che l’opera che è venuto a compiere è la più radicale possibile, un’opera che completa e trascende ciò che il primo Adamo aveva causato. Il modo in cui il mondo è stato strutturato fino ad oggi, in particolare il rapporto tra il peccato e la morte, questo sta per essere del tutto perduto. Il modo in cui l'intenzione originale di Dio era stata disturbata sta per essere superato e una nuova realtà, una nuova vita, una nuova creazione devono essere inaugurate.
Gesù è pienamente presente nell'esperienza umana di quella morte che è una conseguenza del peccato. Egli diventa visibilmente turbato e piange per il suo amico Lazzaro. E lo richiama dalla tomba, dice alle persone in lutto di liberarlo dallo stretto sudario, e di lasciarlo vivere di nuovo liberamente.
L'amore segue la morte. Sta con coloro che sono morti e continua a custodirli anche mentre i loro corpi si stanno corrompendo nella terra. Insieme alla fede, l'amore ora si fonda su una straordinaria speranza, arrivando oltre la morte fino a raggiungere il Signore della Vita. Quello che è successo a Lazzaro non è ancora la resurrezione, ma solo un segno di ciò che stava per accadere nella tomba di Gesù.
Lazzaro è tornato in vita, non è risorto a nuova vita.  È slegato, liberato e restituito al suo popolo. Nella resurrezione di Lazzaro la morte è vinta momentaneamente. Ma nella risurrezione di Gesù la morte è vinta definitivamente. Allora non ci sarà nessun corpo terreno che emerge dalla tomba, ci sarà solo la tomba vuota. Allora non ci sarà nessuna persona resuscitata che necessiti di aiuto per essere slegata e per vivere di nuovo, perché gli abiti da morto saranno messi da parte e la comparsa del nuovo corpo sarà gloriosa. Non ci sarà poi nessun ritorno alla vita come era prima, perché i nuovi cieli e la nuova terra avranno cominciato ad essere creati.
Lazzaro non era la risurrezione, ma testimonia la resurrezione. Gesù è la risurrezione e la vita, e chiunque crede in lui non morirà, ma avrà la vita eterna. L'amore segue la morte e continua a custodire il morto. Quando gli amanti coinvolti sono il Padre Eterno e il suo unico Figlio, allora il Padre, seguendo Lui nella morte, non permette che il suo corpo veda la corruzione, ma lo solleva dalla morte, per non vivere di nuovo questa vita naturale con le sue strutture spietate di peccato e morte, ma per vivere nella gloria della vita risorta, nella nuova creazione introdotta dentro l’esistenza per mezzo dello Spirito Santo.
Dall'affresco di Piero della Francesca sulla morte di Adamo, ad Arezzo, possiamo ora volgerci a contemplare il suo più famoso quadro della risurrezione di Gesù a San Sepolcro, un dipinto complementare a quello di Arezzo, ma in modo molto più potente, molto più sconvolgente, perché sta a significare la fine di questo mondo e l'inizio di una nuova creazione.