V SETTIMANA QUARESIMA - DOMENICA ANNO A
Nella chiesa di San Francesco ad Arezzo c’è il meraviglioso
ciclo di affreschi di Piero della Francesca che illustra la leggenda della Vera
Croce. Una parte di questa leggenda è che la croce di Gesù è stata eretta nello
stesso luogo in cui Adamo, il primo uomo, era stato sepolto. Una delle scene rappresentate
negli affreschi è la morte di Adamo, un quadro fortemente toccante. In piedi
attorno al morente sono i membri della sua famiglia, tra cui Eva, sua partner
fin dall'inizio. Continuano a vegliare, come tutte le famiglie fanno, prima o
poi, vegliando su chi sta morendo e dando piena attenzione a ciò che sta
attraversando e a ciò che potrebbe dire prima di lasciarli.
La differenza qui è che questa è la prima morte naturale di
un essere umano. Abele era stato ucciso da Caino, ma lì c’era qualcosa di diverso.
Nel guardare la morte di Adamo la sua famiglia è testimone, per la prima volta, di tutte le conseguenze del peccato, della fine della vita umana così come noi la
conosciamo. Di fronte alla morte, che è sia naturale per un animale della
nostra specie che innaturale per un essere con le capacità che noi abbiamo, la
famiglia di Adamo è la prima ad essere costernata, perplessa e rassegnata di fronte al
più inevitabile degli eventi. Essi spianano la strada a tutti gli esseri umani
che sono seguiti dopo di loro e che hanno affrontato le stesse domande: la
morte è così definitiva e così innegabile, ma che cos'è?
Sappiamo che la morte significa la fine della vita, di
esperienze, di possibilità, di comunicazione, di presenza. A volte la
sofferenza che l’ha preceduta è stata così profonda e intensa che la venuta
della morte è una 'felice liberazione'. In tali circostanze, siamo più
consapevoli della fine della sofferenza che di qualsiasi altro aspetto. Spesso,
però, la morte ha un carattere tragico. Arriva troppo presto, arriva troppo
dolorosamente, non è rispettosa delle persone, dà un taglio a tutti gli
impegni, le relazioni e gli obblighi, fa sparire le persone bruscamente senza
lasciare il tempo per addii, devasta le famiglie e gli amanti, genitori e
figli, amici e ammiratori. Lascia il cuore dolorante, il posto vuoto, un senso
di perdita senza speranza di riempimento, un silenzio senza pietà.
Riuniti presso la tomba di Lazzaro, stanno un'altra famiglia
e un altro gruppo di amici. Le principali persone in lutto sono Marta e Maria, le
sorelle del morto. Arrivano degli amici, tra cui Gesù di Nazareth, ma arriva
troppo tardi. 'Se tu fossi stato qui', Marta gli dice, Lazzaro non sarebbe
morto. Gesù avrebbe potuto guarirlo e preservarlo dalla morte. Invece, un segno
più grande sta per essere dato, non la guarigione di un uomo dalla malattia, ma
la rimessa in vigore di un uomo per la vita.
Paolo descrive Gesù come il Secondo Adamo o l'ultimo Adamo, e
qui egli mostra un segno che manifesta che l’opera che è venuto a compiere è la
più radicale possibile, un’opera che completa e trascende ciò che il primo
Adamo aveva causato. Il modo in cui il mondo è stato strutturato fino ad oggi,
in particolare il rapporto tra il peccato e la morte, questo sta per essere del
tutto perduto. Il modo in cui l'intenzione originale di Dio era stata
disturbata sta per essere superato e una nuova realtà, una nuova vita, una
nuova creazione devono essere inaugurate.
Gesù è pienamente presente nell'esperienza umana di quella
morte che è una conseguenza del peccato. Egli diventa visibilmente turbato e
piange per il suo amico Lazzaro. E lo richiama dalla tomba, dice alle persone
in lutto di liberarlo dallo stretto sudario, e di lasciarlo vivere di nuovo
liberamente.
L'amore segue la morte. Sta con coloro che sono morti e
continua a custodirli anche mentre i loro corpi si stanno corrompendo nella terra.
Insieme alla fede, l'amore ora si fonda su una straordinaria speranza,
arrivando oltre la morte fino a raggiungere il Signore della Vita. Quello che
è successo a Lazzaro non è ancora la resurrezione, ma solo un segno di ciò che
stava per accadere nella tomba di Gesù.
Lazzaro è tornato in vita, non è risorto a nuova vita. È slegato,
liberato e restituito al suo popolo. Nella resurrezione di Lazzaro la morte è
vinta momentaneamente. Ma nella risurrezione di Gesù la morte è vinta
definitivamente. Allora non ci sarà nessun corpo terreno che emerge dalla
tomba, ci sarà solo la tomba vuota. Allora non ci sarà nessuna persona
resuscitata che necessiti di aiuto per essere slegata e per vivere di nuovo, perché
gli abiti da morto saranno messi da parte e la comparsa del nuovo corpo sarà
gloriosa. Non ci sarà poi nessun ritorno alla vita come era prima, perché i
nuovi cieli e la nuova terra avranno cominciato ad essere creati.
Lazzaro non era la risurrezione, ma testimonia la
resurrezione. Gesù è la risurrezione e la vita, e chiunque crede in lui non
morirà, ma avrà la vita eterna. L'amore segue la morte e continua a custodire
il morto. Quando gli amanti coinvolti sono il Padre Eterno e il suo unico
Figlio, allora il Padre, seguendo Lui nella morte, non permette che il suo
corpo veda la corruzione, ma lo solleva dalla morte, per non vivere di nuovo
questa vita naturale con le sue strutture spietate di peccato e morte, ma per
vivere nella gloria della vita risorta, nella nuova creazione introdotta dentro
l’esistenza per mezzo dello Spirito Santo.
Dall'affresco di Piero della Francesca sulla morte di Adamo,
ad Arezzo, possiamo ora volgerci a contemplare il suo più famoso quadro della risurrezione di Gesù a San Sepolcro, un dipinto complementare a quello di
Arezzo, ma in modo molto più potente, molto più sconvolgente, perché sta a significare
la fine di questo mondo e l'inizio di una nuova creazione.
Nessun commento:
Posta un commento