Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

domenica 17 dicembre 2017

AVVENTO, 3a settimana, Domenica (Anno B)


Il ministero pubblico di Gesù inizia "dal battesimo di Giovanni" (At 1,22), la cui apparizione nel deserto della Giudea, predicando e battezzando, segna l'adempimento di una serie di profezie bibliche.

Giovanni il Battista è "una voce che grida nel deserto". Questa era una frase usata in Isaia 40 in riferimento a colui che annuncia il ritorno del popolo dall'esilio di Babilonia. Quel ritorno significava un nuovo inizio, la fine dell'alienazione tra Dio e il suo popolo e l'instaurazione di una nuova alleanza tra di loro. La fine dell'esilio fu di grande importanza per il popolo come segno concreto della continua assistenza di Dio.

Per i profeti, i quaranta anni trascorsi da Israele a vagare nel deserto furono la luna di miele della sua relazione con Dio, un periodo idilliaco di amore giovane, innocente e leale. Nel ritornare dall'esilio in Babilonia, dice Isaia, il deserto attraverso il quale il popolo passa esulta e produce fiori, l'acqua scorre nelle terre aride, e la landa gioisce e fiorisce.

Quindi il rinnovamento e i nuovi inizi nella relazione tra Dio e il suo popolo sono associati alla natura selvaggia. La natura selvaggia è il luogo in cui cercare segni che cose nuove potrebbero essere sul punto di accadere. Il primo segno che l'esilio in Babilonia stava finendo fu la voce di Isaia che piangeva nel deserto. Il primo segno che Gesù, il Messia, stava per iniziare la sua missione fu la voce di Giovanni che piangeva nel deserto e proclamava "pentitevi, perché il regno dei cieli è vicino".

Un secondo filone di aspettativa dell'Antico Testamento si concentra sul profeta Elia ed è riferito dai cristiani anche a Giovanni il Battista. La tradizione biblica è che Elia non è morto ma è stato trasportato in cielo su un carro infuocato. In alcuni ambienti ebraici c'era la convinzione che prima della visita finale di Dio, Elia sarebbe tornato per avvertire la gente che questo "giorno grande e terribile" stava per sorgere.

Questa tradizione profetica dà voce a un appassionato desiderio di giustizia, alla speranza che Dio venga come giudice per rimediare a tutto ciò che è stato distorto dall'ingiustizia, dalla crudeltà, dall'oppressione e dalla malvagità. Sappiamo quanto sia difficile per gli esseri umani vivere insieme nella giustizia. Di chi è la giustizia? Di chi è la verità? Esiste un risarcimento per tutte le crudeltà e le violenze che subiscono le persone? A chi possono rivolgersi i poveri di questa terra per ottenere aiuto, verità e giustizia se non possono rivolgersi a Dio?

Giovanni il Battista è anche l'erede di questa tradizione. Egli avverte che è giunto il momento per le persone di mettere ordine nelle loro vite. Il giudizio è in corso.

Gesù inizia la sua predicazione con lo stesso messaggio, "convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino". Ma, sulle labbra di Gesù, queste parole hanno maggiore profondità e potenza. Giovanni indica colui che deve venire, ma Gesù è costui. Giovanni avverte la gente dell'imminenza del regno, ma Gesù è la sua presenza. Giovanni battezza con l'acqua per il pentimento, ma Gesù battezza in Spirito Santo e fuoco per una nuova vita, una nuova creazione. Ciò che è promesso nelle parole del Battista si realizza nelle parole, nelle azioni, nell'insegnamento, nella passione, morte e risurrezione di Gesù.

In Gesù le profezie si adempiono, come sempre, in modi inaspettati. Chi avrebbe mai pensato che Dio si sarebbe impegnato con l'ingiustizia, l'oppressione e la violenza permettendo a suo Figlio di diventare l'innocente vittima di ingiustizia, oppressione e violenza? Chi avrebbe mai pensato che lo sbocciare di una nuova vita nel deserto dei cuori umani sarebbe stato più radicale e più impegnativo del piantare la vegetazione in un deserto? Chi avrebbe mai pensato che l'amore potesse essere più esigente della giustizia? Chi avrebbe mai pensato che il nostro giudice sarebbe stato prima di tutto il nostro salvatore?

Eppure tutto ciò è vero nel regno stabilito da Gesù Cristo. Giovanni il Battista si trova sulla soglia di quel regno. È il suo araldo e il primo segno del suo imminente arrivo. Secondo Gesù, egli non è solo il più grande dei profeti, ma il più grande degli esseri umani. Eppure l'ultimo di quelli che credono in Gesù ha accesso a qualcosa di più grande. La nostra presa su questo qualcosa può essere debole, ma anche il minimo barlume di fede ci dà l'accesso a una meravigliosa realtà: la presenza di Dio in mezzo a noi in Gesù Cristo, nostro salvatore e nostro giudice.

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