All'inizio dell'Avvento ci vengono offerte immagini contrastanti che rappresentano esperienze contrastanti del tempo. La corona circolare dell'Avvento dice qualcosa sulla successione del tempo e sul ciclo dell'anno, ma le letture delle Scritture, soprattutto quelle dei profeti, parlano del tempo in modo lineare, soffermandosi su ciò che è accaduto in passato, sul dove siamo ora, e su ciò che attendiamo con trepidazione in un futuro promesso. Ogni cosa sembra 'naturale': l'anno volge al termine, ecco che ci prepariamo di nuovo al Natale, ma ognuno di noi ha un anno in più rispetto allo scorso anno e in questo non si può tornare indietro. Il sacramento della riconciliazione ci offre la possibilità di "tornare all'inizio", scrollandoci di dosso le "scorie" che abbiamo raccolto e ricominciando da capo.
Siamo un popolo pellegrino che sta costruendo una città. Ecco un altro contrasto dell'Avvento su cui vale la pena meditare. Siamo in cammino verso un altro luogo, un altro futuro, eppure siamo qui e abbiamo del lavoro da fare qui e ora. Dobbiamo costruire qualcosa qui, tra di noi, negli impegni e nelle relazioni che abbiamo. Geremia dice che Gerusalemme sarà chiamata 'il Signore nostra giustizia'. Ci sono città chiamate così anche nel mondo moderno: Philadelphia (amore fraterno), Los Angeles (gli angeli), Dar Es Salaam (paradiso della pace). La città che stiamo costruendo è il Corpo di Cristo, il Regno di Dio, il Popolo Santo di Dio.
A volte la gente pensa che se la fede cristiana ci orienta verso un regno futuro, in qualche modo saremo meno impegnati e coinvolti in questo mondo che passa. L'esperienza dimostra che è vero il contrario: la speranza cristiana della gloria futura ha sempre rafforzato le persone nel loro impegno per il "qui e ora", per la dignità e i bisogni di coloro con i quali condividiamo la vita, per l'importanza di costruire una città di pace e giustizia anche mentre viaggiamo verso una città che non avrà fine.