II SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO
DOMENICA (ANNO A)
'Io non lo conoscevo', dice Giovanni Battista nel Vangelo di oggi. Lo dice due volte e tuttavia indica Gesù anche come l'Agnello di Dio. Nel racconto di Matteo del battesimo di Gesù, che abbiamo letto la scorsa settimana, Giovanni lo riconosce molto bene. Quindi, come possiamo interpretare queste due dichiarazioni, 'Io non lo conoscevo'?
Devono significare qualcosa del tipo: 'Avevo bisogno che lui fosse indicato prima a me in modo che io potessi indicarlo a voi'. Oppure: 'Non conoscevo il pieno significato e il senso della sua venuta'.
Uno può avere la conoscenza di Gesù Cristo, sa molte cose di lui, e questa conoscenza può essere vasta e corretta. Una persona potrebbe sapere molto sui titoli biblici che sono dati a Gesù: Cristo, Agnello di Dio, Servo del Signore, Eletto di Dio, Luce delle Nazioni. È relativamente facile raccogliere questa conoscenza e capire come questi titoli sono utilizzati in tutta la Bibbia, come sono stati sviluppati dai cristiani, come potrebbero essere stati usati da Gesù stesso.
Forse Giovanni vuole dire 'non sapevo come avrebbe realizzato e compiuto e sviluppato il significato e il contenuto delle profezie e dei titoli antichi’. È solo da ciò che sappiamo già che siamo in grado di passare alla conoscenza di qualcosa di nuovo. Quindi, anche con la conoscenza di questi titoli biblici, non c'è nulla al di fuori dello Spirito di Gesù che possa consentire ad una persona di trarne la vicenda di Gesù, il suo lavoro, la sua identità.
Potremmo anche affermare di sapere più di Giovanni Battista, poiché sappiamo ciò che Gesù stesso ha rivelato e ciò che la Chiesa in seguito è arrivata a credere di Lui.
'Io non lo conoscevo' è una possibile traduzione. E poi sembra voler dire 'non l'ho conosciuto da me stesso', o 'io non lo conoscevo fuori di me stesso'. Giovanni aveva bisogno di una particolare assistenza dello Spirito Santo per riconoscere Gesù. E possiamo mettere sulle sue labbra anche queste parole: 'Non conoscevo la piena realtà del Suo mistero divino perché sarebbe come pretendere di conoscere Dio'. Qualunque conoscenza di Dio possiamo attribuirci, essa si ha soltanto attraverso segni, testimoni e l'insegnamento interiore dello Spirito Santo. In quale altro modo potremmo arrivare a 'vedere' non solo l'essere umano indicato da Giovanni, Gesù di Nazareth, ma chi Egli sia?
Ciò nondimeno, Giovanni lo ha indicato. L'imputato in un'aula di tribunale è quello indicato da testimoni, per essere sicuri della sua identità. È una particolare persona che viene indicata. C'è un famoso ‘dito puntato’ da parte di Gesù nella Vocazione di San Matteo del Caravaggio. Giovanni, senza sapere molte cose di Gesù, è stato tuttavia colui che lo ha riconosciuto, lo ha presentato alla società, potremmo dire.
'Io non lo conoscevo'. Io non conoscevo, quindi, la sua importanza per la mia vita e per la vita del mondo. Conoscere di più non mi porterà mai a questa consapevolezza. Si tratta di un altro tipo di sapere che cerchiamo, un altro tipo di illuminazione, e cioè quella conoscenza che noi chiamiamo ‘fede’. Tutti coloro che credono possono confermare quello che dice il Battista: 'Io non lo conoscevo da me stesso'. Un particolare tipo di aiuto è necessario se vogliamo credere. È con altri occhi che vediamo Colui sul quale lo Spirito rimane e da cui lo Spirito viene elargito. Ma l’arrivare a credere, come avviene per tutti i modi di conoscere, esige insegnanti, segni e l’insegnamento interiore di Dio, di Colui che è la fonte della nostra capacità di apprezzare la verità. Tutti coloro che credono in Lui diventano figli di Dio, cioè testimoni nella potenza dello Spirito che illumina, chiarisce e porta alla luce: lo Spirito di verità.
"Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai! Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo. "(S.Agostino Confess. 10, 27, 38)
RispondiEliminaE il sapere che ci dona la fede che ci fa scoprire che ciò che cerchiamo in realtà,in quanto figli di Dio, è dentro di noi ci ha sempre abitato.
È come brace sotto la cenere...sta a noi togliere la cenere e alimentare quella brace affinché diventi fuoco.