Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

domenica 17 settembre 2017

RICORDA PER IMPARARE IL PERDONO

XXIV Domenica A

Le letture di questa domenica costituiscono come una sfida per due perle della saggezza popolare. La prima perla sostiene che una persona che ha avuto una particolare esperienza negativa sarà automaticamente empatica e comprensiva verso un'altra persona che ha un'esperienza simile. Molta cura pastorale e tanto supporto terapeutico operano su questa base e ciò sembra ragionevole. Ci aspettiamo che coloro che abbiano sperimentato una particolare perdita o ansia siano più portati ad aiutare gli altri a subire quella perdita o percepire quell'ansia.
Ma il servo della parabola evangelica non ha compassione dell'uomo che gli deve dei soldi anche se il proprio creditore lo aveva appena liberato da un debito molto più grande. La sua azione è sorprendente per coloro che osservano la scena ed è sorprendente per noi, fino al punto che potremmo benissimo restare indifferenti di fronte alla tortura cui è sottoposto alla fine. Potremmo persino trovare gioia in quella tortura e dire 'è degna di lui'.
E qui è la meravigliosa trappola posta da questa parabola, perché ci ritroviamo a comportarci come lui. Chi è lui se non il personaggio di una storia che ha un debito immaginario e chi siamo noi, se non i veri peccatori che sono stati liberati da Dio da un debito reale, la conseguenza dei nostri peccati? Potremmo immaginare che il servo malvagio sotto tortura si volti, guardi verso di noi con gli occhi arrossati e dica: "Pensi di essere diverso da me? Chi di voi, pur essendo stato sciolto da Dio dal debito dei propri peccati, non ha a volte rifiutato di perdonare gli altri, non ha dato tormenti e dolore, non ha usato ogni strategia per farla franca mentre chiedeva conto agli altri severamente del loro operato?'
L'altra perla di saggezza popolare cui le letture lanciano una sfida è che gli esseri umani progrediscono perdonando e dimenticando. Anche questa perla sembra ragionevole, e questi sono i consigli spesso dati a persone che non riescono a lasciarsi alle spalle un'esperienza triste o un tradimento doloroso: "Cerca di perdonare e dimenticare, devi andare avanti e non permettere che questa cosa continui ad avvelenare la tua vita". Ma le letture oggi ci dicono che il perdono è possibile non dimenticando il passato, ma ricordandolo, ricordando di più il passato, ricordando la nostra situazione attuale e ricordando il nostro futuro destino. Se la saggezza popolare dice "perdona e dimentica", la saggezza biblica, arrivando al suo culmine in Cristo, dice "ricorda e così impara il perdono".
I compagni del servo malvagio sono stupiti che egli possa dimenticare così rapidamente la misericordia che gli era stata mostrata. Se tu o io abbiamo difficoltà a perdonare qualcuno, allora possiamo cominciare da qui, ricordando le volte in cui siamo stati perdonati. La prima lettura, dal Libro del Siracide, inizia il suo insegnamento sul perdono a partire da questo punto. Non è ragionevole aspettarti perdono e misericordia se tu non sei disposto a mostrarli. È assurdo continuare a chiedere la misericordia di Dio se non sei disposto ad avere pietà per gli altri. Dobbiamo ricordarci almeno questo.
Ma ci sono altre cose che dobbiamo ricordare mentre cerchiamo di perdonare. Ricorda la fine della tua vita, dice il Siracide, ricorda la distruzione e la morte. Come potrai guardare indietro, possiamo immaginare che dica, se non sei stato in grado di trovare un modo per perdonare. Forse ci ricorda anche il giudizio, il fatto che ognuno di noi deve rendere conto di sé a Dio e dove saremo allora, ansiosi di essere perdonati, ma non comprendendo ciò che il perdono significa perché non lo abbiamo praticato.
Ricorda i comandamenti, continua il Siracide, e ricorda l'alleanza dell'Altissimo. "Fate questo in memoria di me", dice Gesù nell'ultima cena. Ricorda l'alleanza dell'Altissimo, la nuova ed eterna alleanza, sigillata non da un servo crudele (fittizio) sotto tortura, ma dal Figlio (reale) di Dio inchiodato alla croce. Se vuoi imparare il perdono ricorda come il cuore umano della Parola Eterna fu trafitto. Ricorda come quel sangue ha tirato giù le pareti dell'ostilità tra le persone e ha consolidato la pace. Non è una questione di perdono e dimenticanza. È questione di memoria, di ricordare molte cose, e così imparare ciò che significa il perdono.
Coloro che credono in Gesù devono essere ambasciatori del perdono nel mondo e messaggeri di riconciliazione. Ma il perdono non è facile da realizzare e la capacità di perdonare non è una cosa che si raggiunge intenzionalmente. Non importa quanto potente possiamo considerare la nostra forza di volontà, non possiamo forzarci nel perdono. Alla fine è un dono di Dio come Alexander Pope intimò nel suo famoso commento che "errare è umano, perdonare divino". Forse non si tratta di qualcosa che facciamo, ma di qualcosa che ci troviamo capaci di sperimentare, frutto dello Spirito Santo in noi, segno della vita di Cristo in noi, partecipazione alla natura divina, un modo di relazionarci con gli altri nei quali ritroviamo noi stessi (per grazia di Dio) diventando compassionevoli come è compassionevole il Padre celeste .


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