Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

lunedì 29 aprile 2024

Santa Caterina da Siena - 29 Aprile

Letture: 1 Giovanni 1.5-2.2; Salmo 102(103); Matteo 11.25-30

Caterina da Siena è una delle quattro donne dichiarate Dottori della Chiesa, le altre tre sono Teresa d'Avila, Teresa di Lisieux e Ildegarda di Bingen.

Al centro dell'insegnamento di Caterina c'è ciò che ha da dire sulla preghiera. Si riferisce alla preghiera come alla "cella della conoscenza di sé". Pregare significa almeno entrare in questa "cellula di conoscenza di sé". Quindi la preghiera è un luogo in cui conosciamo noi stessi. Ma ci conosciamo in una luce particolare perché nella preghiera cerchiamo di essere alla presenza di Dio. Così nella preghiera ci conosciamo alla luce di Dio, vedendo da un lato le debolezze della nostra natura, ma anche l'ampiezza del nostro desiderio, un desiderio che arriva fino a Dio.

Ci dà un'immagine da tenere a mente. C'è un ponte, dice, che vogliamo attraversare per arrivare a Dio. Ci sono tre gradini per salire sul ponte e lei identifica questi gradini come diverse parti della croce, o diverse parti del corpo di Cristo appeso alla croce.

Il primo gradino sono i suoi piedi, il secondo il suo fianco e il terzo le sue labbra. Questi rappresentano tre diversi atteggiamenti in noi quando ci relazioniamo con Dio nella preghiera. Se veniamo con timore, è come se ci inginocchiassimo e baciassimo i piedi di Gesù. Se veniamo con amore, è come se stessimo al suo fianco. E baciare le sue labbra, dice, si riferisce a un'unione con Dio che avviene di tanto in tanto nella preghiera, ma per la quale non abbiamo veramente le parole.

Caterina dice che nella preghiera impariamo tutte le virtù, soprattutto la fede e la carità. Senza la fede non pregheremmo affatto, suppongo, ed è la carità, l'amore di Dio, che impariamo nella preghiera. Caterina pensa a noi che preghiamo davanti al Cristo crocifisso, che meditiamo su Cristo in croce. Questo le fa pensare al sangue di Cristo, versato per amore del Padre e del mondo. Il sangue di Cristo la fa pensare all'Eucaristia, perché è soprattutto quando veniamo all'Eucaristia che partecipiamo al sangue di Cristo. È qui che entriamo alla presenza di Dio e nel mistero del suo amore.

Aggiunge un altro dettaglio al quadro che ci dipinge. Accanto al ponte, dice, c'è un ostello per i viaggiatori che vogliono fare il viaggio fino al ponte. Questo ostello è la chiesa dove l'Eucaristia viene offerta ai viaggiatori come sostentamento e sostegno nel loro viaggio. Ogni volta che passiamo di qui per partecipare all'Eucaristia, dunque, visitiamo questo ostello, veniamo a nutrirci del sangue di Cristo, a stare alla presenza di Dio e a sperimentare il suo amore.

Per Caterina la preghiera non è fine a se stessa. È sempre feconda di carità. Questo è per lei il risultato della preghiera. Intende dire che saremo pronti ad andare in aiuto del nostro prossimo, a praticare la carità in questo senso. Pregando il Dio dell'amore e ricevendo il sangue di Cristo, diventiamo a nostra volta amanti. Siamo in grado di raggiungere gli altri per aiutarli, per portare loro l'amore di Dio che abbiamo conosciuto.

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