AVVENTO - 4a Settimana, Domenica (Anno A)
Se si tratta di attirare l'attenzione, un segno dovrebbe essere eccezionale, sorprendente, diverso, drammatico. Eppure il segno che ci viene offerto nel periodo natalizio è così ordinario! Una giovane donna dà alla luce il suo primo figlio. Il nome del bambino potrebbe sembrare un indizio importante: Emmanuel, Dio-è-con-noi. Eppure anche noi chiamiamo i nostri figli Giovanni, amato-di-Dio, o Domenico, uomo-di-Dio.
È quando la vita di Gesù si legge col senno di poi che la natura straordinaria di questo segno ordinario diventa chiara agli occhi di tutti coloro che credono. Sono stati gli eventi alla fine del percorso terreno di Gesù che hanno rivelato il mistero
nascosto, fin dall'inizio, nella sua persona. Fu allora che le storie della sua concezione e della sua nascita vennero raccolte. Fu allora che il modo in cui egli aveva compiuto le profezie del Vecchio Testamento divenne chiaro. Fu allora che il prodigio della sua nascita venne riconosciuto.
San Paolo, nella Lettera ai Romani, espresse già la fede cristiana fondamentale in quella che fu poi chiamata “Incarnazione”. In Gesù Cristo due realtà - la natura increata di Dio e la natura creata del genere umano – si unirono in modo misterioso, unico.
Era un essere umano, un discendente del Re Davide, un membro della razza ebraica. Questo è ciò che egli fu 'secondo la natura umana'. Fu anche proclamato, 'nell'ordine dello spirito di santità', Figlio di Dio per la sua risurrezione dai morti.
Dio era stato con il popolo di Israele per secoli: nelle loro gioie e nei loro dolori, nella loro fedeltà e nelle incongruenze, consolandoli e sfidandoli. Ma i Giudei, che erano i primi discepoli di Gesù, ci insegnano come egli fosse, per loro, una presenza
unica di Dio in mezzo a loro. Egli è il compimento delle promesse dell'Antico Testamento, dice Matteo. La sua concezione stessa era fuori dal comune, unica. Avrebbe salvato il suo popolo dai suoi peccati, dice ancora Matteo. Attraverso di lui noi riceviamo la grazia e predichiamo in onore del suo nome, chiamando le genti ad appartenere a Gesù Cristo, dice Paolo.
Ripensando allo splendore della Pasqua e di Pentecoste, il massimo prodigio della venuta di Dio nella nascita di Gesù Cristo è il fatto di essere visto. Com'è straordinaria questa presenza ordinaria di Dio con noi! Egli è il Signore e sua è la terra e quanto contiene. Egli è colui che ha fondato la terra sui mari e l’ha stabilita sulle acque. Che strano che egli possa essere con noi nell'impotenza di un bambino! Com'è misterioso che sia stato presente nella vulnerabilità che ha accompagnato
la fragile vita dei suoi genitori umani, Maria e Giuseppe!
La cosa più straordinaria di questa presenza di Dio è proprio come essa sia ordinaria. Qui non c'è violenza per l'umanità, nessun assalto ai nostri sensi, non il rifiuto di ciò che è ordinario, carnale, profano e umano. Tutta la carne, tutto il
tempo, tutto lo spazio, tutti gli esseri umani, la lotta, la fatica, ogni atto di amare, i pianti e le risate, tutto è santificato, benedetto e reso luminoso da questa incarnazione di Dio. Si è nascosto nel cuore dell'uomo, rendendo
santa la nostra vita ordinaria. Così le parole di un poeta contemporaneo, che parla dell'Eucaristia: 'Noi spezziamo questo pane ordinario come qualcosa di sacro'. Allo stesso modo, accogliamo questa persona comune come qualcuno di
santo. Santo della santità di Dio.
Potrebbe essere che la presenza nascosta di Dio nell'ordinario e nel povero, nel fragile e nel vulnerabile, nella mancanza di potere e di semplicità, ci sfuggirebbe inevitabilmente se non fosse per questa rivelazione di Dio nella carne umana che celebriamo a Natale?
Siamo così abituati ai cosiddetti "grandi" (ma a volte nemmeno tanto grandi) che si fanno precedere da tanti schiamazzi, fasti, annunci, feste perché si credono padroni della terra...stolti!!!
RispondiEliminaLui il più grande di rivela nel modo più semplice, un neonato sulla paglia di una stalla, ma è proprio qui che si fa straordinaria la grandezza di colui che nonostante piccolo e nudo e Signore della terra e di quanto contiene, ma non impone questo suo stato di grandezza anzi ce lo dona con tutto il suo amore chiedendo in cambio solo amore in virtù di quelle braccia aperte per noi sia nella mangiatoia come sulla Croce.