Nella sua Summa contra gentiles, un altro grande lavoro sistematico di san
Tommaso d’Aquino, troviamo delle pagine bellissime sulla monogamia (SCG III,
132-134). L’argomento è se sia accettabile per un uomo sposarsi con più di
una donna. Le sue riflessioni guidano Tommaso a sviluppare alcuni argomenti
contro questa possibilità, argomenti fondati sulla natura dell’amicizia. Poiché,
scrive, il matrimonio è amicitia maxima,
cioè la più grande amicizia, deve essere caratterizzato dalle qualità
essenziali di qualunque amicizia, sviluppate al massimo. E fra queste qualità
troviamo quella dell’uguaglianza. Senza uguaglianza non c’è amicizia vera. Se
il matrimonio è amicizia, magari l’amicizia più grande, significa che domanda
l’uguaglianza più stretta. Nella poligamia questa non è possibile (neanche,
ovviamente, nella poliandria, matrimonio di una donna con tanti uomini).
Soltanto nella monogamia si trova l’uguaglianza necessaria per un’amicizia vera,
e per questo la monogamia è la forma accettabile del matrimonio.
Parte essenziale di qualunque amicizia è
anche la libertà. È chiaro che dove la forza, la violenza, la costrizione
entrano nelle relazioni, manca la possibilità di un’amicizia nel senso vero
della parola. Se non è stabilita liberamente fra due persone, non potrebbe
essere realmente amicizia. Fa parte della gioia del amore, come di altri tipi
di amicizia, che esso sia gratuito, non forzato, ricevuto come dono dall’amico
o dall’amica. Continuando l’analogia, se un matrimonio è forzato, violento, imposto,
perde una parte essenziale del suo essere e non arriva al criterio di un vero
matrimonio, che è amicizia massima.
Per Tommaso d’Aquino l’amicizia è importantissima. Questo si vede dal fatto che, quando torna a considerare la virtù cristiana più alta, cioè la carità, la considera in termini di amicizia. In quest’altra parte delle sue opere troviamo delle riflessioni bellissime sull’amicizia (cf Summa theologiae II.II 23-45). Insieme con l’uguaglianza e la libertà, parla lì anche della comunicazione e della reciprocità, che sono due altre caratteristiche essenziali dell’amore e dell’amicizia. “Comunicare” non solo significa ascoltare e parlare con l’altra persona, ma indica anche che ci deve essere qualche bontà condivisa che dia fondamento al rapporto. Gli amici devono condividere un interesse comune, devono partecipare a una missione comune, devono cercare insieme qualche cosa che sia apprezzata da tutti e due. Che, a un livello più semplice, potrebbe essere il football o un interesse per la letteratura o la musica. Ci sono tante amicizie basate su interessi di questo tipo. Amicizie più significative sono quelle dove gli amici partecipano a una vita politica condivisa, a una vita comune religiosa, a un progetto accademico o pedagogico, ecc. Per Aristotele, l’amicizia più forte, umanamente parlando, si trova fra persone che cercano insieme la vita delle virtù.
Da questa riflessione deriva anche l’importanza della reciprocità nell’amicizia. Si vede subito che fa parte dell’uguaglianza di un rapporto, che deve essere vicendevole. Senza reciprocità o uguaglianza ci sono altri tipi di rapporti umani, importantissimi nella vita, senza dubbio, e nei quali troviamo forse comunicazione e libertà ma che, senza queste qualità di reciprocità e uguaglianza, non arrivano alla definizione di amicizie vere.
Nel caso dei rapporti uomo-donna, se vogliamo parlare di amicizia, sono sempre necessarie, ovviamente, tutte queste qualità. Per quanto concerne il matrimonio, seguendo Tommaso d’Aquino, è questione di “amicizia più grande”. Insieme con l’uguaglianza e la libertà, con la reciprocità e la comunicazione, troviamo qui anche la complementarietà. Forse questo è un aspetto al quale San Tommaso non dà l’attenzione che noi possiamo dargli con la nostra comprensione sviluppata della psicologia e dell’antropologia. È vero che Tommaso, sulla scia, per esempio, di San Paolo, e tutti i Padri della chiesa cristiana, hanno visto una complementarietà gerarchica fra uomo e donna, cosa che riesce più difficile a comprendersi, per noi, oggi. Ma il punto, per loro, è che l’amore e l’amicizia domandano anche la differenza, che sono legami che uniscono persone che sono distinte, che la comunione stabilita fra persone ha un senso più profondo perché è l’unita nella differenza, una comunione nella diversità.
Se il matrimonio è l’amicizia più grande fra persone umane, la carità è l’amore più grande. Nel suo primo significato, la carità unisce persone fra le quali c’è la differenza più radicale che ci possa essere, perché è la differenza fra il Creatore di tutto e le creature che ricevono tutto da Lui. Come mai potrebbe esserci amicizia fra esseri così distanti ontologicamente? Dove si troverebbero l’uguaglianza o la reciprocità, qualità che abbiamo visto così essenziali per l’amicizia vera? Per i filosofi questa rimaneva un’impossibilità, ma per i credenti in Cristo si tratta della buona novella della Sua presenza fra di noi: Cristo nostro fratello e anche figlio del Padre che stabilisce per noi questa possibilità di amicizia con Dio. Questo è il dono dello Spirito Santo, questa è la realizzazione di ciò che Gesù diceva ai suoi discepoli, ‘non vi chiamo più servi ma amici perché a voi ho rivelato i misteri del regno’ (Giovanni 15,15).
Dio in se stesso è amore – come diceva il
monaco inglese del medioevo, Aelredo di Rievaulx, ‘Dio è amicizia’ – e la
missione del Figlio mandato dal Padre è aprire il mondo al dono dello Spirito.
Questo significa che i discepoli e tutti coloro cui sono stati mandati i discepoli,
cioè tutto il mondo, sono chiamati a vivere in questa amicizia e amore che è
Dio stesso. Lo Spirito è il dono che rende possibile questa comunione
soprannaturale, che fa di questa comunione un’amicizia vera: siamo figli adottivi,
fratelli e sorelle di Gesù, figli nel Figlio.
In una delle sue lettere, Santa Caterina da Siena dà un sommario bellissimo di questo insegnamento: ‘Adunque amatevi, amatevi, insieme; perocchè a questo sarete conosciute se sete spose e figliuole di Cristo; o no: e non si conosce ad altro, se non nell’amore fondato in Dio, e a quello ch’egli ha al prossimo suo’ (Lettera 217). Il matrimonio è l’esplicitazione massima di questo amore, il simbolo più potente nella Bibbia del rapporto fra Dio-sposo e il suo popolo-sposa. Nella Chiesa è un sacramento, da un certo punto di vista il sacramento fondamentale perché tutti gli altri, inclusa la stessa Eucaristia, servono questo rapporto di amicizia nuziale fra Dio e il suo popolo.
Ritorneremo, ogni tanto, ai temi qui accennati, sempre in compagnia di San Tommaso e di Santa Caterina, facendo applicazioni appropriate ad altre vocazioni e all’esperienza dell’amicizia in altri stati di vita.
VB & MS
Nel rispetto reciproco non esiste amicizia più profonda libera complice di quella che si vive nel matrimonio perché la cosa fondamentale e lasciare liberi non costringere.
RispondiEliminaLiberi voliamo ma torniamo sempre dove siamo partiti. ... prigionieri se si apre un attimo la porta voliamo per fuggire e non tornare mai più.
Anche nella fede Gesù ci lascia completa libertà (come ci è stato ricordato nell'ultimo incontro nel.nostro monastero) lui ci lascia liberi di scegliere se aprire la nostra vita al suo incontro non ci costringe a subire la sua presenza nella nostra vita non funzionerebbe come non funzionerebbe un matrimonio forzato.