Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

domenica 17 marzo 2019

IL SONNO DELLA RIVELAZIONE


SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA
ANNO C


Quest'anno leggiamo il racconto di Luca della Trasfigurazione. Ci sono una serie di cose che si trova soltanto nella sua versione: il riferimento al 'esodo', che Gesù stava per compiersi a Gerusalemme è il dettaglio Lucano più spesso menzionato. Ma c'è anche un riferimento al sonno, o meglio alla dormiveglia dei discepoli: solo Luca ci racconta questo. Qual è il significato di questa dormicchiare dei discepoli?

La liturgia ci offre un’ interpretazione, collegando la Trasfigurazione con la storia di Dio sigillando il testamento con Abramo. E’ una storia molto strana, di atmosfera primitiva, secondo la quale Dio come un braciere fumante e una fiaccola ardente, consumava gli animali divisi, mentre un torpore cadde su Abramo. E’ un sogno, questo avvenimento? O accade in un'altra dimensione? Il torpore di Abramo è il sonno del incontro divino, il sonno della rivelazione, di cui parla la sacra scrittura non soltanto in relazione ad Abramo, ma anche a Giacobbe, al suo figlio Giuseppe, al sacerdote Eli, ai profeti Elia e Daniele, e a Giuseppe, lo sposo di Maria.

Il sonno dei discepoli alla Trasfigurazione appartiene a questa linea biblica: attraverso la loro dormiveglia, qualcosa si rivela a loro, Dio viene incontro a loro. La parola Greca usata qui da Luca si riferisce alla luce del tramonto, un crepuscolo, o più precisamente alla luce dell’aurora, la luce che annuncia l’alba. Quando si svegliarono, dice il vangelo, nella penombra. Significa che i discepoli sono portati da una vita illuminata in un modo ad una vita nuova illuminata in un modo molto diverso. Non è che hanno capito subito perché hanno dormito durante la rivelazione, durante la conversazione tra Mosè, Elia e Gesù, ma lentamente, più tardi, capiranno.

Sembra che discepoli tendono a sonnecchiare. Lo spirito del sonno viene facilmente su di loro, smorzando i loro occhi e le loro orecchie (Deuteronomio 29:4, Isaia 29:10, Romani 11:8; Matteo 13:15, Marco 13:36). Il momento più noto di questo sonno dei discepoli è nel giardino di Getsemani: 'Non potete svegliare, vegliare un'ora con me?' Spesso Gesù chiamava i suoi discepoli a svegliarsi, 'alzatevi e pregate', ‘guardate’, 'fate attenzione', 'siete pronti'. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole. Le vergini in attesa dello sposo devono vegliare perché non sanno a che ora verrà. Ma le sentinelle d’Israele dormono (Isaia 56:10). Luca ci dice che nel Getsemani era a causa del loro dolore che i discepoli dormivano. Ma alla Trasfigurazione, egli non fornisce alcuna ragione per la loro lentezza.

Quindi c’è un sonno che è l'occasione della rivelazione e del incontro con Dio ma c’è anche un sonno che significa pigrizia e disattenzione. E vi è anche il sonno della morte. La figlia di Giairo è morta, dice il popolo. Lei dorme, dice Gesù, e ridono. Lazzaro dorme fino a quando Gesù lo richiama in vita. Gesù stesso dormiva e poi si svegliava, come Giona, in una barca tormentata da una tempesta. ‘La notte è avanzata, il giorno è vicino … è ora ormai che vi svegliate dal sonno, perché adesso la salvezza ci è più vicina di quando credemmo’ (Romani 13:11-12). Nel Nuovo Testamento sonno e veglia significano anche morire e risuscitare, essere salvati e portati in gloria. ‘Risvègliati, o tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti inonderà di luce’ (Ef 5,14).

Questi sono diverse significazione del sonno nella Bibbia. C’è un'altra, cioè che Dio stesso non dorme. Ci sono alcuni passaggi molto belli che ci assicurano di questo. Il compositore Mendelssohn metteva uno di questi brani biblici in una musica gloriosa, il Salmo 121 che ci dice che Colui che veglia su di Israele 'non sonnecchia né dorme'. La notte dell'esodo dall'Egitto era una notte di veglia per il Signore (Esodo 12,42). La Trasfigurazione ci insegna che la notte della passione e morte di Gesù sarà anche una notte di veglia per Dio. ‘Svègliati, perché dormi, Signore?’, grida il poeta nel Salmo 44, ‘Dèstati, non ci respingere per sempre.’


La dormiveglia dei discepoli ci ammonisce, ci risveglia, ad un filone ricco di pensiero che si snoda attraverso le Scritture. Adamo, il primo uomo, dormiva mentre Dio creava Eva da lui. ‘Dio riversa i suoi doni sulla sua amata che dorme’, dice il salmo. Sulla croce Gesù dà il suo spirito, sprofondando nel sonno della morte, ma il suo cuore veglia (Cantico dei Cantici 5:2) perché il suo amore è più forte della morte. La Chiesa è nata dal suo fianco mentre dormiva, e quando si sveglia, risuscitato dai morti, è diventato primizia di coloro che sono morti, capo di tutti coloro che il Padre gli ha affidato.

Un'iscrizione paleocristiana, utilizzando la stessa parola greca usato da Luca per la dormiveglia dei discepoli, parla di Cristo come 'la luce che risveglia'. Egli è la Luce del mondo, totalmente vigile in se stesso, ma è anche la luce che risveglia tutti gli altri a nuova vita, portandoci attraverso i nostri momenti di sonno e di stanchezza ad una nuova comprensione, un nuovo amore, una nuova rivelazione della gloria nascosta.



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