Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

venerdì 5 luglio 2024

Settimana 13 Venerdì (Anno 2)

Letture: Amos 8:4-6, 9-12; Salmo 119; Matteo 9:9-13

Il Vangelo di Matteo può sembrare ordinario rispetto agli altri tre. Ognuno degli altri sembra più esotico in qualche modo, più insolito. Luca, rappresentato dal bue, ci offre più compassione di Gesù, più donne e grandi parabole non registrate altrove. Giovanni, rappresentato dall'aquila, si eleva ad altezze mistiche e profondità teologiche. Marco, rappresentato dal leone, è più esistenzialista, a tratti surreale, incentrato sui segreti e sulla sofferenza.

Matteo, rappresentato dall'uomo, è più ordinario. Si occupa di far andare avanti le cose e di tenerle insieme. In questo è più sociale, forse anche più "ecclesiale". Si occupa della tradizione e della comunità, dei modi in cui le cose vengono tenute insieme. Ci dà più della storia delle cose, del tempo prima di Gesù nella sua genealogia e parla del tempo dopo Gesù, con l'invio dei discepoli. Parla di continuità nel compimento delle promesse dell'Antico Testamento. Sottolinea la presenza costante di Gesù nella comunità dei suoi discepoli: dove due o tre sono riuniti nel suo nome, ecco io sono con voi tutti i giorni, e la figura di Pietro con la sua particolare responsabilità nella Chiesa è una conferma dell'aiuto continuo del Signore.

Matteo è più ordinario, più umano, quindi, degli altri vangeli. La chiamata di Matteo è incoraggiante come sono incoraggianti le conversioni di Paolo e Pietro, di Agostino e Teresa d'Avila. La grazia non è impotente di fronte al peccato, perché dove il peccato abbonda, la grazia abbonda ancora di più. Ma la grazia non è impotente nemmeno di fronte alle svolte ordinarie, routinarie, forse mediocri, dei nostri giorni.

Cristo è venuto a chiamare i peccatori, non coloro che stanno bene. Ed è venuto a chiamare i peccatori ordinari e mediocri, non solo i drammaticamente apostati, i disperatamente corrotti, i crudeli e gli insensibili. È venuto per coloro i cui peccati sono principalmente vigliaccheria e debolezza. Allo stesso modo, non è venuto solo per coloro che sono sintonizzati sul misticismo di Giovanni o sull'esistenzialismo di Marco o sulla forza emotiva drammatica di Luca. È venuto anche per coloro che si sentono più sicuri nel mondo di Matteo, un mondo di legge e tradizione, di organizzazione sociale e di costume, di continuità e affidabilità.

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