Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

martedì 9 luglio 2024

Settimana 14 Martedì (Anno 2)

Letture: Osea 8:4-7, 11-13; Matteo 9:32-38

Nel suo commento a questo passo del Vangelo di Matteo, San Tommaso d'Aquino afferma che Gesù, nel suo modo di agire, "dà un esempio ai predicatori". Non è l'unico luogo in cui usa questa frase, intendendo il ministero pubblico di Gesù come la scuola apostolica, il luogo in cui Gesù insegna agli apostoli ciò che ci si aspetta da loro.

Tommaso individua tre punti di questa educazione dei predicatori. Gesù gira per le città e i villaggi. I predicatori devono essere pronti a muoversi, dice Tommaso, senza rimanere sempre nello stesso luogo. Possiamo pensare al luogo in senso geografico, naturalmente, ma anche in altri modi. Il predicatore deve essere disposto a lavorare in situazioni e contesti diversi, con tipi diversi di persone che rispondono a esigenze e sfide diverse. Il predicatore deve avere una disponibilità, una volontà di spostarsi dove i bisogni sono maggiori.

In secondo luogo, Gesù predica, insegna e cura mentre va di luogo in luogo. Il predicatore deve essere pronto non solo a parlare, ma anche ad agire. Gesù è un guaritore e un insegnante. Colui che predica ma non pratica si renderà conto (per favore, Dio) che le sue parole sono vuote, soffiate nel vento. La compassione è la radice della predicazione, come ci viene insegnato anche in questo passo, e la compassione spinge le persone non solo a predicare e insegnare, ma anche ad alleviare la sofferenza in altri modi, a correggere l'ingiustizia, a intraprendere una qualsiasi delle opere di misericordia.

In terzo luogo, Tommaso fa notare che alcuni predicatori hanno il compito di preparare la messe e altri (sembra sottinteso da lui) il compito di raccoglierla. Forse è influenzato dal modo in cui San Paolo parlerà più tardi dei predicatori cristiani: alcuni seminano, altri innaffiano e altri raccolgono la messe. In che modo il raccolto è diventato "pieno"? Tommaso lo intende nel senso di maturo o maturo e ritiene che un certo lavoro di predicazione e insegnamento debba essere già avvenuto per portarlo a questo punto.

Tutto questo nel contesto della guarigione di un muto. È un promemoria per il predicatore che è Dio a dare non solo parole, la capacità di parlare, ma parole efficaci, parole che raggiungono il loro scopo. È Dio che ci toglie il mutismo, i limiti della nostra predicazione che derivano dal peccato, dalla stanchezza e da qualsiasi altra fonte. Quando le parole che pronunciamo diventano per un'altra persona parole che portano la Parola, è l'opera dello Spirito che muove la sua mente a vedere ciò che è vero e il suo cuore ad accogliere ciò che è buono. Ma il predicatore ha un ruolo essenziale e privilegiato nel favorire questo processo di incontro con la Parola compassionevole di Dio.

Papa Francesco, nella sua esortazione su La gioia del Vangelo, ci ricorda che tutti i cristiani battezzati sono, in virtù del loro battesimo, discepoli missionari.  Tutti devono essere pronti a testimoniare Cristo, nei modi appropriati alla vocazione di ciascuno, attraverso la disponibilità, la parola, l'azione.

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