Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

domenica 4 agosto 2024

Settimana 18 Domenica (Anno B)

Letture: Esodo 16:2-4,12-15; Salmo 78; Efesini 4:17,20-24; Giovanni 6:24-35

"Che mangino la torta" è un detto attribuito a Maria Antonietta, regina di Francia, al tempo della Rivoluzione francese. Come molte rivoluzioni, si trattava di ricchezza e povertà, potere ed esclusione, privilegi e svantaggi. 

La lettura dalla Lettera agli Efesini ci chiama a una rivoluzione spirituale, un cambiamento di mentalità in primo luogo, ma che comporterà anche la rinuncia a un vecchio stile di vita per indossare un "nuovo io creato alla maniera di Dio". La lettura del Libro dell'Esodo è utile per ricordarci quanto sia difficile cambiare, anche quando viene promesso qualcosa di molto migliore. Il diavolo che conosciamo è meglio del diavolo che non conosciamo, forse a volte anche meglio dell'incertezza che accompagna i momenti di transizione. La schiavitù in Egitto, con carne e pane, può essere più immediatamente desiderabile del vagabondaggio nel deserto, senza né l'uno né l'altro, che è tutto ciò che Mosè sembra in grado di gestire per il momento.

Il Signore cerca di portarli in un luogo di libertà e responsabilità, ma ci sono queste difficoltà pratiche. Così fa in modo che vengano forniti miracolosamente carne e pane, quaglie e manna. Questo soddisfa i loro bisogni fisici e fa cessare le loro lamentele, almeno per il momento. Ma c'è ancora molta strada da fare e molte turbolenze da sperimentare, mentre la relazione tra Dio e il popolo continua.

Arriviamo alla lettura del Vangelo e sembra che il popolo si trovi in una situazione simile, che abbia bisogno di un nuovo Mosè che interpreti per lui ciò che sta accadendo e che lo spinga, o addirittura lo inciti, a una comprensione più profonda di ciò che comporta la rivoluzione spirituale, di ciò che significa la nuova vita creata alla maniera di Dio.

Voi mi seguite perché avete la pancia piena", dice Gesù, "e non perché avete capito il segno di questo nutrimento". Naturalmente gli esseri umani hanno bisogno di cibo fisico per sostenere la loro vita animale, ma hanno bisogno di altri tipi di cibo se vogliono vivere, e rimanere vivi, in altri modi. La rivoluzione spirituale richiede di prendere a cuore ciò che Mosè dice più avanti, spiegando che il popolo può imparare attraverso l'esperienza della fame fisica che gli esseri umani non vivono di solo pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio (Deuteronomio 8.3).

Come nel deserto, così a Cafarnao. Ma ora Gesù parla loro di un altro tipo di pane, il pane della rivoluzione spirituale, la sapienza di Dio che è stata data al popolo d'Israele nella legge e che ora dimora tra coloro che lo ascoltano nella persona di Gesù. Egli è infatti quella sapienza e parola di Dio fatta carne, come egli stesso dice qui: "Io sono il pane della vita".  Egli contrappone alla vita transitoria una vita duratura, addirittura eterna. Al pane che ha lo scopo di tenere lontana la morte, contrappone il pane che ha lo scopo di dare inizio alla vita, la vita della rivoluzione spirituale, e di sostenerla per sempre. Gli scritti sapienziali dell'Antico Testamento parlavano già di questo "pane di vita": la Sapienza, maestra itinerante, girava per le strade e le città, invitando la gente al banchetto che aveva preparato. È cibo e bevanda non solo per il corpo, ma anche per la mente, il cuore e l'anima.

Efesini parla di questa realtà. Avete "imparato Cristo", dice, trovando in lui la verità. Dovete quindi lasciarvi alle spalle l'Egitto, la vecchia via, dove siete prigionieri di desideri illusori. Dovete abbracciare la rivoluzione cambiando la vostra mente, nutrendo i vostri pensieri e la vostra immaginazione, i vostri desideri e i vostri ricordi con un cibo sano. Questo cibo - la Parola di Dio, il pane della vita - alimenterà queste profondità spirituali in voi e pianterà in voi il seme della vita eterna.

"Che mangino Gesù" è dunque lo strano grido della rivoluzione spirituale. Non solo fisicamente, nel sacramento dell'Eucaristia, ma anche nella mente e nel cuore. Nel suo commento al passo di Efesini che leggiamo oggi, Tommaso d'Aquino descrive magnificamente la vita del nuovo io dopo la rivoluzione: significa santità nel cuore, dice, verità sulle labbra, giustizia nelle opere.

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