Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

giovedì 8 agosto 2024

San Domenico -- 8 agosto

SAN DOMENICO (1170 circa - 1221)

Dopo l'ufficio della compieta o preghiera notturna, i domenicani salutano tradizionalmente San Domenico con un inno che gli conferisce il titolo, tra gli altri, di "predicatore di grazia". Nei due testi più importanti che descrivono le sue esperienze religiose, il Libellus o "Libretto" di Giordano di Sassonia e il verbale del "Processo di canonizzazione", il termine grazia è usato frequentemente, insieme a termini affini come "grazioso", "grazioso" e "graziosità". Con il termine grazia, una parola chiave del suo vocabolario, Jordan descrive la freschezza, l'entusiasmo, la gioia, la libertà, la luce e la gratitudine che caratterizzavano la vita di san Domenico e dei suoi primi seguaci, ai quali si riferisce come "figli della grazia, coeredi della gloria".

La descrizione di san Domenico come "predicatore di grazia" può essere intesa in tre modi. In primo luogo può significare che era gentile, attraente, incoraggiante, amichevole e piacevole. Allo stesso modo potremmo parlare di qualcuno come di una persona gentile o usare la parola grazia per descrivere la presenza o la performance di un oratore, di un artista, di un ballerino o di un musicista. Molte testimonianze sulla vita di Domenico supportano questa comprensione. Jordan parla della sua deliziosa santità, del suo bel carattere e del suo volto gradevole, che suscitava l'interesse di tutte le classi di persone [Libellus 36, 103-04]. Un testimone chiamato Fra Ralph dice che Domenico era felice, allegro e piacevole [Processo, 32]. Suor Cecilia dipinge un ritratto dell'aspetto fisico di Domenico come attraente e piacevole [Miracoli di san Domenico, 15].

Si potrebbe pensare "beh, i fan di san Domenico direbbero cose del genere". Di maggiore interesse, però, sono le testimonianze che associano la "gentilezza" di Domenico all'esperienza di essere amati da lui o di arrivare ad amarlo (Libellus, 21, 39, 104, 107; Processo 36, 90).

Un secondo significato che possiamo dare a "predicatore di grazia" è quello di ritenere che la grazia fosse un argomento frequente della predicazione di Domenico. Sebbene nessuno dei suoi sermoni sia sopravvissuto, sembra chiaro che questa interpretazione sia accurata per due motivi: il suo profondo desiderio di riconciliare le persone con la verità di Dio e la sua grande compassione per coloro che sono in difficoltà. Per Domenico Dio è un Dio di misericordia, di perdono e di riconciliazione, il Dio della grazia.

Un terzo significato di "predicatore di grazia" è che la grazia accadeva mentre Domenico parlava, agiva e pregava. Ancora una volta questo è confermato da varie testimonianze: che la grazia (che ora significa potenza, luce, aiuto) di Dio era resa presente nelle vite di coloro che egli toccava. A Tolosa Domenico passò la notte a discutere "con forza e passione" con un locandiere, finché "incapace di resistere alla saggezza e allo Spirito che gli si rivolgeva", il locandiere fu riportato alla fede "con l'aiuto dello Spirito di Dio" [Libellus, 15]. Un'opera caratteristica della grazia nella vita di molti santi è la fermezza, persino la testardaggine, una volta raggiunta una decisione davanti a Dio, e anche questo è detto di Domenico [Libellus, 103].

Colpisce la rapidità con cui la storia di san Domenico diventa la storia dei primi frati e delle prime sorelle del suo Ordine e troviamo questi tre significati di "grazia" ricorrenti anche nella loro vita. Sono uomini e donne di grazia perché tra loro ci sono personalità molto attraenti, incoraggianti e ispiratrici. Lo stesso Jordan, Reginaldo, Enrico, Tommaso, Diana d'Andalò, Cecilia e altri sono gentili, sono uniti nell'amicizia e formano una comunità caratterizzata da entusiasmo e gioia [per esempio Libellus 38 e 66].

I primi domenicani continuano a predicare la grazia di Dio proclamando la Parola di Dio compassionevole, incoraggiante, stimolante, piena di grazia e riconciliante. Infine, la grazia continua ad accadere in loro e attraverso di loro, quando condividono con gli altri gli effetti della grazia di Dio verso se stessi [Libellus 58, 69, 77-78; Processo 24].

Strettamente associato al termine "grazia" nelle prime fonti domenicane è il termine "gioia". Come per i primi seguaci di san Francesco, la vita dei primi frati e sorelle domenicani era caratterizzata da grande libertà e gioia [Libellus 75]. San Domenico è ricordato, tra l'altro, per la sua gioia nel cantare lungo le strade di Spagna, Francia e Italia [Processo 21].

L'associazione di gioia e grazia è etimologicamente corretta, poiché in greco i due termini sono correlati: grazia è charis e gioia è chairo. Nell'annunciazione a Maria l'angelo si rivolge a Maria usando sia la "grazia" che la "gioia". Dice: "Ave piena di grazia", traducibile anche con "Rallegrati, o favorita" [Lc 1,28]. Come vedremo, il momento dell'annunciazione, nel realizzare le gioie promesse dall'Antico Testamento, è anche l'inizio di quella grazia che i cristiani ritengono essere il cuore del Vangelo.

Da allora è stato così nella storia del cristianesimo. I momenti di ispirazione e di nuovo entusiasmo, che potremmo definire "momenti evangelici", sono tempi di nuova vita per il popolo di Dio e sono sempre caratterizzati dalla gioia. In Galati 5,22-23 San Paolo parla dell'esperienza della grazia in termini di frutti dello Spirito Santo: "amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, generosità, fedeltà, mitezza e autocontrollo". Contro queste cose, aggiunge, "non c'è legge".

I tempi di nuovo entusiasmo e di rinnovamento evangelico richiedono sempre anche un pensiero nuovo e una creatività teologica. Nella vita e nell'opera di san Domenico lo Spirito Santo è stato attivo in modo tale da portare nuova vita ed entusiasmo alla Chiesa. La sua esperienza evangelica è stata completata in modo brillante dalla riflessione teologica di San Tommaso d'Aquino, il più importante della seconda generazione di domenicani, da Santa Caterina da Siena, la più importante domenicana del XIV secolo, e da molti altri uomini e donne da allora, seguaci di Cristo pieni di Spirito lungo la strada di San Domenico.

Nessun commento:

Posta un commento