Letture: Genesi 2:18-24; Salmo 128; Ebrei 2:9-11; Marco 10:2-16
Immaginate Adamo che si chiede se qualche altra creatura creata da Dio possa essere una compagna adeguata per lui. Una dopo l'altra gli passano davanti e lui le nomina tutte, ma non si prospetta nulla di buono. La mucca, fedele e timida, ma non certo una stimolante compagna di conversazione serale. L'aquila, magnifica e letale ma piuttosto egocentrica, che tiene sempre gli occhi aperti per un buon pasto. Il leone: ecco una bestia, ma troppo potente, troppo veloce e non proprio adatta ad aiutare Adamo nelle cose che gli sono state chieste nel giardino.
Dio conosce bene la sua creatura e vede il problema. Così addormenta Adamo, estrae una costola e crea la donna. Finalmente”, grida Adamo, ”una compagna, una pari, una compagna. Ossa delle mie ossa e carne della mia carne”. E vissero insieme nel giardino per sempre felici e contenti. Magari, come dicono gli italiani. Se solo fosse vero. Vissero insieme per sempre, ma non così felicemente come avrebbero sperato.
Possiamo immaginare un altro grido di “Finalmente” che esce dalla bocca di Adamo che aspetta come negli inferi il campione che lo libererà. Gesù è il secondo Adamo o il nuovo Adamo, il nuovo inizio, colui che restaura la creazione, la guarisce dalle conseguenze del peccato di Adamo e conduce le creature di Dio nel giardino dove vivranno per sempre felici e contenti in comunione e collaborazione, nell'amore.
Anche Gesù è osso delle nostre ossa e carne della nostra carne. È il punto centrale, dice la Lettera agli Ebrei, da cui è tratta la seconda lettura delle prossime settimane. È stato fatto più basso degli angeli, per essere una creatura di carne e sangue come noi, capace di soffrire e di morire, vivendo nei limiti della carne e del sangue. Colui che santifica e coloro che sono santificati sono della stessa stirpe, sono tutti di una sola persona. Pur essendo il Figlio, ha imparato a obbedire attraverso la sofferenza. Poiché è il Figlio, ha potuto offrire il sacrificio unico che è la salvezza del mondo e portare nel santuario celeste il sangue - il sangue umano - che è la redenzione del mondo.
Gesù ricorda la creazione di Eva per rispondere alla domanda sul matrimonio e sul divorzio. È per vivere per sempre felici e contenti che Dio ha creato l'uomo e la donna l'uno per l'altra. Gesù è venuto a ripristinare quella creazione originale.
Il legame con i bambini potrebbe sembrare ovvio, visto il contesto, ma lascia comunque un po' perplessi. Anche loro sono ossa delle nostre ossa e carne della nostra carne, frutto del modo in cui Dio ha disposto che l'uomo e la donna possano collaborare alla continuazione dell'opera di creazione. Ma Gesù non ci dice cosa c'è in loro, cosa c'è nei bambini, che li rende un buon modello per come dovremmo ricevere il Regno. È forse perché sono insegnabili e non hanno ancora indurito il loro cuore? Sembra che questo sia implicito nel fatto che ne sentiamo parlare in questo preciso momento.
Ossa delle nostre ossa, carne della nostra carne, sangue del nostro sangue, lacrime delle nostre lacrime: tutti gli uomini e le donne sono chiamati a uscire dalle stesse prigioni, sono chiamati dall'unico Salvatore che è nostro fratello, sono chiamati alla stessa esperienza di comunione e di collaborazione, di amore, chiamati a una sorta di matrimonio con Dio. Noi adulti poniamo tanti ostacoli alla realizzazione di questo sogno. Le letture di oggi ci invitano a sperimentare di nuovo la gioia del “finalmente” che nasce dall'incontro infantile con Cristo. Finalmente uno come me. Finalmente uno che mi capisce da dentro. Finalmente uno con cui voglio passare tutti i miei giorni e tutte le mie notti. Finalmente il compimento che il mio cuore di adulto malconcio ha sempre desiderato.
Finalmente Gesù e la vita che porta per tutti noi. Finalmente.
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