Letture: Isaia 53,10-11; Salmo 33; Ebrei 4,14-16; Marco 10,35-45
La scelta delle letture accentua la dissonanza tra ciò che Gesù cerca di insegnare ai discepoli e il modo in cui essi continuano a fraintendere le cose. Egli è il servo del Signore che dà la sua vita come offerta per il peccato. È il Figlio dell'uomo che è venuto per servire e non per essere servito. Se la seconda lettura offre un titolo, “grande sommo sacerdote”, che sembra invitare alla gloria in senso mondano, tale interpretazione viene rapidamente smentita: egli è il nostro grande sommo sacerdote proprio perché è stato messo alla prova in ogni modo pur essendo senza peccato. La via di Gesù non è quella di diventare un “grande” che possa poi “comandare” sugli altri. Si tratta di una signoria, certo, ma di tipo diverso. Il Figlio dell'uomo è venuto per servire e dare la sua vita in riscatto per molti.
La nozione di “riscatto” ha causato problemi nel corso della storia della Chiesa: se Gesù dà la sua vita per riscattarci, a chi la dà, perché è richiesta e qual è esattamente il riscatto? Non possiamo ignorare l'idea, poiché troviamo il termine, o versioni di esso, che significano riscatto o redenzione, in Matteo, Marco, Luca, 1 Timoteo, Ebrei e 1 Pietro.
Gli autori biblici, a differenza dei teologi successivi, si concentrano sui redenti e sui riscattati, sul grande fatto della liberazione umana realizzata da Gesù. Egli è il nostro redentore e il nostro riscatto. Questa liberazione è dalla schiavitù e dall'esilio, ora compresi in primo luogo spiritualmente: la nostra alienazione da Dio è superata. Il sacrificio del nostro grande sommo sacerdote affronta le cause profonde dell'oppressione e dell'ingiustizia, è un'offerta per il peccato.
Il contenuto del suo insegnamento, il contenuto di tutto il Nuovo Testamento, non è innanzitutto una dottrina o addirittura un esempio che rimarrebbe in qualche modo esterno a noi. Il contenuto del suo insegnamento e del Nuovo Testamento, la nuova alleanza stessa, è Gesù stesso, il Figlio dell'uomo e Figlio di Dio che ama il Padre in modo semplice e completo e che è obbediente al Padre nel servire gli scopi di Dio per la salvezza del mondo.
Naturalmente continuiamo a fraintendere e cerchiamo di manipolare anche il trono della misericordia, la grazia di Dio. Lo traduciamo nel linguaggio dello scambio e del potere. Gran parte del dramma della storia della Chiesa è la sua continua lotta con questa incomprensione. Ma la Parola di Dio ci ricorda che siamo dei vagabondi bisognosi di insegnamento e di guida. Siamo confinati in vari modi, soggetti a poteri che limitano la nostra libertà e distorcono la nostra comprensione. Siamo stati liberati per una nuova vita da colui che si è fatto nostro servo, assumendo la condizione di schiavo ma diventando il potente campione che ci guida attraverso i cieli.
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