Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

mercoledì 6 novembre 2024

Settimana 31 Mercoledì (Anno 2)

Letture: Filippesi 2,12-18; Sal 26; Luca 14,25-33

Predicatori e traduttori si allontanano dalla parola “odio” nella lettura del Vangelo di oggi. A volte viene resa come “preferisco a me” o “più di me”. Ma Gesù, come riportato da San Luca, è più radicale e intransigente su questo necessario distacco, se si vuole che le persone lo seguano, di quanto non lo sia sui pericoli delle ricchezze. In realtà sono due aspetti della stessa cosa. Nonostante la tenerezza e la compassione di Gesù che conosciamo nel Vangelo di Luca, ci sono anche questi avvertimenti radicali sulle ricchezze e sulla necessità di odiare persino la propria vita se si vuole seguirlo.

Gesù non è un portatore di valori della classe media, anche se a volte è stato trasformato in questo. Non è qui per avallare il mondo come lo intendono coloro che lo seguono. È strano e diverso. Il suo invito non è quello di trovare un posto per lui nel nostro mondo, di inserirlo in qualche modo accanto alle altre relazioni e attività in cui siamo coinvolti. La sua chiamata è a seguirlo nel suo mondo, dove ha trovato un posto per noi. La chiamata non è quella di comprimere lui e il suo messaggio nel nostro mondo e in ciò che è accettabile per esso - anche se, ancora una volta, questo è spesso ciò che è stato fatto. Egli ci chiama a seguirlo nel suo strano, nuovo mondo.

Il Vangelo di Luca è il Vangelo dei grandi capovolgimenti: odia chi sei portato ad amare; ama chi sei portato ad odiare; primo ultimo, ultimo primo; umile esaltato, esaltato umiliato; ricco e Lazzaro; fariseo e pubblicano; fratello maggiore e figliol prodigo. Come si può allora essere suoi discepoli? Sembra troppo difficile, troppo paradossale, persino un po' strano. Come si può prevedere il costo di seguirlo, come fa l'uomo che vuole costruire una torre? Come prepararsi sensatamente a seguirlo, come fa l'uomo che decide di andare a combattere? Ciò che ci insegna a proposito del costruttore di torri e del guerriero è che fanno preparativi che sono “sensati” solo se è il tipo di cosa che vogliono fare. Nel caso della sequela di Gesù, che cosa è “sensato” se ci stiamo preparando a seguirlo? Ecco cosa dovete fare, dice: rinunciate a tutto ciò che avete, portate la vostra croce, odiate ciò che siete inclini ad amare, persino la vostra stessa vita.

Una cosa è molto chiara qui, nel capitolo 14 del Vangelo di San Luca. Gesù è in cammino verso Gerusalemme per soffrire e morire. Sarà rifiutato dal nostro mondo che non riesce a trovare un posto per lui, che trova il suo messaggio troppo strano, troppo difficile, troppo sconcertante. Ci sono ancora “grandi folle” che lo seguono, ma questo non continuerà ancora per molto. Lo sputeremo fuori. Ma questo sputare Gesù da parte del mondo apre la strada al più grande capovolgimento di tutti, la risurrezione. Le cose si sono aperte, il mondo è capovolto e ribaltato.

Siamo chiamati a seguirlo nel mistero del grande capovolgimento, il mistero della sua morte e risurrezione. Nel battezzarci, dichiarandoci cristiani, lo abbiamo assunto come modello della nostra vita, il criterio con cui valuteremo tutto di noi, le nostre esperienze, le nostre intenzioni, le nostre motivazioni, le nostre relazioni, le nostre azioni. Partecipare all'Eucaristia significa permettere a questo mistero del grande capovolgimento di entrare più profondamente in noi, assaporando già (insieme ai nostri padri e madri, mogli e figli, fratelli e sorelle, che condividono la nostra fede) i doni del mondo nuovo che sta arrivando.

Inevitabilmente addomestichiamo Gesù, trasformandolo in un innocuo pupazzo, un moralista a nostra disposizione. Così come addomestichiamo Dio. Il suo discorso sull'odio nel Vangelo di oggi serve allora a tenerci svegli, vigili, incerti, attenti al nostro Dio che è selvaggio e libero, sempre nuovo e creativo nel suo infinito Amore.

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