Letture: Apocalisse 20:1-4, 11 - 21:2; Salmo 84; Luca 21:29-33
La battaglia fondamentale dell'Apocalisse è quella tra la vita e la morte, ed è anche la battaglia finale. Il brano che leggiamo oggi parla della morte della morte e dell'inferno. Colui che è risorto tra i morti detiene ora le chiavi della morte e dell'inferno. Egli è per la vita ed è la Vita stessa. A Lui è stato portato il Libro della Vita, nel quale sono scritti i nomi dei giusti. I giusti sono risuscitati dai morti per il momento della rivendicazione, quando tutto ciò che è stato ingiusto sarà rettificato, tutto ciò che è stato oppresso sarà liberato, tutto ciò che è stato calpestato potrà crescere e fiorire di nuovo.
Un'altra immagine è quella della sposa. È la Nuova Gerusalemme, che scende dal cielo, la città santa stabilita nei nuovi cieli e nella nuova terra, preparata come una sposa per incontrare il suo sposo. La città è il luogo brulicante di vita. È il luogo della società, della comunità e della comunione. Anche il matrimonio ha a che fare con la vita, una pienezza di vita personale in questa massima amicizia che è il matrimonio. Non c'è comunione umana che ci avvicini di più al mistero divino dell'amore. Non c'è relazione umana che serva altrettanto bene a illustrare come Dio si pone nei confronti del suo popolo.
Gli sposi vogliono la vita l'uno per l'altro. Celebrano la vita dell'altro e celebrano la loro vita insieme. Uno dei misteri più vicini a noi è il concepimento dei figli, frutto di questo tipo di amore e amicizia, vere e proprie nuove vite che nascono dall'amore degli sposi, il loro amore tradotto in forma di nuovi esseri umani.
Il filosofo francese Gabriel Marcel ha scritto che dire “ti amo” significa dire “non morirai”. L'amante non può contemplare la morte della sua amata. Non solo dal punto di vista sentimentale, ma anche metafisico: amare un'altra persona e pensare che questa persona cessi di essere sono pensieri contraddittori, incompatibili.
Le mie parole non passeranno, dice Gesù nella lettura del Vangelo. Questa generazione non passerà prima che queste cose si realizzino. Egli ci parla di immortalità, di realtà che non cesseranno di essere. La vita che egli porta, la vita che egli è, non cesserà di essere.
E la sua potenza si vede più chiaramente nel momento che sembra la sua più grande debolezza. Entrando nella morte, l'Agnello ucciso dalla fondazione del mondo, il Figlio dell'uomo che verrà sulle nubi del cielo, distrugge la morte per sempre. Ci restituisce la vita, e una pienezza di vita, chiamandoci a vivere la stessa esperienza, a morire con lui al peccato, al male e alle potenze della morte per risorgere alla vita e alla luce nella città santa, dove la nostra gioia sarà quella di cantare per sempre le glorie del nostro Amato.
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