Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

domenica 15 settembre 2024

Settimana 24 Domenica (Anno B)

Letture: Isaia 50,5-9; Salmo 114; Giacomo 2,14-18; Marco 8,27-35

Nel corso dell'anno liturgico torniamo spesso a questo momento: “Chi dite che io sia?”, ‘Tu sei il Cristo’, ‘cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo deve soffrire molto’, ‘Lasciami stare Satana’, ‘Chi vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua’. È giusto che rivediamo regolarmente questo momento. È un momento cruciale del ministero pubblico di Gesù, un punto di svolta tra due grandi atti del dramma. È letteralmente “cruciale”, perché è qui che egli parla per la prima volta della croce. Ma è cruciale in tutti gli altri sensi del termine: un bivio, un momento critico di decisione e di impegno, un momento determinante in cui le cose si spostano radicalmente su un altro piano, essenziale per comprendere Gesù e la sua opera.

Finora è stato il predicatore, il guaritore e l'esorcista popolare, molto richiesto, che insegnava cose belle, raccontava storie molto belle e faceva miracoli piacevoli. Chi non sarebbe favorevole a qualcuno che offre ciò che fa, liberamente, generosamente e senza vincoli?

Ma ora le cose si complicano ed egli fatica a convincere anche i suoi più stretti seguaci. Non è che la sua missione sia cambiata. Continua a essere un insegnante, un guaritore e un esorcista. Ma guarire la ferita del mondo, scacciare i suoi demoni, convincere il mondo della sua situazione e della sua soluzione: tutto questo è molto più difficile di quanto il primo atto del dramma sembri suggerire.

Cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo deve soffrire molte cose. Questo insegnamento non sarà completo finché non vedremo la sua opera buona e il suo significato, la sua morte e la sua risurrezione. È un insegnamento che richiede non solo un'istruzione, ma anche un'iniziazione. Gesù si muove ora tra i discepoli e la folla e i discepoli più vicini a lui e Pietro, la cui paradossale comprensione di Gesù è il paradigma di tutti i nostri fraintendimenti su Gesù. Noi lo vogliamo, certo, è il Cristo, e vogliamo la sua opera di amore e di guarigione del mondo. Ma i problemi che richiedono che quest'opera di amore e di guarigione prenda la via della croce sono gli stessi che ci impediscono di capire perché deve essere così. Questa morte per la nostra salvezza sembra infelice e non necessaria. Sembra, forse, esagerato e fanatico, lasciarsi mettere all'angolo nel modo in cui ha fatto lui. Come può un Dio amorevole richiedere una cosa del genere, quale strana divinità esige questo tipo di sacrificio e di sofferenza?

Ponendo tali domande non facciamo altro che completare la domanda di Pietro, alla quale Gesù reagisce con tanta forza: “Non pensi come Dio, ma come gli esseri umani”. Dobbiamo quindi cercare di avere la mente di Cristo se vogliamo avere una speranza di comprendere le necessità dell'amore. Il servo amorevole del Signore, che non si ribella e non si tira indietro, che dà le spalle a chi lo picchia, non è vile o debole nel farlo. Anche il volto che viene colpito e sputacchiato è come una pietra focaia. Sa che non sarà svergognato, ma sarà sostenuto da Dio, che è il suo aiuto. Con le sue opere ci mostra la sua fedeltà. Con le sue opere ci mostra la serietà di ciò che insegna. Dobbiamo, sì, fidarci completamente di Dio, anche nella morte, e quindi in ogni esperienza oscura e amara che sia meno della morte.

Inevitabilmente ricadiamo nel pensare come gli esseri umani: è molto difficile per noi fare altrimenti. Continuiamo a tradurre Cristo, il suo insegnamento e la sua opera in termini che ci sembrano ragionevoli per il nostro modo di pensare. Ma siamo chiamati ad andare oltre, a pensare come Dio pensa, a conoscere come Dio sa, a lasciarci iniziare ai misteri dell'amore divino. Allora il principio che “chi perde la propria vita per Cristo la salva” è semplicemente buon senso, chiaro come il giorno nel regno in cui regna l'Amore. Non riusciremo mai a capirlo con il solo pensiero logico. Solo seguendo Cristo sulla via della croce, permettendo al suo Spirito di illuminare la nostra sofferenza e la nostra preghiera, cominciamo a imparare la sua saggezza (che è follia per qualsiasi modo di pensare meramente umano) e a vivere della sua forza (che è debolezza per qualsiasi modo di pensare meramente umano).


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