Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

domenica 29 settembre 2024

Settimana 26 Domenica (Anno B)

 Letture: Numeri 11:25-29; Salmo 19; Giacomo 5:1-6; Marco 9:38-43, 45, 47-48

Omelia tenuta alla Conferenza annuale della Società Eckhart il 30 settembre 2012

Mi chiedo quale frase delle letture sarebbe stata scelta da Eckhart. Forse ci inviterebbe a pensare a tutte quelle persone in cielo senza piedi, mani e occhi. Oppure si concentrerebbe su quella strana frase della prima lettura che ci dice che gli uomini sui quali era sceso lo Spirito profetizzarono “ma non più”.

È confortante sapere che Giosuè, che era stato con Mosè fin dalla giovinezza, e Giovanni, un giovane discepolo con cui Gesù aveva un rapporto speciale (come ci viene detto altrove), che questi due che avrebbero dovuto sapere non capirono. Giosuè vuole che Mosè impedisca a Eldad e Medad di profetizzare perché non avevano soddisfatto tutti i requisiti. Giovanni vuole che Gesù impedisca a qualcuno di scacciare i demoni perché “non era uno di noi”. E così pensiamo di sapere quali sono i confini entro i quali lo Spirito opererà, o più probabilmente di sapere quali sono i confini entro i quali lo Spirito non opererà. Mosè e Gesù cercano di guidare i loro desiderosi seguaci verso una comprensione più profonda.

È confortante che discepoli così vicini possano ancora non capire, ma è anche un avvertimento per chiunque sia interessato ad acquisire la conoscenza di Dio o a comprendere la presenza e l'azione di Dio. Ciò che abbiamo già visto, ciò che abbiamo toccato e sperimentato, i luoghi in cui i nostri piedi ci hanno già portato: tutto questo dobbiamo essere pronti a tagliare e gettare via, l'occhio che ha visto, la mano che ha toccato e il piede che ha camminato. È conoscenza, esperienza e comprensione, ma diventa una sorta di ricchezza per noi, su cui fare affidamento, in cui stabilirsi e di cui fidarsi.

Giacomo ci avverte nella seconda lettura che le ricchezze corrodono e distorcono. Ciò che inizia come un aiuto diventa un ostacolo. Questo vale per le ricchezze materiali: Giacomo e Luca sono i due scrittori del Nuovo Testamento che più coerentemente ci mettono in guardia dal pericolo della ricchezza, senza alcuna qualificazione “spirituale”. E si può applicare a qualsiasi tipo di possesso, potere o comodità. San Tommaso dice che la beatitudine del pianto si applica in particolare a coloro che si occupano di conoscenza e comprensione, agli insegnanti e agli studenti, ai ricercatori e alle ricercatrici, agli accademici e agli intellettuali. Perché devono essere particolarmente pronti a piangere? Perché per entrare più pienamente nella verità devono lasciare andare le idee, le comprensioni, le teorie, alle quali si sono attaccati, a volte in modo molto forte. Può essere molto difficile lasciare andare cose che ci sono diventate così care, su cui abbiamo costruito carriere, con cui siamo arrivati persino a identificarci, ma l'obbedienza alla verità lo richiede, se vogliamo continuare a imparare, se vogliamo crescere in conoscenza e comprensione.

La disponibilità al pianto è essenziale anche per proteggere il “piccolo” che cerca di credere. Ciò che abbiamo visto, sperimentato e compreso può diventare un ostacolo alla libertà di quel piccolo. Il piccolo è, forse, un altro livello o aspetto (più profondo?) di noi stessi, che può essere bloccato, annegato, sopraffatto dalla sicurezza e dall'autostima di occhi, mani e piedi. Gettiamo in giro la parola “infinito” senza, a quanto pare, fermarci a riflettere su ciò che stiamo affermando. E poi continuiamo a parlare come se avessimo “finitizzato” l'infinito. La piccola è l'io che crede, rimanendo aperta alla meraviglia e alla novità mentre vaga (se non è trattenuta) nel paesaggio della rivelazione.

L'Aquinate cita spesso un detto dei Padri della Chiesa secondo il quale “ogni verità, indipendentemente da chi la dice, viene dallo Spirito Santo”. Possiamo dire anche, alla luce del Vangelo di oggi, che ogni bicchiere d'acqua dato a una persona perché appartiene a Cristo, guadagna una ricompensa infinita. Non si tratta di un bicchiere d'acqua dato secondo le giuste condizioni, o di un bicchiere d'acqua dato da qualcuno che è “uno di noi”: qualsiasi bicchiere d'acqua, dato a chiunque perché appartiene a Cristo (cioè appartiene alla verità), guadagna una ricompensa infinita.

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