Letture: Daniele 12:1-3; Salmo 16; Ebrei 10:11-14,18; Marco 14:24-32
Gesù è una specie di comico? L'albero di fico ha un ruolo incontestabile nel Vangelo di oggi: quando i suoi ramoscelli diventano flessibili e spuntano le foglie, si sa che l'estate è vicina. Così anche quando vedrete accadere “queste cose”, saprete che il Figlio dell'uomo è vicino. Bene, solo che le cose che vedrete accadere sono così insolite e drammatiche - il sole che si oscura, la luna che perde la sua luminosità, le stelle che cadono dal cielo - che ogni ulteriore avvertimento sembra superfluo. Intende dire che “come la flessuosità dei ramoscelli e l'apparizione delle foglie significano l'estate, così questi eventi che accadono significano che il Figlio dell'uomo è vicino”.
Poco prima, però, abbiamo sentito parlare di un altro albero di fichi, al quale Gesù si recò per mangiare qualcosa. Su quell'albero c'erano foglie - estate! - ma nessun frutto, perché non era la stagione dei fichi, non era ancora autunno. Ma Gesù lo maledice: “Che nessuno possa più mangiare frutti da te” (Marco 11:14). Oggi il fico viene lodato perché offre un'analogia affidabile per sapere che ora è; il fico precedente viene maledetto perché non produce frutti in un momento in cui non ci si può aspettare frutti dagli alberi di fico. Che cosa può significare?
Gli alberi di fico richiamano la nostra attenzione sui diversi tipi di tempo che si intrecciano in queste letture e nella scrittura apocalittica in generale. C'è il livello ordinario del tempo cronologico, in cui l'anno si sussegue all'anno, la stagione alla stagione, la nascita e la maturità e l'invecchiamento, e gli eventi della storia si svolgono su questo palcoscenico. L'albero di fico ci aiuta a capire dove ci troviamo nel ciclo delle stagioni e degli anni: i suoi ramoscelli diventano flessibili, le sue foglie si moltiplicano, sappiamo che l'estate è vicina. Così anche gli eventi predetti da Gesù, un giorno, si realizzeranno. Così come ha vissuto una vita umana nel tempo storico - è esistito come individuo storico - crediamo che tornerà alla fine di questo tempo (qualunque cosa significhi) per giudicare i vivi e i morti.
Ma il fico maledetto perché non portava frutti anche se non era la stagione dei frutti ci porta a un altro livello di tempo, il tempo come momento opportuno, il giorno della salvezza, “ora”. L'unico tempo reale è il presente, l'unico su cui abbiamo il controllo e l'unico in cui possiamo agire. Non abbiamo controllo sul passato e il futuro non esiste ancora. Se vogliamo portare frutto, può essere solo adesso. Qualunque siano le condizioni di questo tempo, favorevoli o sfavorevoli, in stagione e fuori stagione, siamo chiamati a portare frutto nel regno del Signore.
I momenti dell'esistenza storica di Cristo hanno un significato eterno, come ci insegna la seconda lettura. L'eternità non è un altro tipo di tempo, ma è la piena presenza di Dio nella completa perfezione della sua vita. Anche gli eventi storici della carriera terrena del Verbo incarnato hanno un significato che gli appartiene. Così, con il suo unico sacrificio offerto sul Calvario, ha preso posto per sempre alla destra di Dio. In virtù di quell'unica offerta, fatta in un momento storico, egli ha raggiunto la perfezione eterna di tutti coloro che sta santificando.
Viviamo nel tempo di questa redenzione eterna, la cui opera è in corso nel mondo attraverso la Chiesa. Ma c'è un tempo che sta per arrivare e per il quale dobbiamo essere pronti: il tempo della risurrezione, quando i morti risorgeranno. Nella prima lettura ci viene detto che le tenebre di quel tempo sono illuminate dalla luce del sapere evangelico, la sapienza dei santi, che risplenderà in quei giorni di grande afflizione. Mentre la luce materiale del sole, della luna e delle stelle declina, la luce spirituale di coloro che hanno istruito molti nella virtù brillerà per l'eternità.
Si potrebbe essere tentati di sollevare tutto questo dal nostro tempo ordinario, dicendo che si tratta di un livello di significato puramente spirituale. Potrebbe essere allettante anche la tentazione opposta, di far rientrare il tutto nel nostro tempo ordinario e di vederlo come ispirazione e incoraggiamento per la vita che viviamo ora. La verità, però, è una combinazione più ricca delle due. C'è un tempo ordinario di stagioni e anni, di maturazione e invecchiamento, in cui impariamo a conoscere il regno che sta arrivando. E c'è un tempo teologico che irrompe nel nostro tempo ordinario, intravedendo l'eterno nello scorrere del tempo ma anche la presenza nell'eternità dei momenti del nostro tempo.
Gustiamo già i doni del mondo che verrà e nel mondo che verrà nulla delle lacrime del tempo terreno sarà dimenticato.
Le letture di oggi parlano di “ogni giorno” e di “tempo estivo”, ma parlano anche di “quel tempo” e di “quei giorni”. Siamo equipaggiati per la nostra strana, ibrida, vita di mezzo, grazie all'insegnamento dei santi e al sacrificio del Figlio. Egli è l'Alfa e l'Omega, l'inizio e la fine, tutto il tempo appartiene a lui e tutti i secoli, Cristo che è morto, è risorto e tornerà.