Prefazione alla biografia di San Martino de Porres scritta da Sr Maeve McMahon
In occasione della sua canonizzazione nel maggio 1962, San Martino de Porres fu presentato al mondo da Papa Giovanni XXIII come esempio di ciò che lui, il Papa, desiderava per il Concilio Vaticano II, che avrebbe avuto inizio pochi mesi dopo. Ciò che vogliamo dal concilio, disse, è un nuovo incentivo per i membri della Chiesa a vivere una vita migliore, una vita di maggiore santità e virtù. Il Concilio doveva innanzitutto inaugurare un rinnovamento spirituale e, scegliendo di canonizzare Martino in quel momento, Papa Giovanni lo stava proponendo come esempio, maestro e guida per il lavoro del Concilio.
Lontano dal suo tempo e dal suo luogo, quindi, questo umile uomo di razza mista fu riconosciuto non solo come un eroe della fede cristiana, ma anche come un eroe dei nostri tempi. Egli visse il grande comandamento – ama Dio, ama il tuo prossimo – in modo eroico: questo era il semplice e profondo “segreto” della sua santità.
Durante la sua vita, Martin de Porres conquistò il cuore di tutti coloro che lo conoscevano, indipendentemente dalla loro razza, origine o posizione sociale. Personalmente ha dovuto affrontare alcuni dei pregiudizi più profondi con cui convive il genere umano: razziali, sociali, culturali. A sessant'anni dalla sua canonizzazione, Martin ci aiuta ancora a rispondere alle grandi sfide che il mondo continua ad affrontare.
Il razzismo, ad esempio, rispetto al quale Martin è sempre stato di particolare conforto per coloro che ne soffrono e di particolare sfida per coloro che lo promuovono.
Da amante degli animali e uomo vicino alla natura, che ne utilizzava le risorse per portare guarigione ai malati, egli è, insieme a Francesco d'Assisi, un paladino della cura del creato.
Da uomo di molte culture, ci mostra come vivere in modo interculturale, permettendo al semplice insegnamento del Vangelo di rafforzare il nostro apprezzamento della diversità e il nostro riconoscimento dell'uguaglianza tra tutti gli esseri umani.
Papa Francesco, il primo papa latinoamericano, conosce bene la storia di emarginazione ed esclusione che ha segnato l'esperienza dei popoli di quel continente. Ma sa anche bene come la santità vissuta nelle periferie e ai margini, il tipo di santità che Martin rappresenta, trasformerà tutta la Chiesa, così come Martin ha contribuito a trasformare la Chiesa in Perù durante la sua vita.
La saggezza di Martin – «è un uomo colto», ha detto di lui uno dei suoi confratelli domenicani – scaturiva dalla sua fede, dal suo amore per Dio e dalle grazie particolari che Dio gli aveva concesso. La sua risposta in ogni situazione proveniva direttamente dalla sua amicizia di una vita con Dio, creatore di tutto e salvatore di tutti. Martin vedeva tutti e tutto in quella luce teologica. Come Gesù, che amava con tutto il cuore fin dalla più tenera età, voleva essere portatore di amore e artefice di pace nel mondo violento in cui si trovava.
Imparando da Martin, allora, perché mai dovremmo fare distinzioni che escludono o opprimono gli altri? Perché mai non dovremmo accogliere gli stranieri, nutrire gli affamati, visitare i malati? Perché mai non dovremmo apprezzare la varietà di tutto ciò che Dio ha creato, dal momento che, vedendo tutto ciò, Dio lo ha trovato «molto buono»?
Suor Maeve McMahon dà ora seguito alla sua bella biografia di San Domenico, pubblicata alcuni anni fa, con questa nuova ed energica rivisitazione della vita di San Martino de Porres. Per le ragioni già esposte, Martino è davvero un santo per i nostri tempi e il racconto della sua vita fatto da suor Maeve – semplice e stimolante, a tratti sorprendente e provocatorio – aiuterà una nuova generazione a conoscere, ad amare e a lasciarsi sfidare da questo grande uomo, Martino della Carità. Leggiamo che era in grado di entrare anche dove le porte erano chiuse. Possa questo racconto della sua vita nutrire le menti e aprire i cuori affinché, per una nuova generazione, Martino sia un leader, un maestro e una guida sulla via della santità.

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