Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

martedì 25 giugno 2024

Settimana 12 Martedì (Anno 2)

Letture: 2 Re 19:9b-11,14-21,31-35a,36; Salmo 48; Matteo 7:6,12-14

Il problema di dare ciò che è sacro ai cani, o di gettare le perle davanti ai porci, è che penseranno che si tratti di cibo. È la prima preoccupazione degli animali. Saranno indifferenti alla santità di ciò che offrite loro e rimarranno delusi se proveranno a mangiare le perle.

E noi? Anche noi siamo animali, non è vero, e le nostre prime preoccupazioni sono spesso a quel livello della nostra esistenza: cibo, riparo, sesso, sicurezza. Quando si dimentica che siamo animali, si creano problemi di ogni tipo, così come quando si dimentica che siamo più che animali.

La sfida sta nella comunicazione di cose buone da parte di Dio. Siamo in grado di ricevere queste cose buone e di valutarle per quello che sono realmente? Oppure siamo più propensi a tradurle in termini più comprensibili per noi stessi, a considerarle come destinate a soddisfare i nostri bisogni e desideri, a misurarle in base a tali bisogni e desideri. Questo potrebbe significare che resteremo indifferenti ad alcuni aspetti importanti dei doni di Dio e che resteremo delusi se cercheremo di utilizzare alle nostre condizioni doni il cui significato è ben diverso da quello che pensiamo immediatamente.

C'è dunque un sentiero stretto da percorrere, c'è un nuovo linguaggio da imparare. Non è mai facile imparare una nuova lingua e più si diventa anziani più è difficile imparare una nuova lingua. Questo vale anche per la nostra vita di fede e di preghiera. Ci fissiamo in schemi di credenze e di pratiche da cui può essere molto difficile allontanarci. Ci assestiamo su schemi di peccato e di indifferenza dai quali può essere molto difficile allontanarci.

Ci viene offerto ciò che è santo, ci vengono date perle di grande valore: siamo attrezzati per comprendere i doni offerti, per apprezzare le perle che ci vengono proposte? Gesù risponde a questa domanda richiamandoci a un principio fondamentale: trattate sempre gli altri come vorreste che gli altri trattassero voi. Non si tratta solo di una raccomandazione pragmatica, di una sorta di galateo o di una strategia per stare bene in società. Gesù dice che è il senso della Legge e dei Profeti.

È un'affermazione importante, un po' sorprendente: il significato della Legge e dei Profeti si trova nel principio "tratta sempre gli altri come vorresti che gli altri trattassero te". La Legge e i Profeti ci rivelano come il Signore, il Dio di Israele, vuole essere trattato dal suo popolo. E quindi lo tratta in questo modo.

Questa è la chiave che ci aprirà la porta stretta. Se vogliamo comprendere i doni che Dio vuole condividere con noi, non guardiamo ai nostri bisogni e desideri, perché questo significherebbe ridurre i doni di Dio alla misura delle nostre preoccupazioni. Guardiamo a come Dio ha trattato il suo popolo nel corso dei secoli e impariamo da questo. Significa imparare il linguaggio della grazia e della misericordia di Dio. Significa imparare il linguaggio della giustizia e della perseveranza di Dio. Significa imparare il linguaggio dell'amicizia e dell'amore di Dio, rivelato prima nella Legge e nei Profeti e portato al culmine nell'opera di Gesù Cristo.

Le cose sante offerte a noi, le perle poste davanti a noi: dobbiamo imparare ad apprezzare questa comunicazione di Dio. Dobbiamo imparare a vivere in questo nuovo mondo dell'amicizia divina. È la strada che porta alla vita e noi impariamo a percorrerla imitando Dio. Dobbiamo essere perfetti come il Padre è perfetto, misericordiosi come il Padre è misericordioso. Possiamo entrare in questo modo di vivere solo guardando oltre i nostri bisogni e desideri immediati. Lo facciamo guardando a Dio e imparando a ricevere la comunicazione di Dio di queste cose sante a noi. Ciò significa guardare a Gesù, il Figlio del Padre Eterno, attingere vita da Lui, imparare il linguaggio che è venuto a insegnarci, vivere la comunione che ha stabilito per noi nel Padre e nello Spirito.

Condividiamo gran parte del nostro DNA con cani e maiali. La meraviglia della nostra fede è che creature come noi, animali pieni di bisogni e desideri fondamentali, sono chiamate a vivere a un nuovo livello, a vivere una vita di conoscenza reciproca e di amore in amicizia con Dio, il Creatore e Signore di tutte le cose. Come possiamo comprendere la santità di tutto ciò? Come possiamo ricevere una tale perla, di così grande prezzo?

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