Letture: Genesi 12,1-9; Salmo 33 (32); Matteo 7,1-5
La “storia” inizia nella Bibbia con la prima lettura di oggi. Abramo, poi chiamato Abrahamo, viene chiamato dal “Signore” a lasciare la sua terra e la sua famiglia per andare in una nuova terra che questo (nuovo?) Dio gli indicherà. In cambio della sua docilità, Abramo diventerà il padre di una grande nazione, ma la sua elezione è tale che tutte le nazioni della terra saranno benedette. Fin dall'inizio, quindi, il popolo eletto da Dio porta una missione per tutta l'umanità. Chiamiamo Abramo «nostro padre nella fede» e questa sua prima obbedienza, nel rispondere alla chiamata di Dio, è solo uno di una serie di atti di fiducia e obbedienza in cui rivela la sua fede incrollabile nel Signore.
La nuova terra è Canaan, dove già vivono – sorpresa, sorpresa! – i Cananei. L'umanità continua ad essere lacerata da divisioni e conflitti, e quasi ogni differenza tra due gruppi di persone diventa motivo di divisione: la lingua, l'etnia, l'età, il sesso, per non parlare delle differenze più controverse come le inclinazioni politiche, gli orientamenti sessuali, le appartenenze religiose.
Troveremo la pagliuzza nell'occhio del nostro fratello per giustificare i nostri pensieri e le nostre azioni contro di lui, rimanendo ciechi di fronte alla trave del pregiudizio nel nostro occhio. La salvezza di cui abbiamo bisogno è che la nostra cecità sia guarita, affinché possiamo vedere più chiaramente, più veritieramente. La salvezza di cui abbiamo bisogno è che la nostra sordità sia guarita, affinché possiamo sentire più chiaramente, più veritieramente.
Questo ci permetterebbe di vedere e sentire la presenza e la voce del Signore che ci chiama, perché anche noi apparteniamo a quelle “tutte le nazioni” che saranno benedette. Ma proprio come non possiamo amare Dio che non vediamo né sentiamo se non amiamo il nostro prossimo che vediamo e sentiamo, così teniamo gli occhi e le orecchie aperte alla presenza e alla voce di Dio nel volto e nella voce del nostro prossimo.
Non ci viene detto come Abramo abbia sentito la voce di Dio che lo chiamava, ma presumibilmente è stato nelle circostanze e nelle relazioni della sua vita quotidiana, interpretate con fede. Così anche per noi: togliamo ciò che ostacola il nostro udito e confonde la nostra vista, affinché possiamo vedere e sentire il Signore presente che ci chiama a posizionarci in modo nuovo, e farlo in colui che è accanto a noi, attraverso il volto e la voce del nostro prossimo.
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