Letture: Atti 20,28-38; Salmo 68; Giovanni 17,11b-19
Ci sono sorprendenti somiglianze tra i due testi letti oggi durante la Messa. Entrambi sono discorsi di addio che si trasformano in preghiere. Paolo prende congedo dai presbiteri (anziani, in seguito “sacerdoti”) della Chiesa di Efeso. Parla della grazia e del dono dello Spirito che li ha costituiti custodi (episkopoi, in seguito “vescovi”) del gregge.
Gesù continua a pregare in Giovanni 17 per gli apostoli e per coloro che credono in lui attraverso la loro predicazione.
In entrambi i casi c'è tristezza per la separazione e in entrambi i casi anche una certa riserva, anzi, un avvertimento, riguardo al “mondo”. L'esperienza insegna ad entrambi i testi che il Signore Gesù e coloro che seguono la sua via sono vulnerabili a vari tipi di attacchi. Paolo mette in guardia i suoi ascoltatori dai “lupi feroci” che non risparmieranno il gregge. Si riferisce a persone all'interno della comunità che pervertiranno la verità e cercheranno di sviare i fedeli.
Gesù parla in termini simili: il mondo ha odiato i suoi discepoli, dice, perché sono portatori della parola del Padre, come lui testimoni della verità, e non appartengono al mondo. Egli non prega che il Padre li tolga dal mondo, ma che li protegga dal maligno. Il maligno è anche il «padre della menzogna». Il contrasto è tra una comunità che vive della verità e una società costruita sulla menzogna.
«È più benedetto dare che ricevere» è un detto che Paolo attribuisce a Gesù. Egli raccomanda i capi della Chiesa di Efeso a Dio e alla parola della sua grazia (un'espressione che richiama le reazioni della folla alla predicazione di Gesù nella sinagoga di Nazareth, tutti meravigliati delle sue «parole di grazia»).
Entrambi i testi terminano con un riferimento alla consacrazione, all'essere resi santi al servizio di Dio nel mondo. Oggi tendiamo a reagire a qualsiasi forma di esclusività, ma è così. «Consacrali nella verità», prega Gesù, rendili santi nella verità come io mi sono santificato - mi sono separato, mi sono dedicato - nella verità.
È sottolineato il contrasto tra una vita nella verità, che significa giustizia, onore e amore, e una vita imperfetta o addirittura corrotta dalla menzogna, che significa confusione, disonore e, in ultima analisi, odio. Lo Spirito promesso è lo Spirito di Verità. Il principe di questo mondo è giudicato. Gesù ha vinto il mondo. Ciò non significa che i discepoli saranno risparmiati. Significa invece che susciteranno e attireranno l'ira e l'odio di coloro che preferiscono le tenebre alla luce. Gesù nella sua agonia e Paolo nel suo pianto a Mileto vedevano le sofferenze che sarebbero state inflitte a coloro che amavano.
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