Letture: Genesi 3,9-15.20 OPPURE Atti 1,12-14; Salmo 87; Giovanni 19,25-34
Sono poche le omelie davvero memorabili. Immagino che ognuno di noi ne abbia alcune che rimangono impresse nella memoria, forse più per il significato personale che hanno per noi che per qualsiasi altra cosa. A volte, però, è l'originalità di un'omelia a renderla indimenticabile.
Una di queste, per me, è stata quella di Herbert McCabe OP, che ha commentato il Vangelo di oggi, scelto per questa nuova memoria di Maria, Madre della Chiesa. Normalmente lavoriamo con questo testo nella sua forma definitiva, così come è riportato nelle nostre Bibbie, in cui Gesù vede sua madre e il discepolo che amava e dice qualcosa a ciascuno di loro, cose che sembrano un paio di frasi ben assortite che si incastrano perfettamente: donna (Maria), ecco tuo figlio (il discepolo amato), ecco (discepolo amato) tua madre (Maria). Ma Herbert ha proposto che la forma originale di queste parole pronunciate dalla croce fosse semplicemente tra Gesù e Maria: vedendo sua madre, disse “donna, ecco tuo figlio”.
I suoi commenti al riguardo si trovano in un'omelia intitolata “Le nozze di Cana” (God, Christ and Us, 2003, pp. 79-82). Egli sviluppa il suo pensiero partendo dal fatto che le parole di Gesù a Maria e ai discepoli amati in Giovanni 19 hanno molti echi delle nozze di Cana in Giovanni 2. Ci sono molti collegamenti tra i due testi, in particolare il fatto che Gesù si rivolge a sua madre chiamandola “donna” e parlando della sua “ora”. Dicendo «Ecco tuo figlio», riferendosi a se stesso, egli le mostra ciò che lei gli stava realmente chiedendo quando, a Cana, gli aveva chiesto di anticipare quell'ora.
Rimane una lettura molto appropriata per la memoria odierna, sia che si segua l'interpretazione normale o quella più eccentrica di McCabe. Maria è Madre della Chiesa in quanto madre di Gesù, poiché la Chiesa è il Corpo di Cristo. Maria è Madre della Chiesa nella sua cura e nell'essere curata dal discepolo che Gesù amava, perché i discepoli di Gesù, battezzati in lui, sono membri di quel corpo che egli ha ricevuto da lei e quindi hanno diritto alla cura materna di Maria.
«Ecco tuo figlio», dice Gesù a Maria, mostrando a lei e a tutti noi il tipo di Messia che era destinato a essere. Ecco l'ora in cui il Padre è glorificato da lui. Maria ha un posto particolare in questa storia, in relazione a Gesù e in relazione a tutti coloro che appartengono a Gesù. Maria è con i membri del corpo di Cristo nella preghiera e nella carità, ma è anche con loro nella sofferenza, poiché a ciascuno è chiesto di prendere la propria croce e seguire la via del Figlio suo. Anche in questo lei ha il primo posto tra i discepoli.
Ed è proprio questo che l'interpretazione di McCabe cerca di sottolineare. Maria è Madre della Chiesa, sì, ma solo perché è innanzitutto Madre di Gesù, madre del Messia, condividendo con particolare intensità la sua ora, in modo da poter essere materna nella cura del discepolo prediletto, di tutti gli apostoli e discepoli del Signore, di tutti gli uomini e le donne che sono stati, sono o saranno membri del suo Corpo.
È grazie al suo rapporto con Gesù che Maria è Madre della Chiesa e, ogni giorno, la nostra vita, la nostra dolcezza e la nostra speranza.
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