Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

sabato 7 giugno 2025

PENTECOSTE

Letture: Atti 2,1-11; Salmo 104; 1 Corinzi 12,3b-7.12-13 / Romani 8,8-17; Giovanni 20,19-23 / Giovanni 14,15-16.23b-26

Lo Spirito ha a che fare con la parola, come vediamo nella prima lettura di oggi. I discepoli ricevono il dono della parola, ogni persona presente li sente parlare nella propria lingua, raccontare le opere potenti di Dio. Nell'Antico Testamento lo Spirito veniva, o addirittura scendeva, sui profeti dando loro la parola, facendoli parlare in nome del Signore. Nel Credo è una delle prime cose che diciamo dello Spirito Santo: «ha parlato attraverso i profeti». Gesù ci insegna che non dobbiamo preoccuparci di ciò che diremo se saremo trascinati davanti ai tribunali per la nostra fede, perché lo Spirito ci darà le parole e ci dirà ciò che dobbiamo dire.

Lo Spirito Santo è lo Spirito delle parole, ma è anche lo Spirito del Verbo, lo Spirito di Gesù. Gesù è colmo dello Spirito, l'unto, il Messia, «il respiro della nostra vita» (Lamentazioni 4,20). Gesù è il Verbo che respira Amore, parole che hanno bisogno di respiro per vivere e respiro che ha bisogno di parole per avere forma e significato.

Lo Spirito è anche profondità. Lo Spirito è radicale. Paolo ci dice che lo spirito scruta le profondità di ogni cosa, lo spirito di un essere umano scruta le profondità di quell'essere umano, lo Spirito di Dio scruta le profondità di Dio. Nel Salmo 18 leggiamo che «le fondamenta del mondo sono state scoperte al soffio del tuo naso». Vorremmo – o forse no? – che lo Spirito mettesse a nudo per noi le fondamenta del nostro mondo, le profondità di noi stessi. In realtà è il ministero affidato agli apostoli da Gesù quando soffiò lo Spirito su di loro e disse: «A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi; a chi non li rimetterete, resteranno». Cosa c'è di più intimo o profondo in una persona dei suoi peccati? Ma lo Spirito arriva fino a lì, per portare alla luce e guarire.

È dall'interno, dice Gesù, dal cuore e dall'anima di una persona, che hanno origine le parole. Sono concepite nei nostri desideri, nascono come motivazioni e progetti, vengono alla luce nelle nostre intenzioni e nelle nostre azioni. Questo è lo spirito di un essere umano, la sua natura intellettuale e libera, il luogo originario in cui ci sono pensieri per i quali non abbiamo ancora trovato le parole, parole che non sono ancora state espresse con azioni o omissioni. E cosa c'è di più profondo dei pensieri? Quando non sappiamo pregare come dovremmo – non abbiamo accesso ai nostri pensieri e desideri – allora lo Spirito stesso prega in noi e per noi, con gemiti troppo profondi per essere espressi a parole.

Ci viene dato da bere lo Spirito. Immersi nelle profondità del fonte battesimale, siamo immersi nello Spirito. Lo assorbiamo in noi stessi, lo beviamo, ma siamo anche assorbiti dallo Spirito, avvolti dal fuoco del suo amore che è stato riversato nei nostri cuori.

Lo Spirito è parola e profondità. E lo Spirito costruisce anche una nuova comunità. Le comunità si fondano attraverso il linguaggio. È perché siamo animali linguistici che siamo animali politici, dice Aristotele. Tommaso d'Aquino lo riassume così: «communicatio facit civitatem», la comunicazione costruisce la città. C'è unità e riconciliazione dove le persone possono trovare una formula su cui concordare, trovare una forma di parole da firmare insieme, una dichiarazione concordata, un trattato, parole a cui tutti possono impegnarsi. Lo Spirito opera negli esseri umani per articolare leggi che strutturino una società, per proteggere la giustizia e i diritti di ciascuno che ne fa parte. La disunione di Babele, l'anarchia e il caos che derivano dalla moltiplicazione delle lingue, sono annullati dall'unità della Pentecoste. Il dono della parola fa risuonare le profondità del bisogno umano e articola le vette del destino umano. Il dono della parola unisce in uno i diversi popoli della terra.

A Pentecoste celebriamo la nascita di una nuova comunità che ha al centro la Parola che respira Amore, che vive della nuova legge che è lo Spirito Santo che dimora nei cuori umani, e che è apostolica e missionaria, inviata ad evangelizzare come Gesù è stato inviato dal Padre per mostrare al mondo quanto è amato da Dio.

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