Tra le molte frasi strane nella nuova traduzione in inglese della Messa ce n’è una che sentiamo molto spesso perché si trova nella seconda preghiera eucaristica. Pregando per i morti ora diciamo 'accoglili nella luce del tuo volto'. Non è un modo familiare di parlare e tuttavia ha radici profonde nei modelli biblici di pensiero e di parola.
Lo vediamo, per esempio, nella famosa benedizione del Libro dei Numeri che viene letta oggi, il primo giorno del nuovo anno. Lo troviamo anche nel salmo di oggi. Nella Bibbia si parla spesso di grazia o benedizione in questo modo: Dio (o un altro essere umano) gira la propria faccia verso una persona, li guarda, li avvisa, li tiene sott’occhio e, quindi, nella mente e nel cuore. 'Il Signore vi benedica e vi custodisca'. In altre parole ‘il suo volto brilli su di te e ti sia propizio'. La preghiera è che Dio tenga le persone nella mente, si occupi di loro, vegli su di loro.
Uno dei termini ebraici per la grazia, chen, ha origine in questa comune esperienza di essere notato da un altro, essere visti o, come viene spesso tradotta, di trovare grazia agli occhi di un'altra persona. La grande benedizione di Numeri 6 conclude: 'Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace'. Il salmo 66 prega che Dio abbia pietà e ci benedica, che il suo volto splenda su di noi. La preghiera che ora usiamo nella Messa viene da questa tradizione biblica: possano i morti essere accolti nella luce del volto di Dio; possano essere ricordati da Dio, possano essere notevolmente benedetti da Lui.
La più grande benedizione è quella di vedere il volto di Dio. Noi la chiamiamo visione beatifica, l'esperienza in cui si trova la perfezione della realizzazione umana e la felicità. È fuorviante pensare semplicemente in termini di vista fisica, ovviamente: si tratta più della conoscenza e della comprensione, di essere presenti insieme condividendo la vita di Dio in una comunione d'amore. Sappiamo dalla Prima Lettera di San Giovanni, letta anche in questi giorni di feste natalizie, che vedere Dio significa diventare come lui, ‘perché lo vedremo così come egli è veramente'. Dall’essere visti da Dio (e quindi portati all’esistenza, alla vita, alla vita della grazia) siamo condotti al vedere Dio, per voltarci verso di lui, e la nostra felicità più profonda consiste in questo. Gli amanti si rallegrano nel guardarsi l'un l'altro, nell’ammirarsi reciprocamente, di deliziarsi alla vista l’uno dell’altro. Si prendono cura dell’altro, si tengono reciprocamente in vista e così nella mente e nel cuore. E spesso anche diventano come l'altro, assumendo le maniere, gli interessi e le preoccupazioni che vedono in colui che hanno imparato ad amare.
Questo modo di pensare è presente anche nella conversazione dell'angelo con Maria nell'Annunciazione. 'Hai trovato grazia presso Dio', le dice. Dio si è voltato verso Maria. L'ha ricordata e notata. La luce del volto di Dio splende su di lei mentre l'angelo pronuncia il suo messaggio e lei risponde con fede, fiducia e amore. Attraverso questo sguardo reciproco, di Dio che vede Maria nel messaggio dell'angelo e di Maria che vede Dio nella sua risposta, fluisce la grazia e la benedizione che appartengono a lei come Madre di Dio e la Prima Discepola. Quello sguardo reciproco stabilisce le grazie particolari che appartengono a Maria come figlia individuale di Dio con il suo ruolo particolare nella storia del rapporto di Dio con il popolo. Perché ciò che accade per mezzo di Maria è unico e irripetibile. Esso porta il tempo alla sua pienezza e nello stesso momento dà inizio al nuovo tempo. Maria è vergine e madre e in questo paradosso troviamo anche il paradosso del l'inizio e della fine dei tempi.
Paolo, scrivendo ai Galati, descrive questo momento di maternità di Maria come la pienezza dei tempi, quando il Figlio è nato da una donna, nato sotto la legge. La sua gravidanza è giunta al compimento, è pronta a farlo nascere. Il suo tempo di partorire è venuto e così anche è giunto il tempo di Dio, il tempo stabilito per l'invio di Gesù, colui che doveva salvare il popolo dai suoi peccati. La sua concezione e nascita significa la fine della aspettativa, il compimento delle promesse dell'Antico Testamento, una nuova ed eterna alleanza.
È anche il momento della verginità di Maria, che significa il tempo di una nuova creazione, quando Dio agisce nel mondo senza fargli violenza, senza intrusione su di esso o senza interferire con esso. La grazia non distrugge la natura, ma la porta alla sua perfezione. Lo sguardo di Dio non distrugge Maria, ma la porta a perfezione, una perfezione soprannaturale, come prima discepola del Regno che viene. Quindi è tempo verginale, tempo di primavera, fresco e libero e pieno di vita nuova. Esso porta la promessa di nuova nascita per tutti e di un’adozione come figli del Padre. Non più schiavi, ma figli e figlie. Non più debitori, ma eredi. Non più dominati dalla paura ma vivi per lo Spirito del Figlio che ci permette di gridare 'Abbà, Padre'.
Maria ha custodito nel suo cuore tutto ciò si diceva di suo figlio e rifletteva su ciò che è stato rivelato su di lui. Noi continuiamo a fare questo durante questa stagione di Natale mentre contempliamo il neonato nella culla, e contempliamo la Vergine Madre che lo ha partorito. Si tratta di un compimento, sì, di una nascita così a lungo desiderata, di una guarigione così tanto attesa, di una luce cui abbiamo anelato così a lungo. Ma è anche un nuovo inizio, completamente nuovo e inaspettato, un dono del Dio delle sorprese.
Iniziamo il nuovo anno, poi, in compagnia di Maria, crogiolandoci nella luce del volto di Dio, come splendeva su di lei, meditando sul mistero del suo posto nella nostra vita di fede, nella nostra spiritualità. Iniziamo il nuovo anno con lei, pregando che durante le settimane e i mesi a venire possiamo entrare più a fondo, meno esitanti, nella luce che sprizza dal suo Figlio, una luce che non è solo nuova conoscenza e comprensione, ma una nuova vita e un nuovo amore. Nel corso di questo prossimo anno possiamo tutti essere accolti nella luce del volto di Dio, sia che siamo vivi sia che siamo morti quando ci svela il suo volto, è benevolo con noi e ci porta la pace.
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