Una frase del racconto di Marco sul cammino di Gesù sulle acque è omessa dai racconti paralleli di Matteo 14 e Giovanni 6. “Intendeva passare oltre”, ci dice Marco (6,48). Strano che sia questa la frase che sembra strana in un racconto di un uomo che cammina sulle acque attraverso un mare in tempesta!
La paura dei discepoli non è legata alle condizioni meteorologiche, ma piuttosto allo strano fatto che Gesù appaia loro sull'acqua. Fate coraggio”, dice, ‘sono io, non temete’. Ego eimi è la frase tradotta “sono io”, il nome divino così importante in tutto il Vangelo di Giovanni (“Io sono”), ma che non riceve altrettanta attenzione quando appare qui in Marco. Se non per notare che il Signore dei mari è Dio creatore, colui che ne stabilisce i limiti, li popola di creature e ha il potere di dividerli, disperderli o farli erompere nel deserto.
È un altro episodio in cui diventa chiaro, si rivela, che Dio è presente in Gesù. È un'altra Epifania, dunque. Matteo la completa con il racconto di Pietro che chiede di imitare Gesù camminando sulle acque. Giovanni la conclude in modo rapido, facendo sì che tutti vengano magicamente trasportati a destinazione. Ma Matteo e Giovanni usano la stessa frase greca di Marco: “fatevi coraggio, sono io, non temete”.
Quindi, all'interno di questa strana storia troviamo una frase così strana (almeno per alcuni lettori) che viene omessa da Matteo e Giovanni: “intendeva passare accanto a loro”. Sembra che questa sia la frase che mette più a dura prova la credulità, la lectio difficilior che ha la pretesa di essere originale proprio perché è una lettura più difficile. Qualunque cosa strana e meravigliosa abbia fatto il Verbo incarnato, comunque abbia deciso di divertirsi in relazione alla creazione, c'è qualcosa di scandaloso, a quanto pare, nel fatto che passi davanti ai discepoli. Sembra che significhi ignorarli, avere progetti e scopi che per il momento non li includono.
È questo che è scioccante, scandaloso, bizzarro in questa storia surreale? Che il Figlio di Dio, il Verbo incarnato, abbia progetti e scopi che vanno oltre le preoccupazioni dei suoi immediati discepoli? Che la sua mente fosse, per così dire, altrove? Alcuni interpreti cercano di spiegare il significato del testo, per dimostrare che Gesù non poteva avere intenzione di ignorare i discepoli.
La spiegazione migliore, però, è che questa frase appartiene alle altre frasi e caratteristiche di questo episodio che lo rendono una teofania, una rivelazione della presenza e della gloria di Dio. I più famosi “passaggi” di Dio nell'Antico Testamento sono quelli in cui si rivela più pienamente a Mosè (Esodo 33:22) e a Elia (1 Re 19:11). Paradossalmente, quindi, il “passaggio” del Signore significa una presenza più intensa e intima del mistero divino, che nel passare si avvicina. Avvicinandosi, Dio diventa anche più misterioso, perché solo nella sua natura di Dio può avvicinarsi e cioè nella sua natura di mistero, di infinito, di incomprensibile. Così Mosè vede solo le spalle di Dio ed Elia si accorge di Dio nel suono di un bel silenzio.
I discepoli sono, opportunamente, terrorizzati, non per le condizioni atmosferiche ma per colui che cammina sulle acque. Ma lui si rivolge a loro, li rassicura, parla con loro e sale sulla barca con loro. Ecco una nuova realtà, che Colui che è, il Signore delle acque, passando, e quindi avvicinandosi nel mistero della sua natura, è ora accessibile e disponibile, ha un volto e una voce, può essere nella barca con loro, è lì per essere toccato e visto e ascoltato, nella persona di Gesù.
Così Marco, con questo strano commento, è più fedele al linguaggio della teofania divina di quanto non lo siano Matteo e Giovanni, che lo lasciano cadere. Uno dei testi più belli della Bibbia in cui la gloria di Dio è percepita nel suo passaggio è Giobbe, capitolo 9. Accostandolo al testo di Marco letto oggi, vediamo ancora una volta come in Gesù Dio risponda alle domande di Giobbe e così facendo ci attiri in misteri più profondi:
... come possono i semplici mortali provare la loro innocenza davanti a Dio?
3 Pur volendo disputare con lui,
non potevano rispondergli una volta su mille.
4 La sua sapienza è profonda, la sua potenza è immensa.
Chi ha resistito a lui e ne è uscito indenne?
5 Sposta le montagne senza che se ne accorgano
e le rovescia nella sua ira.
6 Scuote la terra dal suo posto
e fa tremare le sue colonne.
7 Parla al sole ed esso non brilla;
e spegne la luce delle stelle.
8 Lui solo distende i cieli
e calpesta le onde del mare.
9 Egli è il Creatore dell'Orsa e di Orione,
delle Pleiadi e delle costellazioni del sud.
10 Egli compie meraviglie che non si possono scandagliare,
miracoli che non si possono contare.
11 Quando mi passa accanto, non lo vedo;
quando passa, non lo percepisco.
12 Se mi rapisce, chi può fermarlo?
Chi potrà dirgli: “Che cosa fai?” ...
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