Letture: Ebrei 1,1-6; Salmo 97; Marco 1,14-20
Come in Matteo e Giovanni, Marco ci dice che l'arresto di Giovanni Battista è il segnale dell'inizio del ministero pubblico di Gesù. Egli era già attivo prima di allora, come una sorta di discepolo di Giovanni (o almeno così sembrerebbe guardando dall'esterno), ma quando viene a sapere dell'arresto di Giovanni le cose cambiano rapidamente e radicalmente: si ritira dalla Giudea in Galilea e inizia la sua opera di predicazione, guarigione ed esorcismo.
Nel Vangelo di Marco c'è un forte contrasto tra la predicazione del Battista e quella di Gesù. Giovanni predicava un battesimo di pentimento per il perdono dei peccati. Gesù predica il vangelo di Dio, il compimento del tempo e l'imminenza del regno di Dio. È tempo di pentirsi e di credere nel Vangelo.
Tra la predicazione di Giovanni e quella di Gesù ci sono il battesimo di Gesù e la sua tentazione nel deserto, entrambi descritti brevemente ma profondamente da Marco. L'apertura dei cieli in occasione del battesimo è la risposta a un'antica preghiera di Israele, affinché Dio aprisse i cieli, intervenisse, visitasse il suo popolo, scendesse, lo salvasse. Marco ci dice che questa preghiera di Israele trova risposta nel momento del battesimo di Gesù: lo Spirito viene dai cieli aperti per ungere Gesù mentre le parole del Padre, che accompagnano l'unzione dello Spirito, lo riconoscono come il Figlio prediletto di cui il Padre si compiace.
Gesù è ora stabilito nella sua identità. Ciò avviene a livello della sua natura divina (se così si può dire) nel battesimo.E avviene a livello della sua natura umana nella tentazione nel deserto. Lì, come descrive Marco, il Figlio di Dio (Mc 1,1) è al centro della creazione, tentato dal diavolo come Adamo ed Eva, è con le bestie selvatiche come le profezie avevano predetto per il bambino che avrebbe guidato il popolo nel regno, e gli angeli lo assistono come era stato promesso per l'eletto di Dio nei salmi.
Da qui l'enorme differenza tra la predicazione del Battista - un invito al pentimento e alla sua attuazione simbolica nel battesimo - e la predicazione di Gesù - che porta il vangelo di Dio, annuncia che il tempo è compiuto, dice che il regno di Dio è vicino. C'è una logica completamente nuova per il pentimento, un livello completamente nuovo di vita spirituale, non solo per cercare di riordinare e sistemare noi stessi, ma per “credere”, per aprirci all'approccio di Dio, per essere pronti, come i primi discepoli, a rispondere alla sua chiamata e, se necessario, a lasciare tutto ciò che abbiamo conosciuto fino ad ora per seguirlo nel suo regno.
La prima lettura di oggi, i versetti iniziali della Lettera agli Ebrei, coincide splendidamente con questo. Dio aveva già parlato attraverso i profeti in molti e in vari modi, ma in questi ultimi giorni (quando il tempo è compiuto), ha parlato attraverso un Figlio (di cui si compiace), che ha fatto erede di tutte le cose e attraverso il quale ha creato l'universo (satana, angeli, bestie selvatiche). Questo Figlio è la refulgenza della gloria di Dio, l'impronta stessa del suo essere, che sostiene tutte le cose con la sua parola potente e compie la purificazione dei peccati (il regno di Dio non è solo in arrivo, ma è ormai stabilito nell'insegnamento, nelle azioni e nelle sofferenze di Gesù).
Aspettate un attimo”, potremmo essere tentati di dire.È tutto troppo, troppo ricco, per il primo lunedì del tempo ordinario. C'è già tutto, un riassunto completo di praticamente tutto il Credo in due brevi letture.Ma anche noi siamo invitati dagli angeli a vedere la gloria del bambino nato a Natale.E anche noi siamo invitati da questo bambino, ormai cresciuto fino alla maturità, a seguirlo. Seguirlo nella ricca esperienza di vita umana che egli rende possibile per noi: la vita nel regno qui e ora, la vita alla sua presenza nel regno celeste (i cieli sono stati squarciati non solo perché lui “scendesse”, ma perché noi “salissimo”). Perché esitare? Nutriamoci di queste dottrine che sostengono la vita e gioiamo della gloria che ci viene rivelata attraverso di esse.
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