Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

martedì 7 gennaio 2025

7 GENNAIO

Letture: 1 Giovanni 3.22-4.6; Salmo; Matteo 4.12-17, 23-25

Il testo di Isaia citato nel Vangelo di oggi ha un sapore poetico, parole belle, immagini che stimolano l'immaginazione: terra di Zabulon, terra di Neftali, via del mare oltre il Giordano, Galilea delle nazioni. Zabulon e Neftali sono due delle tribù minori di Israele, che si stabilirono nella parte settentrionale del paese. Si trovano nella bella regione della Galilea, dove si svolge la prima parte del ministero pubblico di Gesù. È chiamata “Galilea delle nazioni”, essendo questa zona vicina alle regioni costiere e alla Siria, un'area attraverso la quale avvenivano molti scambi e comunicazioni.

L'universalismo che abbiamo visto nella festa dell'Epifania continua qui: Gesù inizia il suo ministero di insegnamento, predicazione e guarigione in un crocevia del mondo, quasi potremmo dire all'angolo della strada, per chiunque e per tutti, e per Israele nella sua interazione con le altre nazioni, perché questa era la sua missione fin dall'inizio.

La Prima Lettera di Giovanni ci dice che appartengono a Dio coloro che riconoscono Gesù venuto in carne e ossa e che si amano come lui ha amato i suoi discepoli. Ci sono solo questi due criteri di appartenenza e nient'altro è rilevante, niente di razziale o etnico o linguistico o culturale. Venire nella carne” significa nascere nel nostro mondo, non solo in un corpo umano come il nostro, fatto di sangue e ossa, ma nella società e nella storia umana, in un'epoca e in una razza e in una cultura particolari, con tutto ciò che questo comporta.

Si è fatto uno di noi, uno solo di noi, affinché tutti noi potessimo giungere alla nuova luce che egli è. Al Messia vengono date in eredità tutte le nazioni, il suo possesso si estende fino ai confini della terra. Ancora una volta questo è confermato dall'adorazione dei Magi, quei cercatori e cercatrici venuti da lontano per rendere omaggio al nuovo re.

Hanno seguito la stella fino a Betlemme, la stella è il primo bagliore di una luce che diventerà sempre più forte. Ma la luce splende nelle tenebre e il ministero di Gesù inizia quando viene a sapere dell'arresto di Giovanni Battista. Su questo bel paesaggio cala già l'ombra delle tenebre, l'ombra della croce che è il destino di questo giovane profeta.

C'è ancora un lungo cammino da percorrere, dalla Galilea delle nazioni alla comunità dei discepoli a cui è indirizzata la Prima Lettera di Giovanni. Ma possiamo dire che questa strada è tutta incentrata su una luce che diventa sempre più luminosa, man mano che allontana le tenebre che ci sono nelle vicende umane. E sarà nel momento di buio più profondo, il Calvario, che risplenderà la luce più luminosa, la gloria che gli è propria come figlio unico del Padre, rivelando la profondità della peccaminosità umana e la portata sempre più grande dell'amore di Dio. Lo Spirito che abbiamo ricevuto è lo Spirito di Gesù che lo ha spinto nel deserto e poi in Galilea e poi a Gerusalemme, fino alla sua morte e risurrezione. La luce giunta nel mondo con la nascita di Gesù non illumina semplicemente la nostra situazione, ma la trasforma, dando a coloro che credono in lui il potere di diventare figli di Dio.

Questa è la luce che sorge a Betlemme, la luce che inizia a irradiare in Galilea. Essa brilla ancora nel nostro mondo, nonostante le tante tenebre in cui siamo immersi, chiamandoci sempre a riconoscerlo e a imparare da lui ad amarci gli uni gli altri.

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