Letture: Genesi 3,1-8; Salmo 31/32; Marco 7,31-37
Il termine aramaico qui utilizzato, Ephatha, è entrato a far parte delle liturgie battesimali della Chiesa. Uno dei gesti e dei simboli che sottolineano il significato del battesimo, l'ephatha significa che al neonato battezzato vengono toccate la bocca e le orecchie per indicare che la Chiesa attende il giorno in cui ascolterà la Parola di Dio e professerà la fede con le proprie labbra.
I miracoli di sensazione registrati nei vangeli - i ciechi vedono, i sordi sentono, i muti parlano - sono tutti collegati alla fede, e quindi al battesimo. Non si tratta solo di un risultato della fede, ma anche di un simbolo della fede. Fede significa ascoltare parole umane che portano la Parola di Dio. Significa vedere la realtà creata che rivela la realtà di Dio. Significa confessare con le labbra ciò che si è arrivati a credere nel cuore.
Ha fatto bene ogni cosa, dice la gente di Gesù, fa udire i sordi e parlare i muti. Attraverso il dono della fede, celebrato nel battesimo, continua a fare questo: permette ai sordi di ascoltare la Parola di Dio, ai muti di pronunciare la lode di Dio, ai ciechi di vedere la presenza di Dio.
Naturalmente Eva e Adamo avevano gli occhi aperti in un altro modo, come ci ricorda la prima lettura di oggi. Volevano ottenere la saggezza, che il serpente promise sarebbe arrivata loro mangiando il frutto in disobbedienza al comando di Dio. Avrebbero potuto diventare come dèi, dice, conoscendo il bene e il male.
E in effetti conoscono il bene e il male, ma dalla prospettiva del male. Cercano di mettere le mani sulla sapienza e, così facendo, distorcono la loro visione più piena anche quando nasce. La missione di Gesù è quella di permettere agli uomini e alle donne di ricevere la sapienza che egli porta, che significa vedere il bene e il male, ma ora dalla prospettiva del bene. Questa è la conoscenza più completa, più profonda, più radicale, più forte e più coerente.
La sapienza distorta acquisita con la caduta di Adamo ed Eva disturba l'udito, la vista e la parola. L'angoscia generata dalla loro consapevolezza della nudità può essere considerata come un'alterazione più ampia di un equilibrio precedente, un'alterazione che li rende infelici nel loro corpo e quindi non vedono, non sentono, non parlano bene.
La linea è chiara, quindi, dall'intenzione originale di Dio nel creare l'uomo e la donna a sua immagine e somiglianza. Il piano è disturbato dall'astuzia del serpente e dalla debolezza umana. Gesù ristabilisce l'equilibrio, ma non senza una grande lotta. Egli è il frutto più pregiato del Padre, buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquisire saggezza.
Tutti coloro che hanno bisogno di aiuto per sentire, vedere o parlare possono venire da lui. Ephatha, dice, sia aperto, affinché possiamo ascoltare la Parola di vita, vedere la verità che porta, pronunciare parole di saggezza e di compassione imparate da Lui.
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