Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

giovedì 20 febbraio 2025

VI SETTIMANA GIOVEDI (ANNI DISPARI)

Letture: Genesi 9,1-13; Salmo 102; Marco 8,27-33

La prima domanda che Gesù pone ai discepoli - “chi dicono che io sia?” - lascia loro (e a noi) la libertà di riferire ciò che altri dicono di lui, credenti o non credenti, studenti di storia, filosofia o religione, senza che essi stessi (noi stessi) siano mai coinvolti in una risposta. Ma Gesù si volta e dice: “Chi dite che io sia?” Questa è una domanda molto diversa. Non si può rispondere in modo distaccato. Questa seconda domanda li mette di fronte, come mette di fronte noi, a una decisione sul nostro modo di vivere, sulla nostra fede: “Chi credete che quest'uomo fosse - ed è?”.

Pietro rispose per tutti i discepoli dicendo: “Tu sei il Cristo”. Il Cristo significa il Messia, l'Unto, l'eletto di Dio promesso nell'Antico Testamento e sperato con passione dal popolo ebraico. Egli sarebbe stato un nuovo Davide e un nuovo Mosè, un grande leader che avrebbe ristabilito le sorti del popolo e introdotto un regno di pace e prosperità. In effetti, Pietro dice: “Tu sei colui che ci libererà dai nostri legami, ci restituirà la pienezza della vita e ci ridarà la sensazione di essere il popolo di Dio”. Oggi potremmo dire: “Tu sei il guaritore, il maestro, la guida, colui che ci permetterà di trovare la verità e la libertà”.

Gesù iniziò poi ad approfondire la comprensione dei suoi discepoli su chi fosse, riferendosi a se stesso come “figlio dell'uomo” e come “servo del Signore”. È come se Gesù dicesse a Pietro: “Sì, io sono il Cristo, ma il compimento di questa promessa avverrà in un modo radicalmente diverso da tutto ciò che è stato immaginato fino a questo momento”. O come se dicesse a noi: “Sì, sono maestro, guaritore e guida, ma in un modo che fa esplodere i limiti delle vostre aspettative e apre un mistero inimmaginato e meraviglioso”. Gesù è colui che ci insegna cos'è l'amore, non solo come dottrina ma come “via” da seguire.

C'è un profondo paradosso qui. La via verso il suo regno passa attraverso l'accettazione della sofferenza, del rifiuto e della morte. Chiunque diventi servo di questo Signore è indescrivibilmente debole, eppure incredibilmente forte, perché ha riposto la sua fiducia nel Signore. Chi salva la propria vita la perde e chi perde la propria vita per amore del Signore la salva. Chi muore risorge. Cosa può significare questo? Il forte è debole e il debole è forte?

Gesù ci ha mostrato che Dio è amore - un'infinita apertura e preoccupazione per l'altro, che permette all'altro di diventare se stesso permettendogli di dimorare in lui. L'amore di Dio in termini umani è Gesù Cristo, l'unico Figlio del Padre, il Verbo diventato carne, il salvatore dell'umanità.

Credere che Gesù è il Cristo, il maestro o il servitore, significa seguirlo. Mostriamo ciò che crediamo veramente in Gesù con le nostre opere d'amore. Perciò la nostra risposta alla domanda “chi dite che io sia?” non si dà solo con le labbra o con la penna, ma, prima e ultima, con la vita.

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