Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

venerdì 21 febbraio 2025

VI SETTIMANA VENERDI (ANNI DISPARI)

Letture: Genesi 11,1-9; Salmo 33; Marco 8,34-9,1

Qual è il problema questa volta, con la torre di Babele? Perché Dio disperde l'umanità e confonde le sue lingue? Non sarebbe molto meglio che tutti parlassero la stessa lingua per poter comunicare efficacemente tra loro?

Il problema sembra essere che volevano farsi un nome. Non che volessero un nome, ma che volessero crearselo da soli, in altre parole fare a meno di Dio. Così stanno ripetendo l'errore di Adamo ed Eva, cercando di prendere e di possedere qualcosa che può essere posseduto correttamente solo quando viene ricevuto in dono da Dio.

Il testo mette in evidenza questo paradosso dell'esperienza umana: roviniamo la cosa che desideriamo se la possediamo nel modo sbagliato, spesso distruggendo proprio la cosa che amiamo. Gli esseri umani temevano di essere dispersi, così hanno costruito la loro torre e di conseguenza sono stati dispersi.

È un'illustrazione perfetta, quindi, di ciò che Gesù dice nella lettura del Vangelo di oggi: chi vuole salvare la propria vita la perderà, mentre chi perde la propria vita per amore di Cristo e del Vangelo la guadagnerà. La chiave per sbloccare il paradosso è la croce di Gesù. Laddove gli esseri umani hanno cercato di farsi un nome erigendo una struttura imponente, Gesù è stato innalzato sulla croce e di conseguenza gli è stato dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome.

Il vizio dell'orgoglio è uno dei più difficili tra i peccati capitali, forse il più difficile di tutti, anche se l'invidia non è da meno. Sant'Agostino si chiede cosa possa annullare l'orgoglio degli esseri umani e arriva a capire che può essere annullato solo dall'umiltà di Dio, cosa che vediamo, ancora una volta, nella croce di Gesù.

A questa croce segue, naturalmente, la resurrezione e l'esaltazione di Gesù in cielo, da dove lo Spirito Santo viene inviato a sanare le conseguenze di Babele, perché la Pentecoste è il suo rovesciamento: ora tutte le razze dell'umanità, che parlano le proprie lingue, arrivano a comprendersi e a condividere una fede comune. Non siamo noi a farci un nome, ma è Dio, operando su di noi con la sua grazia, che dà valore al nostro piccolo valore, santifica i nostri sacrifici e trasforma le nostre sofferenze affinché possiamo ricevere il nome che ha in mente per noi da tutta l'eternità.

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