Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

domenica 9 febbraio 2025

V SETTIMANA DOMENICA (ANNO C)

Letture: Isaia 6:1-8; Salmo 137; 1 Corinzi 15:1-22; Luca 5:1-11

Non c'è nulla di sbagliato nel sentirsi indegni alla presenza di Dio. Anzi, sembra una reazione sana. Chi di noi, di fronte alla gloria dell'amore perfetto di Dio, si sentirebbe in grado di stare in piedi? Isaia ha sperimentato quella gloria in una visione avuta nel Tempio di Gerusalemme, e si è sentito indegno. Pietro la sperimentò nell'incontro con Gesù e si sentì peccatore. Caddero in ginocchio, sgomenti per la loro povertà.

Il fatto che Pietro abbia reagito a Gesù come Isaia nel Tempio ci ricorda qualcosa di centrale nel Nuovo Testamento. La dimora di Dio non è ora un edificio religioso in un luogo particolare: La dimora di Dio è Gesù Cristo. La gloria sperimentata da Isaia è nascosta in Gesù. I nostri rapporti con Dio e i rapporti di Dio con noi avvengono ora attraverso il corpo di Gesù Cristo. È perché siamo stati resi membri di quel corpo attraverso il battesimo che abbiamo accesso al Padre quando preghiamo nel nome del Figlio. Ma Pietro non ha ancora imparato tutto questo. Per il momento sa solo che la potenza di Dio opera attraverso Gesù e che lui non è degno di stare alla sua presenza.

Santa Caterina da Siena, una grande mistica del XIV secolo, cita Dio che le disse: “Io sono Colui che è e tu sei colei che non è”. San Paolo la mette così nella seconda lettura di oggi: “Per grazia sono ciò che sono”. Se ha lavorato più duramente di tutti gli altri apostoli, “non sono io, ma la grazia di Dio che è con me”. È una lezione che si impara solo con grande difficoltà. Isaia si fa mettere un carbone ardente sulle labbra: così purificato può parlare della Parola di Dio al popolo. Pietro deve affrontare molte prove e difficoltà per seguire Cristo. Anche Paolo ha acquisito la sua saggezza attraverso molte sofferenze. E naturalmente Gesù stesso, pur essendo Figlio, ha imparato l'obbedienza attraverso ciò che ha sofferto.

Come Pietro, siamo invitati a “prendere il largo”, ad essere coraggiosi e generosi nei nostri sforzi di seguire Cristo. Falliremo spesso, e forse gravemente, come Pietro. Ma siamo in buona compagnia, perché tanti hanno percorso questo cammino prima di noi, il cammino verso la nostra vera identità: “per grazia sono ciò che sono”.

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