Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

giovedì 9 ottobre 2025

Settimana 27 Giovedi (Anno 1)

Letture: Malachia 3,13-20b; Salmo 1; Luca 11,5-13

Nelle ultime due settimane abbiamo letto durante la Messa le opere dei profeti "minori". Oggi è il turno di Malachia, il testo che conclude l'Antico Testamento cristiano.

Il "Giorno del Signore" sarà un giorno di fuoco, ci dice, un fuoco che proviene dal Sole della Giustizia. Quel fuoco sarà vissuto da ciascuno secondo come si è disposto. Per coloro che hanno vissuto bene, porterà guarigione. Per coloro che non hanno vissuto bene, porterà dissoluzione. Vivere bene significa temere il Signore e confidare nel suo nome. Non vivere bene significa, al contrario, non temere né Dio né gli uomini, disprezzare la giustizia e negare la verità.

Gesù continua a chiamare i discepoli alla preghiera, sostenendo che, proprio come le persone rispondono al bussare insistente di un amico, quanto più e quanto più prontamente il Padre celeste risponderà a coloro che si avvicinano a lui. Non solo, ma il Padre ha in serbo per loro un dono particolare. Sembra che qualunque cosa chiediamo, il Padre ci darà lo Spirito Santo in risposta alla nostra richiesta. Il fatto stesso di chiedere è già un segno dello Spirito che opera in noi. Non sappiamo pregare come dovremmo, dice San Paolo, ma lo Spirito stesso intercede per noi con sospiri troppo profondi per essere espressi a parole.

Questo dono dello Spirito - l'amore di Dio riversato nei nostri cuori - è anche ciò che ci rende possibile temere e confidare in Dio. Ci volge verso Dio nella speranza e volge Dio verso di noi, se così possiamo dire. «Essi saranno miei», dice Dio attraverso Malachia, «figli che io amo, mio possesso speciale».

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