Letture: Numeri 6,22-27; Salmo 66; Galati 4,4-7; Luca 2,16-21
Tra le tante espressioni insolite presenti nell'attuale traduzione inglese della Messa, ce n'è una che sentiamo molto spesso perché si trova nella seconda Preghiera Eucaristica. Nel pregare per i defunti diciamo "accoglili nella luce del tuo volto". Non è un modo di dire familiare, eppure ha radici profonde nei modelli di pensiero e di linguaggio biblici.
Lo vediamo, ad esempio, nella famosa benedizione del Libro dei Numeri che viene letta oggi, primo giorno del nuovo anno. Lo troviamo anche nel salmo di oggi. La grazia o la benedizione sono spesso menzionate in questo modo nella Bibbia: Dio (o un altro essere umano) volge il suo volto verso una persona, la guarda, la nota, la tiene sotto gli occhi e quindi nella mente e nel cuore. "Il Signore ti benedica e ti protegga". In altre parole, "fa' che il suo volto risplenda su di te e ti conceda la sua grazia". La preghiera è che Dio tenga a mente il popolo, si prenda cura di esso, lo protegga.
Uno dei termini ebraici per grazia, chen, ha origine in questa esperienza ordinaria di essere notati da un altro, di essere visti o, come spesso viene tradotto, di trovare favore agli occhi di un'altra persona. La grande benedizione di Numeri 6 conclude: "Il Signore ti scopra il suo volto e ti dia pace". Il Salmo 66 prega affinché Dio sia misericordioso e ci benedica, affinché faccia risplendere il suo volto su di noi. È da questa tradizione biblica che deriva la preghiera che ora usiamo durante la Messa: che i defunti siano accolti nella luce del volto di Dio, che siano ricordati da Dio, che siano grandemente benedetti da Lui.
La più grande benedizione è vedere il volto di Dio. La chiamiamo visione beatifica, l'esperienza in cui si trova la perfezione della realizzazione e della felicità umana. È fuorviante pensare semplicemente in termini di vista fisica, naturalmente: si tratta piuttosto di conoscenza e comprensione, di essere presenti insieme condividendo la vita di Dio in una comunione d'amore. Sappiamo dalla Prima Lettera di San Giovanni, letta anche in questi giorni di Natale, che vedere Dio significa diventare come Lui «perché lo vedremo così come è». Dall'essere visti da Dio (e quindi portati all'esistenza, alla vita, alla vita di grazia) siamo portati a vedere Dio, a volgere il nostro volto verso di Lui, e in questo consiste la nostra felicità più profonda. Gli innamorati gioiscono nel guardarsi, nell'ammirarsi, nel rifarsi gli occhi l'uno dell'altro. Si cercano, si tengono d'occhio e così nel cuore e nella mente. E spesso diventano anche simili l'uno all'altro, assumendo i modi, gli interessi e le preoccupazioni che vedono in colui che hanno imparato ad amare.
Questo modo di pensare è presente anche nella conversazione dell'angelo con Maria durante l'annunciazione. « Hai trovato grazia presso Dio", le dice. Dio ha rivolto il suo volto verso Maria. Si è ricordato di lei e l'ha notata. La luce del volto di Dio risplende su di lei mentre l'angelo le consegna il suo messaggio e lei risponde con fede, fiducia e amore. Attraverso questo sguardo reciproco, di Dio che vede Maria nel messaggio dell'angelo e di Maria che vede Dio nella sua risposta, scorrono la grazia e la benedizione che le appartengono come Madre di Dio e Prima Discepola. Questo sguardo reciproco stabilisce le grazie particolari che appartengono a Maria come figlia individuale di Dio con il suo ruolo particolare nella storia del rapporto di Dio con il popolo. Perché ciò che accade attraverso Maria è unico e irripetibile. Porta il tempo al suo compimento e nello stesso momento dà inizio al tempo nuovo. Maria è Vergine e Madre e in questo paradosso troviamo anche il paradosso dell'inizio e della fine del tempo.
Paolo, scrivendo ai Galati, descrive questo momento della maternità di Maria come la pienezza del tempo, quando il Figlio nacque da una donna, nato soggetto alla legge. Lei è pienamente incinta del Verbo, pronta a partorire. Il suo tempo di dare alla luce è giunto e così anche il tempo di Dio è giunto, il tempo stabilito per mandare Gesù, colui che avrebbe salvato il popolo dai suoi peccati. Il suo concepimento e la sua nascita significano la fine dell'attesa, il compimento delle promesse dell'Antico Testamento, una nuova ed eterna alleanza.
È anche il tempo della verginità di Maria, che significa il tempo di una nuova creazione in cui Dio agisce nel mondo senza violarlo, senza invaderlo o interferire con esso. La grazia non distrugge la natura, ma la porta alla sua perfezione. Lo sguardo di Dio non distrugge Maria, ma la porta alla perfezione, una perfezione soprannaturale, come prima discepola nel Regno che sta per venire. È quindi tempo verginale, primavera, fresco e libero e pieno di nuova vita. Porta con sé la promessa di una nuova nascita per tutti e l'adozione come figli del Padre. Non più schiavi, ma figli e figlie. Non più debitori, ma eredi. Non più controllati dalla paura, ma vivi nello Spirito del Figlio che ci permette di gridare «Abba, Padre».
Maria custodiva nel suo cuore tutto ciò che veniva detto su suo figlio e meditava su ciò che veniva rivelato su di lui. Noi continuiamo a farlo durante questo tempo di Natale, mentre contempliamo il bambino nella mangiatoia e contempliamo la Vergine Madre che lo ha dato alla luce. È un compimento, sì, una nascita tanto desiderata, una guarigione tanto attesa, una luce tanto attesa. Ma è anche un nuovo inizio, completamente nuovo e inaspettato, un dono del Dio delle sorprese.
Iniziamo quindi il nuovo anno in compagnia di Maria, crogiolandoci nella luce del volto di Dio che risplendeva su di lei, meditando sul mistero del suo posto nella nostra vita di fede, nella nostra spiritualità. Iniziamo il nuovo anno con lei, pregando affinché nelle settimane e nei mesi a venire possiamo entrare più pienamente, con meno esitazione, nella luce che scaturisce da suo Figlio, una luce che non è solo nuova conoscenza e comprensione, ma nuova vita e nuovo amore. Durante il prossimo anno, che tutti noi possiamo essere accolti nella luce del volto di Dio, sia che siamo vivi o morti quando Egli ci svelerà il suo volto, sarà misericordioso con noi e ci porterà la pace.
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