Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

mercoledì 15 maggio 2024

Pasqua, Settima Settimana, Mercoledì

Letture: Atti 20:28-38; Salmo 68; Giovanni 17:11b-19

Le somiglianze tra i due testi letti oggi nella Messa sono notevoli. Sono entrambi discorsi di addio che si sono trasformati in preghiere. Paolo si congeda dai presbiteri (anziani, poi "sacerdoti") della Chiesa di Efeso. Parla della grazia e del dono dello Spirito che li ha nominati sorveglianti (episkopoi, poi "vescovi") del gregge.

In Giovanni 17 Gesù continua a pregare per gli apostoli e per coloro che credono in lui attraverso la loro predicazione.

In entrambi i casi c'è tristezza per la separazione e in entrambi i casi anche un certo riserbo, e ancor più un avvertimento, nei confronti del "mondo". L'esperienza informa entrambi i testi che il Signore Gesù e coloro che seguono la sua via sono vulnerabili a vari tipi di attacchi. Paolo mette in guardia i suoi ascoltatori dai "lupi selvaggi" che non risparmiano il gregge. Si riferisce a persone interne alla comunità che pervertiranno la verità e cercheranno di sviarli.

Gesù parla in termini simili: il mondo ha odiato i suoi discepoli, dice, perché sono portatori della parola del Padre, come lui testimoni della verità, e non appartengono al mondo. Egli non prega che il Padre li tolga dal mondo, ma che li protegga dal maligno. Il maligno è anche il "padre della menzogna". Il contrasto è tra una comunità che vive della verità e una società costruita sulla menzogna.

Paolo attribuisce a Gesù il detto "È più bello dare che ricevere". Egli raccomanda i leader della Chiesa di Efeso a Dio e alla parola della sua grazia (una frase che ricorda le reazioni della folla alla predicazione di Gesù nella sinagoga di Nazareth, tutti meravigliati dalle sue "parole di grazia").

Entrambi i testi terminano con un riferimento alla consacrazione, all'essere resi santi al servizio di Dio nel mondo. Oggigiorno tendiamo a reagire a qualsiasi tipo di esclusività, ma è così. "Consacrali nella verità", prega Gesù, rendili santi nella verità come io mi sono santificato - mi sono messo da parte, mi sono dedicato - nella verità.

Viene sottolineato il contrasto tra una vita nella verità, che significa giustizia, onore e amore, e una vita viziata o addirittura corrotta dalla menzogna, che significa confusione, disonore e infine odio. Lo Spirito promesso è lo Spirito di verità. Il principe di questo mondo è giudicato. Gesù ha vinto il mondo. Questo non significa che i discepoli siano risparmiati. Anzi, significa che susciteranno e attireranno la rabbia e l'odio di coloro che preferiscono le tenebre alla luce. Gesù nella sua agonia, e Paolo nel suo pianto a Mileto, stavano vedendo i modi in cui a coloro che amavano sarebbe stato chiesto di soffrire.

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