Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

giovedì 12 dicembre 2024

AVVENTO SETTIMANA SECONDA - GIOVEDI

Letture: Isaia 41:13-20; Salmo 144; Matteo 11:11-15

Il ministero pubblico di Gesù inizia “dal battesimo di Giovanni” (At 1,22), la cui apparizione nel deserto della Giudea, predicando e battezzando, segna il compimento di una serie di profezie bibliche.

Giovanni Battista è “una voce che grida nel deserto”. È un'espressione usata in Isaia 40 per indicare colui che annuncia il ritorno del popolo dall'esilio di Babilonia. Quel ritorno significava un nuovo inizio, la fine dell'alienazione tra Dio e il suo popolo e l'istituzione di una nuova alleanza tra loro. La fine dell'esilio era di grande importanza per il popolo come segno pratico della continua cura di Dio.

Per i profeti, i quarant'anni trascorsi da Israele nel deserto erano stati la luna di miele del suo rapporto con Dio, un periodo idilliaco di amore giovanile, innocente e fedele. Al ritorno dall'esilio di Babilonia, dice Isaia, il deserto attraverso il quale il popolo passa esulta e produce fiori, l'acqua scorre nelle terre aride e la terra desolata gioisce e fiorisce.

Così il rinnovamento e i nuovi inizi nel rapporto tra Dio e il suo popolo sono associati al deserto. Il deserto è il luogo in cui cercare i segni che le cose nuove stanno per accadere. Il primo segno della fine dell'esilio di Babilonia fu la “voce che grida nel deserto” di Isaia. Il primo segno che Gesù, il Messia, stava per iniziare la sua missione fu la voce di Giovanni che gridava nel deserto e proclamava “convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”.

Un secondo filone dell'attesa veterotestamentaria si concentrava sul profeta Elia e viene applicato dai cristiani anche a Giovanni Battista. Secondo la tradizione biblica, Elia non morì, ma fu trasportato in cielo su un carro infuocato. In alcuni circoli ebraici si credeva che, prima della visita finale di Dio, Elia sarebbe tornato per avvertire il popolo che il “giorno grande e terribile” stava per sorgere.

Questa tradizione profetica dà voce a un desiderio appassionato di giustizia, alla speranza che Dio venga come giudice per sistemare tutto ciò che è stato distorto dall'ingiustizia, dalla crudeltà, dall'oppressione e dalla malvagità. Sappiamo quanto sia difficile per gli esseri umani vivere insieme nella giustizia. Quale giustizia? Di chi è la verità? Esiste una riparazione per tutta la crudeltà e la violenza che le persone subiscono? A chi possono rivolgersi i poveri di questa terra per ottenere aiuto, verità e giustizia, se non possono rivolgersi a Dio?

Anche Giovanni Battista è l'erede di questa tradizione. Egli avverte che è giunto il momento di mettere ordine nella propria vita. Il giudizio è in corso.

Gesù inizia la sua predicazione con lo stesso messaggio: “Pentitevi, perché il regno dei cieli è vicino”. Ma, nella bocca di Gesù, queste parole hanno una maggiore profondità e potenza. Giovanni indica colui che deve venire, ma è Gesù che lo indica. Giovanni avverte la gente dell'imminenza del regno, ma Gesù è la sua presenza. Giovanni battezza con l'acqua per il pentimento, ma Gesù battezza con lo Spirito Santo e il fuoco per una nuova vita, una nuova creazione. Ciò che è promesso nelle parole del Battista si realizza nelle parole, nelle azioni, nell'insegnamento, nella passione, nella morte e nella risurrezione di Gesù.

In Gesù le profezie si compiono, come sempre, in modo inaspettato. Chi avrebbe mai pensato che Dio avrebbe affrontato l'ingiustizia, l'oppressione e la violenza permettendo a suo Figlio di diventare la vittima innocente dell'ingiustizia, dell'oppressione e della violenza? Chi avrebbe mai pensato che lo sbocciare di una nuova vita nel deserto dei cuori umani sarebbe stato più radicale e più impegnativo che piantare vegetazione in un deserto? Chi avrebbe mai pensato che l'amore potesse essere più esigente della giustizia? Chi avrebbe mai pensato che il nostro giudice sarebbe stato prima il nostro salvatore?

Eppure tutto questo è vero nel regno instaurato da Gesù Cristo. Giovanni Battista si trova alle soglie di questo regno. È il suo araldo e il primo segno del suo imminente arrivo. Non è solo il più grande dei profeti, ma anche il più grande degli esseri umani secondo Gesù. Ma i più piccoli tra coloro che credono in Gesù hanno accesso a qualcosa di più grande. La nostra presa su di esso può essere debole, ma anche il più piccolo guizzo di fede ci fa acquistare una realtà meravigliosa: la presenza di Dio tra noi in Gesù Cristo, nostro salvatore e nostro giudice.

Nessun commento:

Posta un commento