Letture: Isaia 29,17-24; Salmo 26; Matteo 9,27-31
Naturalmente parlavano di lui in tutta la campagna. Come poteva essere altrimenti? Ero cieco e ora vedo: devo condividere questa straordinaria buona notizia.
Rendere visibili i ciechi è l'opera del Messia più frequentemente menzionata nei testi che anticipano la sua venuta. Il brano di Isaia 29, che è la prima lettura di oggi, è uno di questi testi: i sordi udranno, i ciechi vedranno, nel giorno che sta per venire, tra pochissimo tempo. Gli spiriti erranti impareranno la saggezza, dice, un altro modo di vedere, e i mormoratori accetteranno l'istruzione, un altro modo di udire.
La frase più enigmatica delle letture di oggi è il severo avvertimento di Gesù ai ciechi ora guariti: «Guardatevi bene dal farlo sapere a qualcuno». Sono state offerte varie spiegazioni. Sembra contraddire ciò che Isaia promette, cioè che in quel giorno saranno offerte anche saggezza e istruzione.
Le parole di Gesù sono una sorta di koan, un enigma religioso. Sta forse dicendo che diffondere questa notizia su di lui non aiuterà le persone a vederlo chiaramente? È forse la situazione politica a consigliare cautela riguardo alla sua missione e alla sua identità? Non è forse il momento giusto per una rivelazione più completa di chi egli sia? Fa forse parte della drammaticità del Vangelo, come in un romanzo o in un'opera teatrale, rivelare lentamente la sua identità?
Gli studiosi offrono queste possibilità, ma nessuno lo sa davvero. Quindi possiamo portare con noi il suo avvertimento e lasciarlo decantare nella nostra mente, vedere cosa produce nel corso della giornata. Tu ed io abbiamo capito quando prima eravamo ciechi. Siamo emersi dall'ombra e dall'oscurità. Ma non dirlo a nessuno. Perché no? Forse perché dobbiamo anche imparare a conoscere la luce in cui Gesù e le sue opere devono essere visti, non una luce qualsiasi (ehi, ci vedo!), ma la luce della resurrezione (mio Signore e mio Dio!). E per questo dobbiamo aspettare.
Da qui il consiglio di non dirlo ora: la guarigione dalla cecità fisica è un segno, ma non è nemmeno metà della storia!
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