Letture: 1 Giovanni 2:12-17; Salmo 96; Luca 2:36-40
Il cielo e la terra possono passare, ma la Parola del Signore dura per sempre. E chi fa la volontà di Dio rimane in eterno, secondo la prima lettura di oggi.
Anna è molto anziana. Qualunque sia il modo in cui traduciamo le informazioni su di lei, il risultato è lo stesso: è una donna molto vecchia. Sta passando, possiamo dire, proprio come Simeone e come la precedente dispensazione che viene sostituita dalla nascita del Figlio. Ma, sempre come Simeone, è una che ha fatto la volontà del Signore e quindi rimane per sempre.
Le frasi usate nella prima lettura per descrivere ciò che il mondo ha da offrire - la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi, l'orgoglio della vita - sono esattamente ciò che attirò Eva e Adamo verso il frutto proibito. Vedendo che era piacevole alla vista, buono da mangiare e che li avrebbe resi saggi, decisero di mangiarlo, con conseguenze drammatiche. Simeone e Anna ci vengono presentati come santi dell'antica dispensazione, persone che hanno fatto la volontà di Dio e quindi si sono elevati al di sopra di questi desideri mondani.
La prima lettura ci offre, quindi, uno dei testi giovannei in cui il mondo ha un'accezione molto negativa. Se qualcuno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui, ci dice. Ma questa è un'affermazione strana se si considera che nel famoso testo di Giovanni 3,16 ci viene detto che Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo unico figlio non per condannarlo, ma perché sia salvato da lui. E Gesù stesso lo conferma, dicendo di essere venuto non per condannare il mondo, ma per guarirlo e salvarlo.
Una via d'uscita da questa apparente contraddizione sarebbe quella di dire che il termine “mondo” viene usato in due prospettive diverse, per una delle quali il mondo è un luogo cattivo e per l'altra un luogo buono. Ma questo è troppo facile. La verità è più complicata, come spesso è la verità. È lo stesso mondo in cui il cristiano deve stare in guardia che è amato da Dio.
Papa Francesco ha recentemente aperto una discussione sulla traduzione di una frase del Padre Nostro. “Non ci indurre in tentazione”, ‘non ci mettere alla prova’, ‘non permettere che siamo tentati’: sono tutte possibili traduzioni della penultima frase. Non è che Dio stia cercando di metterci fuori gioco, ma il mondo, proprio perché è buono e bello, può distrarci e sedurci per farci apprezzare le cose del mondo più di quelle del cielo.
Non c'è modo di evitare la tentazione, che è inevitabile. Ma come dice Santa Teresa d'Avila, è qui che si vede la virtù, non restando nascosti in qualche angolo sicuro, ma vivendo il più pienamente possibile la vita che ci è stata data in questo mondo, negoziando la nostra strada verso la serenità e la saggezza della vecchiaia, come Simeone e Anna, ma “in mezzo alle occasioni di caduta”. E, Dio sa, nonostante le numerose cadute. Altrimenti perché avere bisogno di un salvatore? Altrimenti perché parlare della redenzione di Gerusalemme?
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