Ci è così familiare questo esempio del pastore che lascia novantanove pecore per andare in cerca di una che si è smarrita che non riusciamo a vedere come ciò sia, forse, irrazionale. Certamente, se le
novantanove sono sicure o vengono curate da qualcun altro, allora ha senso che il pastore cercherà di recuperare una che si è smarrita. Ma se le cose non stanno così, e vi è il rischio di perdere altre pecore, egli sicuramente ignorerà le sue perdite e si prenderà cura di quelle rimanenti. Se quella smarrita ricompare, naturalmente, è una gioia in più, e sarà come un ‘bonus’. Ma il pensiero di lasciare novantanove pecore in pericolo per andare in cerca di una,
sembra un po' folle.
E questo è il punto. Luca lo mette in evidenza più chiaramente nella sua versione in cui unisce questa storia a quella di una donna che ha perso una moneta e l’ha cercata ovunque fino a quando, alla fine, l’ha trovata semplicemente per spendere almeno la stessa quantità di denaro ad una festa indetta per festeggiarne il ritrovamento. E la terza storia incredibile
in quella triade di Luca 15 è, naturalmente, la storia del Figliol Prodigo, ricevuto di nuovo dal padre con amore e festeggiamenti.
Nei tempi moderni le persone spesso contrappongono fede e ragione come se fossero l’una il contrario dell’altra, cosa che
ovviamente non sono. Il vero contrasto creato dai vangeli, tuttavia, non è tanto tra fede e ragione quanto tra amore e ragione. Santa Caterina da Siena parla della follia dell’Amore Divino, di come Dio sia follemente innamorato della sua creatura.
La bella canzone d'amore che è l'odierna prima lettura del profeta Isaia canta di questo amore folle di Dio. Ora la strada attraverso il deserto non è per le persone di ritorno da Babilonia a Gerusalemme: è per il Signore che ritorna a Gerusalemme per dimorare ancora una volta con il Suo popolo. ‘Parlate teneramente a Gerusalemme’, dice Isaia o, in un'altra
traduzione, ‘parlate al cuore di Gerusalemme’. Si tratta di un tempo per la tenerezza e per un nuovo inizio, per una dolce assistenza e una calorosa custodia, un tempo per sperimentare ancora una volta l'amore eterno di Dio.
Il contrasto tra i due amanti è straordinario: da un lato, un popolo che è povera carne, durevole come l'erba, qui oggi e lontano domani. Dall'altra parte, c’è l'infinito ed eterno Dio, creatore di tutte le cose, la cui parola dura per sempre e il cui amore cerca costantemente di riportare il cuore del suo popolo a Lui.
‘Gioisca la creazione’ è un altro grido del tempo di Avvento. La natura sempre canta per gli amanti: le colline sono raggianti e gli alberi ballano, la pioggia è giocosa e il mare fa echeggiare la sua lode, i prati si rallegrano e anche gli animali sanno che qualcosa di speciale sta accadendo. Questo è il mondo che viene trasformato dalla presenza della gloria di Dio, una gloria che Egli vuole che noi vediamo e condividiamo. Lo facciamo voltandoci verso di Lui e imparando di nuovo le sue vie, aprendo il cuore alla consolazione e alla tenerezza del nostro Buon Pastore.
Sembra proprio un contraddittorio a una lettura superficiale, affannarsi per una moneta per poi spenderla in festeggiamenti tanto era non cercarla e basta..allora mi potrei chiedere che senso ha il Suo cercarmi insistentemente per farmi capire che era me che cercava?
RispondiEliminaLa risposta che mi do è una sola..ognuno di noi è il suo tesoro unico e irripetibile irrinunciabile e il suo è un amore paziente nel cercarci e poi ri-cercarci mille e mille volte che per qualche motivo ci allontaniamo un po, determinato a non perderci a far festa ogni volta che ritorniamo magari con lo sguardo basso vergognandosi del nostro comportamento ma trovando sempre un pastore che non ci riconduce all'ovile usando il bastone per punirci ma addirittura ci prende in braccio premurosamente affinché il nostro viaggio di ritorno sia davvero il viaggio con e verso la gioia certi di non essere giudicati ma accolti e abbracciati dalla sua misericordia