Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

martedì 11 marzo 2025

Quaresima Settimana 1 Martedì

Letture: Isaia 55,10-11; Salmo 33; Matteo 6,7-15

Il brano di Isaia è uno dei più brevi ma anche dei più belli utilizzati nella liturgia della Chiesa. La parola che esce dalla bocca di Dio non torna a lui a vuoto. Quindi la parola deve tornare alla sua fonte. La parola è quindi in missione. Non viene pronunciata semplicemente per riverberare nei cieli in cerchi sempre più ampi. Viene pronunciata, come la pioggia e la neve, per entrare in contatto con la creazione, per irrigare la terra e renderla feconda, fornendo semi e cibo.

La parola che viene pronunciata, come tornerà, con quali frutti, avendo generato quale tipo di vita? Sembra che tornerà con altre parole, che tornerà con l'eco che ha generato, che tornerà con i cambiamenti che ha provocato, che tornerà con le relazioni che ha stabilito. Le parole fanno tutte queste cose, fanno eco, invitano altre parole in risposta, cambiano le cose, stabiliscono e confermano le relazioni.

La lettura di questo brano, come quella di oggi, insieme al passo di Matteo in cui Gesù insegna ai suoi discepoli il Padre Nostro, ci porta a una meditazione più profonda sulla parola, sulle parole e sulla Parola. Nel Padre Nostro, infatti, ci vengono date le migliori parole umane possibili con cui riecheggiare il discorso del Padre a noi. Ogni parola che pronunciamo, in qualche modo vera o buona, è un'eco della parola di verità e di bontà che fonda la creazione e ci parla attraverso di essa. Ma ora Egli ci ha parlato attraverso la sua Parola, e questa Parola, il Signore incarnato, ci dà parole umane che ci permettono non solo di fare da eco alla verità e alla bontà di Dio, ma di partecipare alla sua conversazione con il Padre.

Il Padre vostro sa di cosa avete bisogno prima che glielo chiediate”. La preghiera è una delle opere della Quaresima non perché debba essere penitenziale e noiosa, ma perché è il cuore del nostro essere cristiani. La preghiera è il modo in cui partecipiamo allo scambio, alla conversazione che avviene tra il Padre e il Figlio. Il Padre parla e la Parola viene pronunciata. Il Padre è la fonte di tutto l'essere, della vita e della comprensione ed è adeguatamente ricevuto e compreso solo dal Figlio eterno, è adeguatamente apprezzato e amato solo dal Figlio nello Spirito.

Il Padre nostro è la traduzione della Parola in parole. Ecco la pioggia e la neve che bagneranno la terra, addolcendo i nostri cuori, concentrando le nostre menti, generando in noi vita e amore. Siamo invitati a entrare nel grande girotondo che è la missione della Parola, pronunciata dall'eternità nella creazione, inviata nel tempo per redimere la creazione, che torna al Padre dopo aver compiuto ciò per cui era stata mandata. Noi “saltiamo su” questo grande movimento dicendo il Padre Nostro, facendo nostre quelle parole. Quando sono diventate l'espressione veritiera della nostra mente e della nostra volontà, allora abbiamo trovato il nostro posto come figli adottivi del Padre. In Gesù Cristo ascoltiamo la Parola del Padre. Pronunciando le parole che ci ha insegnato, diventiamo servitori amorevoli della Parola di Dio. Entriamo nella mente e nella volontà di Cristo, ci uniamo al coro di lode e di intercessione di cui Lui è il leader, ci convertiamo e torniamo a casa al Padre nel quale torniamo anche a noi stessi.

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