Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

venerdì 28 marzo 2025

Quaresima Settimana 3 Venerdi

Letture: Osea 14,2-10; Salmo 81; Marco 12,28-34

Il Signore dice: “Prendi con te le parole”, attraverso il profeta Osea. Preparare un discorso” è un'altra traduzione della frase. Come chi cerca di trovare le parole migliori per un incontro difficile con un'altra persona, noi dobbiamo pensare bene e decidere la cosa migliore da dire. Il profeta dice: “Siete crollati per il vostro senso di colpa”, il che farà sentire il popolo impotente e probabilmente senza parole. Se è così - ed è così, molto spesso - quali parole possono mai essere adeguate per portarci alla presenza di Dio?

Eppure un semplice sforzo di pentimento, riconoscendo la propria impotenza, ottiene immediatamente la rinnovata attenzione del Signore e la sua rinnovata cura. L'ho umiliato, ma lo farò prosperare”. Questo in risposta a parole ordinarie, oneste e non drammatiche. Significa che ogni ritorno al Signore ottiene immediatamente il suo perdono. Ancora una volta ci viene in mente il padre della storia del Figliol Prodigo, che attende il primo segno del ritorno del figlio, pronto ad accorrere per riaccoglierlo.

Ora diciamo ogni giorno a Messa “di' solo una parola e la mia anima sarà guarita”. Qual è la parola che guarisce immediatamente l'anima? Un candidato è, chiaramente, la Parola stessa di Dio, il Verbo incarnato in Gesù. È questa la parola pronunciata dal Padre e che ha come effetto la guarigione delle nostre anime? La risposta deve essere sì: Gesù è colui che ci salva dai nostri peccati. Potrebbe anche essere la parola “amore” o “vieni a me” o “non temere” o “i tuoi peccati sono perdonati” o “lo farò, sarai guarito”. Tutte queste semplici parole hanno un grande effetto nei Vangeli: da parte nostra è sufficiente il riconoscimento del nostro bisogno e la richiesta di aiuto (per quanto le nostre parole siano incerte).

Questo dialogo incerto tra Dio che ci rivolge una parola e noi che troviamo le parole con cui rivolgerci a lui significa che “non siamo lontani dal regno di Dio”. Finché lo scambio continua, siamo nel posto giusto. La tentazione è quella di rinunciare allo scambio, di interrompere la conversazione, e allora siamo davvero perduti. Papa Francesco dice che ci stanchiamo di chiedere perdono molto prima che Dio si stanchi di mostrare misericordia. In realtà Dio è instancabile - infinito - nel mostrare misericordia. Ci incoraggia a proseguire il cammino quaresimale, a continuare a cercare le parole anche quando sappiamo che ciò che conta davvero è la parola che viene da Dio. Di' solo una parola e la mia anima sarà guarita”. Oppure (Osea mette anche queste parole sulle labbra di Dio) “per causa mia porti frutto”.

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