Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

domenica 30 marzo 2025

Quaresima Settimana 4 Domenica (Anno C)

Letture: Giosuè 5:9a, 10-12; Salmo 34; 2 Corinzi 5:17-21; Luca 15:1-3, 11-32

Il punto di svolta della storia è quando il figliol prodigo si ricorda di qualcosa: torna in sé, torna a se stesso, si ricorda chi era. La strada per la riconciliazione e il perdono passa attraverso il ricordo. La saggezza popolare potrebbe incoraggiarci a perdonare e dimenticare, ma sappiamo per esperienza che il perdono arriva piuttosto attraverso il ricordo. Le commissioni per la “verità e la riconciliazione” istituite per stabilire buone relazioni tra persone che prima erano in guerra tra loro hanno operato su questa base. Solo ricordando con verità, ricordando tutto ciò che deve essere ricordato, possiamo sperare di trovare la riconciliazione e un nuovo inizio.

Dobbiamo quindi ricordare il nostro bisogno e la nostra debolezza. Dobbiamo ricordare che siamo in debito con il Padre per il suo perdono. Dobbiamo ricordare il giudizio della nostra vita alla luce della verità e dell'amore di Dio. Dobbiamo ricordare le alleanze e la legge. Dobbiamo ricordare il sacrificio di Cristo che suggella la nuova ed eterna alleanza e che ci ha chiesto di ripetere in memoria di Lui. Se vogliamo che la rete danneggiata di relazioni sia curata e dia nuova vita, allora deve essere ricordata in tutte le sue parti e le ferite di ciascuna devono essere riconosciute e onorate.

Il filosofo ebreo Emmanuel Levinas solleva seri interrogativi sul perdono. Non c'è forse, dice, un'accettazione dell'ingiustizia insita nel concetto di perdono? Non è forse disumano cercare di porre dei limiti al bisogno di perdono di una persona, di stabilire i confini entro i quali il perdono deve essere concesso? Quando ricordiamo ciò che è stato subito da alcune vittime di ingiustizia, come possiamo osare pensare di avere le risorse per annullare quell'ingiustizia, per rimuovere quella vittimizzazione, per creare una situazione in cui ciò che le persone hanno subito non abbia più importanza.

Sono domande forti e pertinenti. Ci obbligano a ripensare a cosa significhi per una persona dire a un'altra “ti perdono per quello che mi hai fatto”. È una questione molto diversa, più complicata, quando una persona o un gruppo si scusa, chiede perdono, a nome di una terza parte: “Ti perdono per quello che hai fatto a loro” (la mia famiglia, i miei antenati), “Mi scuso per quello che hanno fatto a te” (i miei antenati ai tuoi antenati). Come ci si può sentire in grado di dire una cosa del genere?

Nella comprensione cristiana, come dice Paolo nella seconda lettura di oggi, il perdono e la riconciliazione sono possibili solo se c'è una “nuova creazione”. Paolo avrebbe compreso le domande di Levinas e, da fariseo zelante, avrebbe visto - e condiviso - i problemi che egli solleva. Come si può difendere la giustizia di Dio? Come si può riparare l'ordine infranto della giustizia? Qual è il costo del perdono? Esiste un “tasso di scambio”, una moneta, in cui il perdono può essere dato?

L'uomo senza peccato si è fatto peccato perché coloro che sono peccatori possano diventare giustizia di Dio. Questo è il resoconto di Paolo sullo scambio, la moneta con cui si stabilisce la nuova creazione. Questo racconto fornisce la base di verità per il commento di Alexander Pope, secondo il quale “perdonare è divino”. Se implica una nuova creazione, allora non può che provenire da Dio, perché solo Dio può creare. Pretendere una tale possibilità per noi stessi sarebbe blasfemo. Quindi possiamo pensare al perdono solo se ci mettiamo con gli altri davanti a Dio, su un terreno di uguaglianza con loro e abbiamo il coraggio di guardare alle nostre offese contro di loro.

Etty Hillesum, una giovane donna ebrea morta ad Auschwitz, ha lasciato un notevole diario del suo cammino spirituale negli ultimi anni di vita. A questo proposito dice quanto segue: “Date al vostro dolore tutto lo spazio e il rifugio che gli spetta, perché se tutti portassero il dolore con onestà e coraggio, il dolore che ora riempie il mondo diminuirebbe”. I cristiani credono che Dio, in Cristo, abbia riconciliato il mondo con se stesso. In altre parole, Dio stava dando a se stesso tutto lo spazio e il riparo dovuto al dolore del mondo. Crediamo che Gesù, il Cristo, abbia portato questo dolore del mondo con onestà e coraggio. Sebbene possa sembrare che il dolore che riempie il mondo non si sia placato, crediamo che in Lui abbia trovato la strada verso il cuore di Dio, l'unico luogo da cui possono sorgere la verità e la riconciliazione.

Nessun commento:

Posta un commento