Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

domenica 2 marzo 2025

VIII SETTIMANA DOMENICA (ANNO C)

Letture: Siracide 27,4-7; Salmo 92; 1 Corinzi 15,54-58; Luca 6,39-45

Contribuire, fare un discorso, parlare pubblicamente: tutti questi argomenti rendono le persone più o meno nervose, a seconda delle circostanze, dell'uditorio, di ciò di cui si parla, dell'esperienza delle persone, ecc. Quando parliamo ci esponiamo inevitabilmente, rivelando ciò che abbiamo in mente e nel cuore. Quale sarà la reazione? Quello che dico sarà considerato stupido? È già stato detto? È rilevante per la discussione? Sarà ascoltato e considerato o semplicemente ignorato? Spesso i dubbi sollevati da queste domande sono sufficienti a farci tacere.

Le letture di oggi ci danno un buon consiglio al riguardo. Il salmo ci dice che è bene rendere grazie a Dio, lodarlo e dichiarare quanto è giusto. È un parlare sempre attuale, sempre al punto giusto, sempre saggio e necessario. Immaginiamo quindi che questo “parlare a Dio” sia la musica profonda che sta sotto e dietro ogni nostro parlare. Non che la articoliamo o la esprimiamo a parole nelle conversazioni ordinarie. Ma questa conversazione continua - che chiamiamo preghiera - forma ed educa i nostri desideri, purifica le nostre menti e mette a posto i nostri cuori in modo che, quando parliamo, sia un parlare buono che viene da un luogo buono dentro di noi. Uscirà dalla pienezza di un cuore fissato su Dio e la sua preoccupazione sarà quella di servire la verità e il bene.

Se lo facciamo, allora, come il seminatore che va a spargere il suo seme, possiamo condividere i nostri pensieri e i nostri sentimenti con generosità e franchezza, senza essere frenati dalle paure che ci assalgono e lasciando che sia la provvidenza di Dio a determinare quale frutto possa portare il nostro parlare.

Siate fermi, saldi e devoti, dice San Paolo nella seconda lettura, anche di fronte alle grandi angosce. Anzi, l'angoscia più grande, la morte: cosa dobbiamo dire? "Grazie a Dio che ci ha dato la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo”, dice Paolo. È una dichiarazione che è sempre “buon frutto”, benvenuta in ogni circostanza, anche di fronte alla morte. Qualunque cosa si stia discutendo - seria o banale, qualunque cosa e dovunque e con chiunque - se rimaniamo saldi e devoti alla conversazione di fondo “profonda” della preghiera, allora ogni volta che parleremo con gli altri sarà da una mente chiara e da un cuore puro.

In questo modo le nostre parole costruiranno, dissolveranno gli ostacoli, illumineranno il cammino da percorrere e porteranno altri buoni frutti che contribuiranno a costruire il regno di Dio di giustizia e amore.



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