Letture: Genesi 15:5-12, 17-18; Salmo 27; Filippesi 3:17-4:1; Luca 9:28b-36
Quest'anno leggiamo il racconto di Luca sulla Trasfigurazione. Ci sono diverse cose che si trovano solo nel suo racconto: il riferimento all'“esodo” che Gesù avrebbe compiuto a Gerusalemme è quello più spesso citato. Ma c'è anche un riferimento al sonno, o meglio al “mezzo sonno”, dei discepoli: solo Luca ce ne parla. Qual è il significato di questo mezzo sonno dei discepoli?
La liturgia ci fornisce un'interpretazione collegando la Trasfigurazione con la storia di Dio che sigilla l'alleanza con Abram. È una strana storia di Dio che consuma animali divisi mentre Abram è caduto in trance. È un sogno? Sta accadendo in un'altra dimensione? È il sonno della rivelazione, il sonno dell'incontro divino, di cui sentiamo parlare non solo in relazione ad Abram, ma anche a Giacobbe, a suo figlio Giuseppe, al sacerdote Eli, ai profeti Elia e Daniele, al marito di Maria, Giuseppe, e ad altri.
Il sonno dei discepoli alla Trasfigurazione si inserisce in questa linea biblica: in questa trance si sta rivelando qualcosa, si sta incontrando Dio. Il termine usato si riferisce a un mezzo sonno, come il crepuscolo, ma più precisamente si riferisce al tipo di luce che c'è quando si avvicina l'alba. Come si sono svegliati, dice, nella luce fioca ma pregnante dell'alba. I discepoli vengono portati da una luce a una luce diversa. Hanno sonnecchiato durante la rivelazione, attraverso la conversazione tra Mosè, Elia e Gesù, ma molto lentamente arriveranno a capirne di più.
Sembra che i discepoli tendano ad essere pigri. Lo spirito del sonno si impossessa facilmente di loro, ottundendo i loro occhi e le loro orecchie (Deuteronomio 29:4; Isaia 29:10; Romani 11:8; Matteo 13:15; Marco 13:36). Il momento più noto è il loro sonno nell'orto del Getsemani: “Non potevate restare svegli, vegliare un'ora con me?”. Così spesso Gesù chiama i suoi discepoli semplicemente a svegliarsi, “alzarsi e pregare”, “vegliare”, “stare all'erta”, “tenersi pronti”. Le vergini che aspettano lo sposo devono stare sveglie perché non sanno a che ora arriverà. Ma le sentinelle di Israele dormono (Isaia 56:10). Luca ci dice che nel Getsemani i discepoli dormivano a causa del loro dolore. Ma alla Trasfigurazione non dà alcuna ragione della loro pigrizia.
C'è dunque un sonno che è occasione di rivelazione e di incontro, e c'è un sonno che significa pigrizia e disattenzione. E c'è anche il sonno della morte. La figlia di Giairo è morta, dice la gente. Dorme, dice Gesù, e loro ridono. Lazzaro dorme finché Gesù non lo richiama in vita. Anche Gesù dorme e si sveglia, come Giona, in una barca in tempesta. La notte è passata, il giorno è vicino. È tempo di svegliarsi dal sonno perché la salvezza è più vicina di quando abbiamo creduto” (Romani 13:11-12). Nel Nuovo Testamento dormire e svegliarsi significa morire e risorgere, significa essere salvati e portati nella gloria. Svegliati, o dormiente, e risorgi dai morti e Cristo ti darà la luce” (Efesini 5:14).
La seconda lettura di oggi, tratta da Filippesi, parla dei discepoli come candidati alla trasfigurazione. Devono prepararsi a una vita nuova, sveglia. La stessa potenza con cui Cristo sottomette l'intero universo - la sua potenza di Creatore - trasformerà i nostri umili corpi in copie del suo corpo glorioso. Dio agisce di nuovo in Gesù per portare i discepoli dal sonno alla veglia. Li conduce dal regno delle tenebre alla nuova luce che già splende.
Dio non dorme. Ci sono alcuni bellissimi passaggi nelle Scritture che ce lo assicurano. Mendelssohn ne ha musicato uno glorioso, il Salmo 121, che ci dice che Colui che veglia su Israele “non dorme e non dorme”. La notte dell'esodo dall'Egitto fu una notte di veglia del Signore (Esodo 12:42). La Trasfigurazione ci insegna che anche la notte della passione e della morte di Gesù sarà una notte di veglia del Signore, il Dio di Israele. Svegliati, non ci abbandonare per sempre”, gridiamo nel Salmo 44, ‘risorgi, riscattaci per il tuo amore’.
Il mezzo sonno dei discepoli ci mette in guardia, ci risveglia, da un ricco filone di pensiero che attraversa le Scritture. Adamo, il primo uomo, dorme e Dio crea Eva da lui. Dio versa doni sui suoi amati mentre essi dormono. Sulla croce Gesù abbandona il suo spirito, sprofondando nel sonno della morte, ma il suo cuore è sveglio (Cantico dei Cantici 5,2) perché il suo amore è più forte della morte. La Chiesa nasce dal suo fianco mentre dorme e quando si risveglia, risuscitata dai morti, è diventata la primizia di tutti coloro che si sono addormentati, di tutti coloro che il Padre gli ha affidato.
Un'antica iscrizione cristiana, che utilizza lo stesso termine greco che Luca usa qui per il risveglio dei discepoli, parla di Cristo come “la luce che si risveglia”. Egli è la Luce del mondo, pienamente sveglio in se stesso, ma anche la Luce che risveglia tutti gli altri a una nuova vita, a una nuova comprensione, a un nuovo amore.
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